In Italia In Italia Alessandro Torcoli

I vini dei VIP a Expo 2015

I vini dei VIP a Expo 2015

Oggi ci si muove così: si cinguetta o si commenta sui social, si vede l’effetto che fa, e poi si procede. Eccoci quindi a commentare, con un minimo di pacata riflessione, l’esperienza vissuta sabato a Expo 2015, dove abbiamo assaggiato i vini di quelli che abbiamo definito, per sdrammatizzare, i “diversamente vignaioli”, cioè alcuni produttori di vino VIP: Gianna Nannini, Al Bano, Bruno Vespa, Massimo D’Alema, Luisa Todini, Gianmarco e Letizia Moratti, Oscar Farinetti. Qualcuno ci ha domandato (in diretta “social”): “Diversi nel senso che hanno solo i soldi, oppure perché hanno soldi, passione, cultura… e danno il ramato in prima persona?”. Le ironie, e le provocazioni, naturalmente non sono mancate, snocciolate via via che raccontavamo ciò che stavamo vedendo e assaggiando. Fino al graffio del noto polemista Franco Ziliani: “Questa rappresentazione oscena con il vero mondo del vino non ha nulla ma proprio nulla a che fare, questo è mondo del vino fasullo, cialtrone e di plastica”. D’altro canto, avevamo anche promesso un commento serio sui vini (senza le pregiudiziali del caso). E perché non indicare il migliore “VIP Wine”?

vini-vip-a-expo-2015-vespa-dalemaScetticismo per i vini dei famosi

Questo giochino aveva incuriosito i followers, che senza sarcarsmi attendevano un giudizio. Insomma, non tutti in Italia guardano ai “vini dei famosi” con sospetto, ma direi che la dose di scetticismo è senz’altro consistente. Perché? Qualcuno sospetta che sia una passione insincera, sbocciata solo perché possedere la vigna è chic. Ma è una passione che non comporta una goccia di sudore. Qualcuno giudica evidentemente presuntuoso l’atteggiamento di un VIP che pretende d’essere definito vignaiolo, con tutta la fatica insita nel termine. Non appena Gianna Nannani ha dichiarato: «Io non firmo le etichette, io il vino lo faccio davvero», una lettrice ha immediatamente replicato su Facebook: “Quindi ha raccolto l’uva, diraspato, fatto il piede di fermentazione, controllato la temperatura, svinato, verificato la malolattica, fatto l’eventuale blend, filtrato, scelto bottiglia e relativo vestito? Se è così falle i miei complimenti”. L’impressione che ne abbiamo tratto noi, giudicando con la saggezza del giorno dopo, è che lo show allestito per i vini dei vip a Expo 2015 non abbia pienamente reso giustizia alla qualità dei vini e all’onesta predisposizione dei loro famosi produttori. Abbiamo apprezzato più il Vespa entusiasta promoter del suo Primitivo di Manduria lo scorso luglio a Cortina, nell’ambito della nostra manifestazione VinoVip, perché in quel caso si muoveva in un contesto reale, tra colleghi produttori, a differenza del non-luogo rappresentato da Expo, ed energicamente cercava di convincere tutti che lui ci crede veramente, e che ritiene di aver raggiunto ottimi risultati qualitativi con il suo “Raccontami” (ed è vero, aggiungerei). Ma quello di Expo è stato uno show, e dovrebbe essere visto da questa angolazione, come se fosse andato in diretta TV.

vini-vip-a-expo-2015-al-bano-carrisiChi presenta: Riccardo Cotarella e i wine writer

Mettere i VIP tutti in fila attira i curiosi, può divertire i colleghi giornalisti di testate generaliste, ma evidentemente turba i sonni di alcuni critici enologici. In verità, alcuni wine writer erano stati convocati dal direttore d’orchestra Riccardo Cotarella, e hanno persino condotto la degustazione dei vini dei VIP: Daniele Cernilli ha avuto gioco facile, dovendo commentare il più storico dei vini presenti, cioè il Mirafiore Barolo Riserva 2005. Mentre a un abile corteggiatore come Alessandro Scorsone è toccato di presentare il Cabernet del “suo” ex Presidente del Consiglio Massimo D’Alema (Scorsone è noto come Maestro di cerimonie a Palazzo Chigi, ndr). Si sono avvicendati alla guida delle degustazioni anche Eleonora Guerini del Gambero Rosso, Daniel Thomases e Gigi Brozzoni, Antonio Paolini, Alberto Lupetti. In definitiva, dobbiamo dire, onore al merito dei VIP e dei loro vini. Certamente, non aspettiamoci che essi seguano passo a passo i processi agronomici o di vinificazione. Come ha detto Massimo D’Alema: «Fare vino è più facile che fare politica: trovi sempre qualcuno che ti aiuta», nel suo caso l’amico è Riccardo Cotarella, il presidente del Comitato scientifico Padiglione Vino di Expo 2015, che ha organizzato l’incontro e che presta la sua consulenza, oltre che a D’Alema, anche a Luisa Todini (già presidente di Poste Italiane), Bruno Vespa, Gianmarco Moratti, mentre il fratello Renzo aiuta Gianna Nannini. Gli altri VIP presenti, invece, cioè Oscar Farinetti e Al Bano, fanno da sé (o meglio con altri amici consulenti).

Gli imprenditori dei grandi vini. L’esempio francese

D’altronde, non esistono e non hanno valore solo i vignaioli, anche se siamo d’accordo che non bisognerebbe definire tale l’imprenditore vinicolo tout court, come non è corretto definire tutti “enologi”, ma solo i diplomati/laureati in enologia. La storia del vino nel mondo è fatta anche da imprenditori di altri settori (e meno male) che portano una bella iniezione di denaro (e talvolta, perché no, anche di entusiamo) nel settore. Guadiamo all’estero e pensiamo a Bernard Arnault di LVMH. Vignaiolo? Forse no, ma intanto ci propone Krug, Dom Pérignon, Ruinart, Chateau d’Yquem e altro. Oppure, nel Sud della Francia, Gérard Bertrand, che è divenuto molto popolare prima come sportivo nel suo paese, pur provendendo da una famiglia di vignaioli, e ora ha conquistato la stima di molti mercati del mondo come produttore di vino. Accadrà anche in Italia? D’altronde Al Bano Carrisi ieri ha dichiarato: «Produco circa 800 mila bottiglie. Ormai vendo più vino che compact disc». “E meno male”, ha sarcasticamente commentato qualcuno online.

vini-vip-a-expo-2015-inno-gianna-nanniniAppassionati e umili

D’altra parte, è così: i personaggi si espongono ad amori e odi, per definizione, specialmente quando manifestano una personalità strabordante come quella del cantante di Cellino San Marco. Eppure, dobbiamo onestamente dire che il suo rosso Platone, blend di Primitivo e Negroamaro, è convincente. D’altronde, come Bertrand, Carrisi ha radici contadine genuine, e lui l’aveva promesso al padre, che dopo essersi arricchito con la musica, si sarebbe impegnato nella crescita qualitativa della sua azienda agricola. E poi i Moratti, che da decenni possiedono il Castello di Cigognola in Oltrepo Pavese; Luisa Todini il cui padre contribuì all’affermazione della Doc Grechetto di Todi… Gli ultimi arrivati alla vigna proprio per passione, senza una storia alle spalle, sono Bruno Vespa e Massimo D’Alema. Oscar Farinetti, onestamente, è talmente immerso nel mondo agroalimentare, con il suo Eataly, che possiamo considerarlo ben più che un hobbista. Comunque tutti loro, nel presentarsi, sono parsi appassionati e piuttosto umili, che poi, come ha ricordato il moderatore dell’incontro Marcello Masi, significa “vicini alla terra”. Il più squillante, ovviamente, è stato Oscar Farinetti. D’altro è l’uomo che ha rianimato l’ottimismo in Italia (“il profumo della vita…”, quand’era patron di Unieruro). Ma Farinetti ormai non può essere considerato un outsider, fa pienamente parte di questo mondo, e inoltre presentava con un Barolo storico, quel Mirafiore Riserva la cui antica gloria egli sta rispolverando, dopo aver acquistato anni fa Fontanafredda (dal Monte dei Paschi di Siena) e il suo brand storico Mirafiore (dalla famiglia Gancia).

La classifica dei vini VIP

Ora, i vini. Come promesso eleggeremo il nostro preferito, anzi tre, nonostante fossero tutti di buon livello. E’ stata penalizzata solo la Barbera La Maga dei Moratti, ma perché le bottiglie non erano a posto. Conosciamo molto bene i vini di Cigognola e sappiamo che si collocano a un livello alto. Neppure l’Inno della Gianna nazionale era secondo noi al top, con una punta di ossidazione.
Noi suggeriamo quindi di assaggiare:

Oscar Farinetti – Barolo Riserva Mirafiore 2005
Servito a temperatura più fresca rispetto agli altri vini, presenta un naso di viola passita, cannella, felce, confettura di fragola, palato vibrante, piacevole, persistente, retrogusto liquirizia e cacao (94/100)

Massimo D’Alema – La Madelaine, Narnot Cabernet Franc 2012
Un colore rubino brillante, profumi di tabacco, cioccolato, viola. Bocca speziata, persistenza, morbidezza, retrogusto di liquirizia. Uno stile di Franc tra la Loira e la Toscana, che nasce in Umbria (92/100)

Al Bano – Platone, Negroamaro e Primitivo
Confettura di prugna e lampone, tabacco virginia, viola appassita, liquirizia, pieno e setoso, maturo con freschezza in bocca (90)

E il premio etichetta lo daremmo senz’altro all’elegantissimo Inno, Sangiovese di Gianna Nannini.
Abbiamo anche assaggiato:
Bruno Vespa: Spumante da Negroamaro Noi3
Luisa Todini: Grechetto di Todi Bianco del Cavaliere
Letizia e Gianmarco Moratti: Castello di Cigognola La Maga Barbera 2012

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© Riproduzione riservata - 28/09/2015

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