In Italia In Italia Emanuele Pellucci

Il signor Cortese di Gavi

Il signor Cortese di Gavi

Qualcuno, con un po’ d’inventiva, l’ha definito il “Barolo dei bianchi piemontesi”. Nel regno dei rossi di questa parte d’Italia, il Gavi rappresenta il lato storico dei vini bianchi. Storico perché la tradizione documentata della coltivazione della vite in quest’area risale addirittura all’anno 972, mentre della varietà Cortese (il vitigno da cui si produce tuttora in purezza il vino Gavi) le prime notizie datano intorno alla fine del Settecento.

È anche quello il periodo in cui i Genovesi diffondono la coltura specializzata del Cortese, e sono sempre loro i primi a far conoscere questo vino bianco fuori dai suoi confini geografici attraverso le rotte del mare. In un documento del 1782 si legge che il marchese Doria manifesta al fattore della sua tenuta le proprie intenzioni di spedire il vino “in America con un bastimento… Anco a Roma ne deve andare”.

 

Gli 11 comuni del Gavi

 

Il Gavi piace agli inglesi

Da allora le bottiglie di Cortese di Gavi hanno solcato i mari e poi i cieli innumerevoli volte fino a essere oggi distribuite in circa 70 Paesi con un assorbimento di quasi l’85% della produzione annua. Il primo mercato è il Regno Unito, fatto abbastanza insolito perché per molto tempo la terra d’Albione è stata tra le più ostiche verso i vini italiani. A seguire troviamo Germania, Stati Uniti, Giappone e Russia.

La nascita della denominazione e del Consorzio del Gavi

La storia moderna del Gavi parte dalla concessione della Doc nel 1974 relativa all’area compresa all’interno dei confini di 11 comuni della provincia di Alessandria (Bosio, Carrosio, Capriata d’Orba, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia e Tassarolo). Altra data importante è il 1993, anno di fondazione del Consorzio tutela del Gavi, l’ente che oggi agisce in favore e a sostegno di tutta la filiera di produttori, vinificatori e imbottigliatori (erga omnes). In oltre vent’anni il Consorzio ha percorso importanti tappe di qualificazione e rivalutazione della denominazione, a cominciare dall’ottenimento della Docg nel 1998.

In 10 anni quasi il 50% in più della produzione

«Per questo motivo il 2018 segna un’altra data importante nella vita del Gavi», ci dice il presidente Maurizio Montobbio. «Ma è soprattutto negli ultimi 10 anni che il nostro vino ha fatto un deciso balzo in avanti a 360 gradi. Anzitutto con l’ampliamento delle superfici vitate, passate dai 1.076 agli attuali 1.510 ettari (+41%), e poi con la produzione dell’imbottigliato, dove l’incremento è stato ancora maggiore: da 9 a 13 milioni (+62%). Tutto questo grazie alle circa 440 aziende tra produttori, vinificatori e imbottigliatori (180) e a un impiego di circa 5 mila addetti nell’intera filiera, per un totale di circa 55 milioni di euro di fatturato annuo».

Il disciplinare del Gavi Docg

In base al disciplinare Docg, le tipologie del Gavi (o Cortese di Gavi, anche se quest’ultima denominazione è quasi ormai in disuso) sono cinque: tranquillo, frizzante, spumante, Riserva, Riserva Spumante Metodo Classico. Oltre il 95% della produzione si riferisce al tipo tranquillo. Vitigno unico è il Cortese, coltivato in vigneti collinari di giacitura e orientamento adatti e i cui terreni siano di natura calcarea-argillosa-marnosa. Sesti d’impianto, forme di allevamento e sistema di potatura sono quelli tradizionali, con rese massime di uva per ettaro di 95 quintali, ridotte a 85 per le tipologie che utilizzano la menzione Vigna, mentre scendono a 65 quintali per le uve destinate alla Riserva e alla Riserva Spumante Metodo Classico.

Riconoscere il Gavi nel bicchiere

Per quanto riguarda il periodo di affinamento della Riserva prima della commercializzazione, questa varia da 1 anno (con almeno 6 mesi in bottiglia) a 2 (di cui 18 mesi di permanenza sui lieviti in bottiglia per la Riserva Spumante Metodo Classico). Le caratteristiche del Gavi si possono così riassumere: nel bicchiere appare giallo paglierino fino a raggiungere sfumature più cariche con riflessi dorati. Il naso coglie ampi spettri di profumi, dai fiori bianchi e odorosi alla vaniglia, dal miele di acacia alla frutta bianca e matura, dalla mandorla dolce alla pesca. Al palato è fresco, pieno, armonico di grande eleganza e finezza. Nelle tipologie Riserva guadagna in ampiezza di naso, dove alla frutta subentrano interessanti aromi terziari e in bocca è vellutato, rotondo, ricco.

Vendite e valori in ascesa

Sul piano commerciale la tipologia più richiesta dai consumatori è senza dubbio il vino tranquillo, ma una certa domanda c’è anche per il Metodo Classico, specie per le annate più vecchie. Aspetto importante per il settore produttivo gaviese è che il trend è in continua ascesa, sia come numero di bottiglie vendute sia in termini di valore. Attualmente la percentuale delle Cantine aderenti al Consorzio sfiora l’80%, ma questa è destinata a salire, per l’apprezzamento che i produttori dimostrano per l’attività del Consorzio.

Ogni annata ha il suo campione più rappresentativo

Altra interessante iniziativa del Consorzio è che dal 2013 l’Ais si occupa, attraverso degustazioni alla cieca dei vini delle aziende associate, di selezionare quello più rappresentativo dell’annata per la bottiglia istituzionale del Consorzio. La relativa etichetta celebra contestualmente un evento, racconta un progetto di comunicazione e diventa uno degli strumenti di comunicazione con cui il Consorzio racconta i progressi della denominazione del Gavi.

I prossimi obiettivi del Consorzio

Al presidente Montobbio chiediamo anche quali sono i prossimi obiettivi dell’ente: «Anzitutto, il buon andamento del mercato ci ha spinti a ricominciare a piantare vigne, seppure in piccole superfici, dopo che negli ultimi anni abbiamo cercato di trovare un equilibrio tra produzione e richiesta del mercato. Detto questo, dal punto di visto agronomico ed enologico continueremo a cercare di posizionarci verso l’alta qualità in maniera da farci conoscere ancora meglio su alcuni mercati esteri dove i nostri vini sono poco valorizzati. Inoltre, intensificheremo la nostra presenza agli eventi in Italia e all’estero, non solo sotto l’aspetto puramente vinicolo ma anche per la promozione turistica del territorio».

Storia, arte e buona tavola. Le iniziative promozionali

In quest’ottica il Consorzio tutela del Gavi da tempo promuove importanti iniziative che mettano in risalto la storia, l’arte, la natura e la gastronomia del territorio. Tra queste, il Premio Gavi la Buona Italia in programma quest’anno il 25 maggio, occasione anche per presentare la nuova annata. E Di Gavi in Gavi, il 26 agosto, evento dove si aprono le corti private del borgo medioevale per assaggiare il Gavi di tutti i produttori in abbinamento alle ricette degli undici comuni.

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© Riproduzione riservata - 26/02/2018

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