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La prova del tempo della Riserva Lunelli in verticale dal 2004 ad oggi

La prova del tempo della Riserva Lunelli in verticale dal 2004 ad oggi
Da destra, Matteo Lunelli e Cyril René Brun a Vinitaly

Lo chef de cave Cyril René Brun e il presidente di Ferrari Matteo Lunelli ci hanno accompagnato nei 20 anni di storia di un Blanc de Blancs originale e complesso, che sfida l’età senza paura e senza complessi di inferiorità (verso “il Giulio”)

Il tempo vola: sembra ieri che la famiglia Lunelli presentava la Riserva che porta il suo nome, prima annata 2002 (che coincideva col centenario dell’azienda) e uscita nel 2009. Riserva Lunelli è un Blanc de Blancs Metodo Classico Trentodoc che nasce quindi esclusivamente da uve Chardonnay, provenienti dai vigneti Margon. La sua cifra stilistica è la fermentazione in legno«ed era proprio mio nonno Bruno che una volta fermentava in grandi botti di rovere austriaco», raccontava Camilla Lunelli, responsabile comunicazione, per sottolineare come questo progetto fosse un tipico incrocio tra tradizione e modernità.

“La prima bottiglia a cui abbiamo osato dare il nostro nome”

Dopo 8 anni a contatto con lieviti selezionati in proprie colture, vede la luce il Ferrari Riserva Lunelli, «la prima bottiglia a cui abbiamo osato dare il nostro nome», commenta Matteo Lunelli, presidente e Ceo. Un Trentodoc di equilibrio ed eleganza pensato per l’alta ristorazione. 
Qualche mese fa, a Verona, abbiamo avuto la possibilità di fare il punto, da quegli ormai lontani giorni del debutto, su questa etichetta così particolare, anche e non solo perché si pone inevitabilmente sempre a confronto con un fratello maggiore (o padre o nonno… a scelta) qual è Giulio Ferrrari, una delle cuvée più emblematiche della spumantistica nazionale.

Camilla Lunelli e Cyril Brun

Il metodo Brun

All’incontro, guidato da Matteo Lunelli, era presente anche l’enologo francese che dal 2023 guida la cantina, Cyril René Brun, e che quindi ha preso il testimone anche di questa cuvée dalle mani dello storico enologo Ruben Larentis. Chiaramente, continua a vigilare su tutto Marcello Lunelli, che in famiglia segue il comparto tecnico. Cyril Brun ha messo subito l’accento sulla questione più delicata nella realizzazione di questo vino: il legno e ha parlato della complicata ricerca di un’uva versatile, adatta alla maturazione in botte. Resta poi, in ogni modo, da seguirne la genesi, non tutte le partite selezionate si confermano adatte a generare uno spumante che deve coniugare struttura, maturità e freschezza e solo un tocco di fiore d’acacia. Per Brun la parola chiave è verticalità, per ottenere la quale «bisogna minimizzare il rischio legato alla quantità e all’età del legno». I maggiori investimenti dell’azienda, poi, una volta scelte le uve migliori, sono nella pressatura. «Abbiamo un sistema di carico particolare», spiega lo chef de cave, «per mantenere l’uva più integra possibile».

Dal vino futuro alle prime annate

Alla fine dell’esperienza, anticipando le conclusioni prima di addentrarci in qualche riga di commento sulle singole annate assaggiate, potremmo dire che ne esce un’impressione di encomiabile trasparenza, sul metodo, che si basa su una granitica fiducia nel territorio, da parte di una famiglia che sul Trentodoc ha fondato il suo regno. Il percorso è cominciato con l’assaggio del vino base 2024, di difficile interpretazione forse per i non-addetti ai lavori, ma che certamente si caratterizza per freschezza e complessità. E ora veniamo ai prodotti finiti.

2016***

Ci soffermiamo particolarmente sulle note dell’ultimo arrivato. Di quest’annata notiamo innanzitutto il dosaggio, che dai 2/2,5 grammi per litro di zuccheri delle annate precedenti passa a 4. Sinceramente, crediamo che se ne possa accorgere solo il laboratorio d’analisi. Sboccato nel 2024 è un vino decisamente gastronomico, ancora in evoluzione dove la freschezza e la potenza sono ancora in prima linea, e il naso esuberante con una buona quantità di cedro candito e fiori d’acacia. Ricordiamo la massima enunciata da Cyril Brun per dire che quel caldo mese di raccolta ha segnato questo vino potente, cioè come dicono i francesi: “Agosto fa il mosto”.

2015***

Un altro spumante di potenza, dove si intrecciano il sentore speziato del legno di cedro, la mela rossa matura, la crosta di pane. È ampio, fresco sul finale, persistente, materico. Ha lunga vita davanti e margini evolutivi interessanti.

2012*****

Dopo 13 anni, di cui circa 5 in bottiglia, questa rimarchevole annata della Riserva si mostra in grande forma, con la giusta evoluzione, intensità di cedro, mela, zenzero e pietra focaia. In bocca è cremoso, con sapore di frutta candito brillante e tensione finale che ne prolunga il sorso.

2009****

Annata che esprime il sole e la complessità, con un bouquet che spazia dalla crema pasticciera, ai canditi (arancia), mela matura. La bolla è setosa, il palato ha potenza e ampiezza gustativa.

2005****

Con questa annata, 20 anni dopo, entriamo nella terza fase di maturità: un vino intenso, maturo al punto giusto con note di pane e un coté nobile tra il minerale e il sottobosco (champignon). Al palato sorprendenti note agrumate, consistenza, persistenza e profondità in un’evoluzione lenta, ma finalmente percepibile.

2004***

Un’altra dimostrazione di evoluzione lenta che approda a un’isola rigogliosa e tropicale con ricordi di vaniglia, zenzero, pietra focaia, cedro candito e champignon. L’assaggio è setoso, fresco, complesso e profondo.

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