Senza confini Senza confini Emanuele Pellucci

Dizionario vinicolo italiano-cinese: la Cina è davvero più vicina

Dizionario vinicolo italiano-cinese: la Cina è davvero più vicina

Se un tempo si usava dire che “la Cina è sempre più vi…cina”, molto presto saranno i cinesi ad avvicinarsi sempre più all’Italia (purtroppo qui manca la rima…). Già lo fanno in molti settori del made in Italy, non senza prima avere per decenni spudoratamente copiato i nostri prodotti manufatturieri.

Adesso finalmente anche nel settore vitivinicolo l’Italia sta seguendo varie strade per recuperare il terreno perduto nei confronti della Francia. Una di queste è il dizionario bilingue italiano-cinese dei vitigni e dei vini, un progetto promosso dall’Istituto Confucio dell’Università di Milano e dal Dipartimento di scienze della mediazione linguistica e di studi interculturali. Il dizionario, edito dal Gambero Rosso, sarà in vendita online e in libreria da metà 2019.

Doppia versione, cartacea e digitale

«Si tratta di un dizionario», spiegano i promotori dell’iniziativa, «che conterrà circa 1.200 voci. suddivise in cinque domini (vitigni, Doc, Docg, Igt e altri vini). Sarà disponibile in formato cartaceo e digitale. Il dizionario sarà bilingue, con voci compilate sia in cinese che in italiano. Sarà anche bidirezionale in quanto si rivolge a italofoni e sinofoni. A rendere questo strumento ancora più utile saranno le definizioni che accompagneranno ciascuna voce in italiano e in cinese».

Un progetto innovativo e importante

Oltre all’Istituto Confucio, che già in occasione di Expo 2015 aveva realizzato il dizionario dell’alimentazione in tre lingue (italiano, inglese e cinese), vari altri dipartimenti dell’Università di Milano collaboreranno a questo importante progetto garantendo ulteriormente lo spessore e la qualità scientifica. Anche l’Accademia della Crusca ha assicurato il suo patrocinio.

Bisogna rendere chiaro cosa si sta acquistando

Non c’è dubbio che il dizionario potrà contribuire alla promozione della conoscenza tra Italia e Cina in una materia importante come l’enologia. «Un consumatore cinese», è stato spiegato in occasione del lancio del progetto, «quando si reca al supermercato per acquistare un vino trova sugli scaffali bottiglie provenienti da tutto il mondo. Nel caso delle bottiglie italiane può essere difficile, per chi legge solo il cinese, essere certi del vino che sta acquistando. Le scritte in caratteri cinesi sulle etichette sono infatti ambigue e differenti. Un esempio tra i tanti è quello del Nero d’Avola: due bottiglie da questa varietà possono presentare diverse denominazioni in caratteri cinesi. Le scritte hei dawola 黑达沃拉 e hei zhenzhu 黑珍珠 indicano in realtà il medesimo vino».

L’ambiguità delle scritte in cinese che allontana i consumatori

Per tradurre in caratteri cinesi le denominazioni e i vitigni, infatti, si possono utilizzare tanto una traduzione del significato quanto la trascrizione fonetica tout court. Spesso si possono trovare per lo stesso termine italiano traduzioni e trascrizioni in caratteri cinesi assai diverse tra loro. Considerando, inoltre, che in cinese molti caratteri sono omofoni, sarà facile il caso di equivoci, perché per uno stesso vitigno o una stessa denominazione possono essere usati caratteri diversi. E questo può creare spiacevoli incomprensioni sia tra gli esperti di enologia che tra i consumatori.

Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti

Shiandi, Chianti in cinese

Chi ha capito per primo il problema è stato in Consorzio Vino Chianti che di recente ha registrato il marchio Chianti Docg in caratteri cinesi che sarà utilizzato per le etichette esportate in quel Paese. La traslitterazione ha una fonetica molto simile all’originale e si pronuncia “Shiandi”. Il primo dei tre caratteri che compongono la parola (nella foto di apertura) indica un’attività a favore di terzi, il secondo la pace e il terzo le radici di un fiore.

La soddisfazione del presidente Giovanni Busi

«È un passo epocale che sancisce il radicamento nel mercato cinese. Qui il Chianti è la denominazione più conosciuta», commenta il presidente del Consorzio Giovanni Busi. «Grazie ad un intenso lavoro di promozione, il vino Chianti Docg da oggi sarà ancora più apprezzato in un Paese che conta 1,3 miliardi di persone, con un mercato dalle potenzialità enormi. Con questa registrazione abbiamo realizzato uno passo importante del nostro progetto a lungo termine di internazionalizzazione a favore delle imprese toscane».

Chianti Academy, un’occasione per raccontare la denominazione in Cina

E sempre il Consorzio Vino Chianti si è fatto promotore di un’altra interessante iniziativa, denominata “Chianti Academy”. Si tratta di un corso per diventare esperti del Chianti Docg, dedicato ai professionisti del settore. Il progetto è organizzato in collaborazione con la società Interwine di Guangzhou, leader del mercato fieristico cinese e da qualche anno partner del Consorzio Vino Chianti nelle attività di promozione in Cina. Itinerante attraverso le città di Shenzhen, Guangzhou, Shanghai e Beijing, questa prima edizione di “Chianti Academy” ha visto la partecipazione di ben 240 iscritti. «Un successo veramente sorprendente», ha commentato il presidente Giovanni Busi.

Immagine in apertura: la traslitterazione di “Chianti” ha una fonetica molto simile all’originale e si pronuncia “Shiandi”

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© Riproduzione riservata - 14/12/2018

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