Vernaccia vs tutti. Sei denominazioni in bianco a confronto

Vernaccia vs tutti. Sei denominazioni in bianco a confronto

Dopo tanti anni di disfide, o per meglio dire di confronti, con i vini bianchi delle più rinomate regioni vinicole europee, stavolta la Vernaccia di San Gimignano ha fatto uno strappo alla regola e ha chiamato nella città delle belle torri medievali i vini di sei diverse denominazioni italiane. Sei bianchi per rappresentare un ideale “cordone ombelicale” tra la Vernaccia e i vini delle denominazioni Custoza Superiore, Collio Friulano, Soave Classico, Verdicchio di Matelica, Greco di Tufo e Sicilia Grillo.

 

I vini in degustazione

 

Un confronto alla cieca, a gruppi di due vini per volta senza specificare la loro provenienza, che si è svolto nella storica Sala Dante del palazzo comunale di San Gimignano (presenti oltre 60 giornalisti della stampa italiana ed estera) in occasione della recente Anteprima della Vernaccia di San Gimignano.

“Il cordone ombelicale” tra sei bianchi d’Italia

L’evento, indicato come XIIIesima edizione del ciclo “Il vino bianco e i suoi territori”, titolava appunto “Il cordone ombelicale”. Condotta da Daniele Cernilli, insieme a Riccardo Viscardi, la degustazione aveva come filo conduttore le tecniche di vinificazione dei vini bianchi. In particolare, la lisi dei lieviti per esaltare il patrimonio olfattivo del vitigni. «Ci sono produttori, enologi e viticoltori che hanno fatto del rapporto tra fecce e vino una vera arte», ha spiegato Cernilli.

Quando il rapporto tra fecce e vino è un’arte

Per il direttore di Doctor Wine, infatti, in Italia i vitigni a bacca bianca sono quasi tutti neutri (sono privi cioè di elementi aromatici quali pirazine e terpeni) e non possiedono pertanto le caratteristiche varietali come invece si riscontrano, ad esempio, nei vitigni Sauvignon, Chardonnay e Riesling. Ma diversi produttori «riescono a ottenere la cosiddetta “autolisi dei lieviti” in modo estremamente efficace, ottenendo complessità maggiori e straordinaria ampiezza degli spettri olfattivi nei loro vini, e, con il conferimento di sostanze quali mannoproteine, ottengono volume e grassezza gustativa».

Per compensare la scarsa vendemmia 2017

Presentando l’evento, la presidente del Consorzio della Denominazione San Gimignano, Letizia Cesani, ha spiegato che uno dei principali obiettivi dei produttori locali «è quello di far aumentare la richiesta di Vernaccia da parte dei consumatori, collocandola al livello che merita per la sua intrinseca qualità. Nonché compensare la perdita di produzione scaturita dalla vendemmia 2017 con un aumento dei prezzi di vendita».

Nuovi stimoli dal confronto con il Bel Paese

Letizia Cesani ha ringraziato inoltre Daniele Cernilli non solo per avere accolto l’invito del Consorzio, «ma principalmente per aver proposto questo “rientro in patria” dei vini ospiti, trasmettendo così a noi produttori maggiore fiducia nelle nostre possibilità e nuovi stimoli per la crescita qualitativa. E a voi giornalisti diversi spunti di riflessione sulla Vernaccia di San Gimignano e il nostro territorio».

Agrumi tra Grillo e Vernaccia

Ad aprire questa sorta di “caccia alla Vernaccia” è stata la coppia di vini Grillo Laluci Sicilia Doc Baglio del Cristo di Campobello 2016 e Vernaccia di San Gimignano 2015 La Lastra. Atmosfera di Trinacria nel primo, con note agrumate, fruttate e floreali (in particolare la classica ginestra). Toni agrumati che tornano del secondo, più delicato e sapido.

Il “sapido” confronto con Soave

A seguire il duo Vernaccia di San Gimignano Teruzzi & Puthod Riserva 2015 e Soave Classico Calvarino Pieropan 2015: grazie ai terreni pliocenici argillo-sabbiosi, il prodotto “locale” offre un profilo olfattivo caratteristico dove si evidenziano sapidità e freschezza. Grande concentrazione e note agrumate unite a una bella lunghezza in bocca finale per il vino veneto.

Gara di struttura con Matelica

Nella terza disfida troviamo a confronto il Verdicchio di Matelica Mirum Riserva 2015 La Monacesca e la Vernaccia Sanice Cesani Riserva 2014. Nel primo vino emerge una grande complessità olfattiva, potente e lungo in bocca. Più fine ed elegante il secondo, che mantiene una bella struttura e potenza, con note agrumate e retrogusto ammandorlato.

La complessità del bouquet

Tocca poi al Custoza Superiore Ca’ del Magro Monte del Fra 2015 confrontarsi con la Riserva 2014 Albereta della Vernaccia del Colombaio di Santa Chiara. Da un lato note floreali e fruttate che esprimono sapidità e buon corpo, dall’altro una bella struttura, persistente e con un olfatto complesso.

Giovane vs “giovanile”

Un bellissimo confronto è il successivo, tra il Collio Friulano Mario Schiopetto 2016 e la Vernaccia Vigna a Solatìo Casale Falchini Riserva 2010. Agli intensi profumi fruttati del primo vino nei quali emergono l’albicocca, la pesca e la pera, con il risultato di esprimere un prodotto sapido ed equilibrato, fanno riscontro le note floreali, la freschezza e la sapidità di una Vernaccia straordinariamente giovane.

Il confronto con l’età

E in chiusura un’altra sfida tra giganti: la Vernaccia Panizzi Riserva 2008 e il Greco di Tufo Vittorio 2007 dell’azienda Di Meo. Il primo è un insieme di note floreali, fruttate e minerali che sfociano in un vino di grande carattere che dimostra le grandi potenzialità, anche d’invecchiamento, della Vernaccia di San Gimignano. Anche il secondo vino presenta analoghe caratteristiche grazie a un’ottima acidità, sapidità e note minerali. Un prodotto anch’esso caldo e avvolgente, degno finale di un’interessantissima degustazione.

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© Riproduzione riservata - 05/03/2018

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