In Italia In Italia Alessandro Torcoli

Grazie per gli auguri. Adesso comincia il viaggio.

Grazie per gli auguri. Adesso comincia il viaggio.

Ringrazio tutti gli amici che si sono complimentati perché ho superato l’esame d’ammissione al programma di studi Master of Wine. Siamo passati in 5 su 35. È una grande responsabilità, ma anche una gioia, avere la possibiltià di intraprendere questo cammino, che ritengo, oggi, di enorme importanza.

L’Institute of Masters of Wine, infatti, mantiene la sua fama di severità e professionalità. Nel nostro Paese è difficile trovare istituzioni realmente meritocratiche. Qui un esame o è impossibile, perché protetto da caste che mirano a conservare il proprio potere, oppure è troppo semplice, perché proposto da associazioni che finiscono per accogliere più persone possibili, così da alimentare le proprie casse.

I Masters of Wine, invece, si pongono come scopo palese quello di fornire tutti gli strumenti necessari alle persone che aspirano a far parte del gruppo, sono aperti e disponibili, senza invidie o timori di aumentare la “concorrenza”, ma non rinunciano a un esame molto selettivo, mediante il quale i candidati devono dimostrare una profonda e ampia conoscenza del vino. Si chiama appunto meritocrazia, merce rara in Italia, e il fine è quello di mantenere non il privilegio, ma il prestigio del gruppo.

In ogni modo, la gioia di essere stati ammessi al programma di studio, non deriva solo dall’importanza della meta, ma anche dal viaggio, che si presenta avventuroso e affascinante. In Italia pecchiamo di presunzione, perché essendo nati tra le vigne riteniamo di conoscerne il frutto meglio di chi provienie da Paesi non (o poco) produttori, gli abitanti del cosiddetto “Nuovo Mondo”. Infatti, l’Institute MW è nato in Inghilterra e la maggior parte dei suoi componenti proviene dalla Gran Bretagna, dagli Usa e dai paesi anglofoni dell’emisfero Australe. Che cosa vorrebbero insegnarci costoro?

Praticamente tutto. Perché se noi, o meglio pochi di noi, conoscono il vino italiano (molti a dire il vero conoscono bene solo quello della propria regione) gli inglesi e gli americani, quando sono appassionati della materia, assaggiano e studiano i prodotti di tutto il mondo, ritenendoli comunque degni di interesse. E sanno che il mercato del vino è  globale e in molti Paesi sullo stesso scaffale competono i vini dell’Alto Adige, della Borgogna, della Yarra Valley e dell’Oregon. Chi desidera presentarsi come esperto di vino a livello planetario deve possedere gli strumenti per giudicare i vini, gli stili, i vitigni e le strategie di mercato dei 5 continenti. Il percorso di studio, dunque, è ostico, ma ci consentirà di scoprire mondi lontanissimi, terre del vino sinora (da noi) ignorate e di acquisire uno sguardo più completo, oggettivo e internazionale.

In ogni modo, oltre alla gratificazione e ai vantaggi pesonali che noi candidati italiani possiamo ricevere dall’ambito titolo, è necessario evidenziare che la mancanza di un connazionale in questo club  è una grave lacuna, poiché vi sono situazioni (aste, fiere, concorsi internazionali) in cui un nostro rappresentate potrebbe avere voce in capitolo, portando giovamento alla collettività della produzione tricolore.

Ecco perché ci riempie di orgoglio e di gioia questo biglietto in tasca. È la promessa di un bel viaggio. Ora infiliamo nella valigia i biglietti di auguri e partiamo.

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© Riproduzione riservata - 10/05/2012

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