In Italia In Italia Anita Franzon

Weekend a Jesi sulle colline dei poeti

Dalle vette degli Appennini le Marche scivolano verso il mare in un saliscendi di dolci declivi, gli stessi cantati da Leopardi, sin dall’antichità culla di vini pregiati. Nell’entroterra di Ancona, la zona dei Castelli di Jesi è caratterizzata da colli appuntiti, cinti dalle mura difensive che terminano in torri merlate e alti campanili. Ancor prima degli insediamenti romani, la viticoltura fu portata qui dagli etruschi e da allora non ha mai abbandonato questi suoli prevalentemente calcarei e le pendenze costantemente ventilate dove il Verdicchio ha trovato casa.

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Vigneti dell’azienda La Distesa

La zona del Classico

L’area di produzione del Verdicchio dei Castelli di Jesi, a differenza di quella di Matelica (leggi il nostro itinerario per un weekend a Matelica), è molto estesa e comprende parte delle province di Ancona e Macerata. Più ristretta è la zona del Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico: l’uso di questa menzione è riservata al vino ottenuto dalle uve raccolte nell’area originaria più antica che esclude i territori alla sinistra del Fiume Misa e i comuni di Ostra e Senigallia.

Per orientarsi meglio in un weekend a Jesi

Per meglio orientarvi, partite da Jesi e addentratevi a sud nella Vallesina fino a Cupramontana, considerata la capitale del Verdicchio, oppure a nord verso Serra de’ Conti e Ostra Vetere. Percorrendo entrambe le direzioni troverete diverse realtà e scoprirete un vino dalle caratteristiche riconoscibili e capace di invecchiare, in particolare nelle tipologie Superiore e Riserva, quest’ultima Docg dal 2010. Infine, dal Verdicchio si ottengono setosi spumanti metodo classico e dolci passiti.

Storie di anfore…

La notorietà di quest’uva a bacca bianca raggiunse i palati di italiani e stranieri solamente a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso, grazie a un’operazione estetica e di marketing lanciata dall’azienda Fazi Battaglia che cominciò a commercializzare il Verdicchio dei Castelli di Jesi nella famosa bottiglia verde a forma di anfora, ideata dall’architetto Antonio Maiocchi. C’è chi dice che sia ispirata agli antichi contenitori di vino e chi, invece, sostiene che sia stata modellata sulle sinuose curve di Gina Lollobrigida.

…e sinuosità

Fu un successo mondiale, anche se accompagnato dall’identificazione del Verdicchio come un vino semplice e low cost. Superati gli anni Settanta, molti produttori ricominciarono a puntare sul Verdicchio per ridargli una nuova e più alta identità. Oggi la bottiglia a forma di anfora è stata in gran parte abbandonata, ma la sinuosità e morbidezza è stata trasferita direttamente al vino. La Fazi Battaglia è stata recentemente acquisita da Bertani Domains, società del Gruppo Angelini, con l’obiettivo di non tradire l’impegno che l’azienda ha inseguito negli anni, ovvero quello di concentrarsi sulla produzione del grande Verdicchio, e di esaltarne ulteriormente le qualità. Il Castelli di Jesi Verdicchio Classico San Sisto Riserva, per esempio, rappresenta una delle eccellenze di queste terre.

Ampelio Bucci, dalla moda al Verdicchio

Originario della zona dei Castelli di Jesi, l’imprenditore cittadino, ma contadino nell’anima Ampelio Bucci, dopo esperienze nel settore moda e design è tornato alle origini e qui, a Ostra Vetere, ha deciso di produrre Verdicchio con l’attenzione, da subito, all’agricoltura biologica. Uomo di cultura, Bucci ha intrapreso una ricerca approfondita sul vitigno e un minuzioso lavoro in vigna – sono 6 le vigne di Verdicchio in posizione diversa come altitudine ed esposizione 
- a cui fa seguire il minimo intervento in cantina. Il risultato è Villa Bucci: la Riserva, 100 % Verdicchio proveniente solo da vecchie vigne di proprietà, affina almeno un anno e mezzo in botti di Rovere di Slavonia e un anno in bottiglia prima dell’inizio della vendita. Una volta aperto, e lo si può fare anche dopo molti anni dall’imbottigliamento, è un vino che non vi scorderete d’aver assaggiato. L’azienda produce anche olio da olivi secolari e si può visitare su appuntamento.

I 185 chilometri di filari che portano a Umani Ronchi

Michele Bernetti

Michele Bernetti

Una scossa molto forte alla viticoltura marchigiana, dal Conero al Verdicchio, è stata data dalla piccola azienda agricola che fondò nel 1955 Gino Umani Ronchi a Cupramontana e che oggi è un brand internazionale. È questa la storia di Umani Ronchi, rilevata negli anni Sessanta dalla famiglia Bianchi-Bernetti che, prima con Massimo Bernetti, e oggi con Michele, è arrivata a produrre 3 milioni di bottiglie all’anno e oltre 20 tipologie di vino. 185 sono i chilometri di filari che si snodano tra Marche e Abruzzo in 10 vigneti.

Un vigneto storico

L’azienda ha investito anche sul Verdicchio puntando alla qualità con la collaborazione dell’università di Ancona. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Vecchie Vigne esalta la produzione di un vigneto storico di 10 ettari di Montecarotto. Sono diversi i tour che Umani Ronchi offre a chi vuole approfondire i presidi vitivinicoli dell’azienda. All’interno dell’area di produzione dei Castelli di Jesi, tra ulivi e alberi secolari si trova Villa Bianchi, casa colonica ristrutturata nel 2000. Al piano terra, dove un tempo c’erano le cantine e le stalle, sono state realizzate le sale degustazioni; al secondo piano, invece, trovano spazio le camere per gli ospiti.

Garofoli e le diverse sfumature del Verdicchio

Un’altra famiglia contribuisce da 5 generazioni alla crescita e affermazione del mondo vinicolo marchigiano: sono i Garofoli che, pur producendo quasi 2 milioni di bottiglie all’anno, non hanno mai tradito la filosofia attenta al territorio che ha accompagnato la nascita di questa azienda. La produzione della Garofoli viene eseguita in due cantine. Il Verdicchio è lavorato a Serra de’ Conti, nella zona classica, mentre il resto della produzione avviene nella cantina di Castelfidardo, adibita anche all’affinamento dei vini, invecchiamento, spumantizzazione e imbottigliamento. Il Verdicchio dei castelli di Jesi Classico Superiore Podium è un vino di grande struttura, ma per iniziare a scoprire tutte le sfumature del Verdicchio, vi consigliamo il Brut Riserva Metodo Classico che matura sui lieviti 48 mesi.

Poderi Mattioli: uve, sapienza e passione

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Poderi Mattioli

Altra azienda a conduzione familiare, Poderi Mattioli sorge sulle colline di Serra de’ Conti. La moderna cantina a conduzione biologica è completamente immersa nei vigneti e l’obiettivo è quello di produrre vini dalla forte connotazione territoriale. All’interno si trova anche un punto vendita aperto il martedì e il giovedì dalle 17 alle 19,30, il sabato dalle 10 alle 12,30 ed è possibile  prenotare degustazioni guidate e visite in cantina. Anche qui potrete assaggiare per primo il Metodo Classico Dosaggio Zero ottenuto da uve Verdicchio e Chardonnay affinato sui lieviti 48 mesi; a seguire il Verdicchio dei castelli di Jesi Classico Superiore Lauro, dedicato alla folta siepe di alloro dove i nonni si riposavano dopo la vendemmia; infine il Verdicchio dei castelli di Jesi Classico Superiore Ylice, dove viene esaltata la tipicità del vigneto La Spina, dai terreni sabbiosi, un piccolo Cru.

Fattoria San Lorenzo, il Verdicchio fuori dal tempo

La Fattoria San Lorenzo è stata fondata nel 1995 a Montecarotto da Natalino Crognaletti, vignaiolo tout court. Il Verdicchio di questa casa vinicola a conduzione biodinamica sfoggia una decisa personalità capace di durare molto a lungo. Dal Verdicchio dei Castelli di Jesi Vigna di Gino – dedicato al padre selezionatore di cloni ed esperto potatore – alla Riserva Campo delle Oche, la vinificazione avviene tramite uso di lieviti indigeni e il minimo intervento in cantina, così come minime sono le aggiunte di solforosa. Avventuratevi nelle campagne marchigiane alla scoperta di questi vini fuori dal tempo.

La marca di san michele

La Marca di San Michele

Vino e ottima compagnia nella Valle di San Michele

A Cupramontana si apre la Valle di San Michele e qui, nella piccola contrada che mantiene intatta la dimensione familiare, si trovano due realtà da conoscere. La prima è La Marca di San Michele, dove Beatrice Bonci, Alessandro Bonci e Daniela Quaresima, vi accoglieranno come amici di lunga data: «ci piace fare il vino, ma più di tutto ci piace berlo in compagnia di amici», affermano i proprietari. La Marca di San Michele è un luogo adatto per chi è alla ricerca di voci giovani, ma esperte.

Capovolto e Passolento

I due vitigni qui coltivati seguendo i cicli naturali della terra, sono il Verdicchio e il Montepulciano. L’azienda è certificata biologica dal 2008 e produce circa 30.000 bottiglie all’anno. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Superiore Capovolto fermenta in vasche di acciaio, mentre Passolento è la Riserva più complessa e strutturata che fermenta in botti grandi di legno e rimane sur lie per 9 mesi. Originali sono le etichette dei vini, dove viene evidenziato il vigneto da cui provengono le uve.

La Distesa, fra cultura e natura

Corrado dottori

Corrado Dottori

A poca distanza dalla precedente, l’azienda agricola La Distesa rappresenta il lavoro di Corrado Dottori e Valeria Bochi. Entrambi laureati alla Bocconi, i due viticoltori fanno parte della generazione che ha dato il via al ritorno consapevole alla terra come scelta meditata e sostenibile. I vignaioli indipendenti sono i protagonisti di una rivoluzione naturale che coinvolge la produzione del vino, ma anche un modo di vivere, un movimento di contro-cultura.

Uno spunto di riflessione

Corrado Dottori spiega questo punto di vista nel libro “Non è il vino dell’enologo. Lessico di un vignaiolo che dissente” (DeriveApprodi, 131 pagine, 13 euro), che offre uno spunto di riflessione su «una vita che procede secondo regole differenti». Ne consigliamo la lettura, magari sorseggiando uno dei vini dell’azienda come Gli Eremi. Oltre alla produzione agricola, La Distesa offre anche la possibilità di soggiorno come turisti, oppure come lavoratori volontari attraverso la collaborazione con l’associazione Wwoof. In agriturismo vengono organizzate degustazioni guidate, visite a cantine della zona e corsi di conoscenza del Verdicchio.

Dove mangiare

Il Clandestino Susci Bar, a Portonovo (AN): ci spostiamo sulla costa, ma il viaggio vale la pena e anche l’abbinamento tra il Verdicchio dei Castelli di Jesi e il susci, modo innovativo per reinterpretare il pesce crudo. Il locale in riva al mare è la creazione pop, se così si può dire, della Madonnina del Pescatore a firma dello chef Moreno Cedroni.

Ristorante da Emilia, a Portonovo (AN): direttamente sulla baia, locale mediterraneo e accogliente dove poter assaggiare la specialità del luogo: i moscioli di Portonovo, simili alle cozze ma dal sapore più deciso e consistenza soda.

Gallo Rosso, a Filottrano (AN): trattoria agricola contemporanea che sostiene i vignaioli e gli artigiani del cibo puntando sulla ricchezza del territorio. E i risultati si vedono. Per gli amanti dei menu di terra.

Dove dormire

Villa Bianchi Country House, da maggio a settembre a Maiolati Spontini (AN).

Agriturismo La Distesa, in contrada Esinante di Cupramontana (AN).

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© Riproduzione riservata - 31/07/2016

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