In Italia In Italia Jessica Bordoni

Primitivo di Sicilia? Il punto sulla polemica

Primitivo di Sicilia? Il punto sulla polemica

La verità, vi prego, sul “caso Primitivo”. Nei giorni scorsi il vitigno autoctono pugliese è stato al centro di una querelle mediatica che ha coinvolto consorzi e addetti ai lavori, arrivando fino ai piani alti del Mipaaf. Anche il ministro per le Politiche agricole Teresa Bellanova ha detto la sua in merito. Ecco, riassunte, le tappe della vicenda.

L’antefatto, ma potremmo dire il casus belli, risale alla scorsa estate, quando la Regione Siciliana, con decreto n. 1733 del 09/08/2019 ha autorizzato alla coltivazione del Primitivo e di altre otto nuove varietà di vite per uva da vino su tutto il territorio dell’isola.

Le indicazioni dell’Irvos

Come si legge sul sito dell’Irvos, l’Istituto regionale del vino e dell’olio di Sicilia, il Primitivo è stato inserito tra le cultivar dopo un iter di “prevista sperimentazione triennale presso i campi sperimentali e presso la cantina di microvinificazione dell’Istituto”. Il Primitivo viene definito un vitigno “le cui uve sono caratterizzate da un buon contenuto di antociani e tannini e che quindi potranno contribuire a migliorare la longevità dei vini siciliani”.

Le regioni in cui si può vinificare il Primitivo

A ben guardare la Sicilia si aggiunge a una lista di altre sei regioni italiane (oltre alla Puglia) in cui la coltivazione del Primitivo è ufficialmente autorizzata. In particolare il decreto ministeriale del 13 agosto 2012 attesta che la varietà Primitivo può essere usata nella produzione di vini Dop o Igp delle regioni Basilicata, Campania, Abruzzo, Umbria, Lazio e Sardegna.

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Dario Stefàno

L’interrogazione del parlamentare Dario Stefàno

Torniamo alla cronaca. L’inclusione della Sicilia nell’elenco delle regioni in cui è ammesso il Primitivo risale allo scorso agosto. La questione è però venuta alla ribalta soltanto alla fine di aprile, quando il senatore pugliese del Partito Democratico Dario Stefàno ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro Bellanova, definendo l’autorizzazione all’impianto e alla produzione del Primitivo in Sicilia «un abuso, una insopportabile mistificazione che offende le autoctonie, la storia produttiva e la tradizione di un intero  territorio». E, ancora: «Un provvedimento che rompe quel legame tra storicità e produzione nei territori e di cui il vino è e deve continuare ad essere espressione».

La nota congiunta dai consorzi pugliesi

Le repliche degli enti di tutela e delle associazioni pugliesi non si sono fatte attendere. Ecco la nota stampa congiunta del 1° maggio firmata da: Consorzio di tutela del Primitivo di Manduria, Consorzio del Salice Salentino, Consorzio del Primitivo di Gioia del Colle, Consorzio di Brindisi e Squinzano, Consorzio dei vini Castel del Monte, Associazione Nazionale Le Donne del Vino delegazione Puglia, Consorzio Movimento Turismo del Vino Puglia, Assoenologi Puglia Basilicata e Calabria, Cia-Agricoltori Italiani Puglia e Confagricoltura.

“La decisione della giunta della Regione Sicilia crea un pericoloso precedente amministrativo. Per noi questo provvedimento è inammissibile. Tale decisione offende la nostra storia. Il Primitivo è un vitigno pugliese, espressione coerente del nostro territorio e delle nostre tradizioni vitivinicole. Inoltre, la sua affermazione commerciale, che lo pone come prodotto traino dell’economia vinicola, agroalimentare e enoturistica regionale, è il risultato di decenni di sforzi e investimenti, sacrifici dei viticultori. E non possiamo tollerare che tale patrimonio sia sottratto. A nome di tutta la filiera dei vini di qualità ed in particolare delle Denominazioni e dei Consorzi di tutela della Puglia occorre porre la massima attenzione alla vigilanza e salvaguardia del patrimonio ampelografico locale in primis Primitivo, quale elemento di distinzione delle produzioni vitivinicole delle nostre Dop e Igp. In particolare, in merito alla modifica del decreto 13 agosto 2012 concernente l’etichettatura e la presentazione dei prodotti del settore vitivinicolo Dop e Igp, vi è la necessità di un’immediata presa di posizione regionale. Tale intervento impedirebbe che il Primitivo possa essere presentato nelle descrizioni secondarie di etichette riferite a vini rossi senza vitigno che provengono da Dop e Igp di altre regioni italiane. Inoltre, si eviterebbe che nell’elenco dei sinonimi vengano aggiunte delle varietà di viti che possono essere utilizzati nell’etichettatura e nella presentazione dei vini”.

Michele Emiliano, governatore della Regione Puglia

L’intervento del governatore Emiliano

Inevitabile l’intervento del governatore della Regione Puglia Michele Emiliano, che ha precisato: «Registriamo le forti preoccupazioni nel mondo agricolo pugliese per la decisione della Regione Sicilia. I nostri produttori temono, giustamente, che altri territori possano sfruttare in maniera indebita il crescente consenso di mercato di una denominazione che, grazie al duro lavoro e ai tanti investimenti dei pugliesi, si sta imponendo sempre di più tra le eccellenze del panorama enologico mondiale. Pur rispettando la legittima decisione dell’amministrazione siciliana, desidero rassicurare tutti che il governo regionale è vigile per far sì che le varietà vitivinicole autoctone e le denominazioni di origine pugliesi siano adeguatamente tutelate».

Il ministro dell’agricoltura Teresa Bellanova

La risposta del ministro Bellanova

Il 2 maggio il ministro Bellanova ha sgombrato il campo da possibili fraintendimenti e interpretazioni. In un comunicato stampa ufficiale ha precisato: «Mai consentirò che una bottiglia di vino siciliano Dop o Igp possa chiamarsi Primitivo, esattamente come solo le Dop e Igp siciliane possono utilizzare il nome del vitigno Nero d’Avola, e questo nonostante quel vitigno possa essere coltivato in altre regioni che lo hanno inserito nell’elenco delle varietà raccomandate e autorizzate».

L’attacco alla cattiva politica

Nel suo intervento non è mancato un tono polemico: «Purtroppo questa è un’epoca in cui nessuno più studia o semplicemente si documenta. È ben triste una politica che cavalca qualsiasi cosa pur di guadagnare un po’ di visibilità, ingenerando confusione e legittimando aspettative di tutti i generi. Eppure anche sul sito del Ministero è possibile reperire tutte le indicazioni necessarie proprio sulle Indicazioni geografiche che rappresentano una eccellenza indiscussa della nostra filiera alimentare e il legame inscindibile tra territori e eccellenze produttive, soprattutto nel caso dei vini e delle oltre 500 cultivar che fanno del nostro Paese un unicuum».

Mai vini Dop e Igp siciliani etichettati Primitivo

«In Sicilia, come in altre regioni italiane, non si può impedire, dopo necessaria sperimentazione, l’impianto di viti Primitivo. I vini Dop e Igp ottenuti non potranno però avere in etichetta il nome del vitigno Primitivo», prosegue il ministro. «Nel DM del 13 agosto 2012 è infatti indicato senza equivoci come la varietà Primitivo possa essere solo usata nell’etichetta di vini Dop o Igp della Puglia e delle regioni Basilicata, Campania, Abruzzo, Umbria, Lazio e Sardegna. Nulla vieta che anche la Sicilia, dopo adeguata sperimentazione, lo classifichi prima in osservazione e poi lo dichiari eventualmente idoneo alla coltivazione. Resta il fatto che la coltivazione del Primitivo non consente in aree diverse dalle Dop e Igp indicate nel DM 13 agosto 2012 l’uso del termine varietale sulla bottiglia di Primitivo. Una accortezza maggiore sarebbe consigliata anche in questo caso perché non si ingenerino allarmi ingiustificati e conflitti tra Regioni, soprattutto del Mezzogiorno. Queste dovrebbero e potrebbero fare della qualità e della valorizzazione delle loro eccellenze una battaglia comune e una strategia di posizionamento globale».

Edi Bandiera, assessore all’Agricoltura della Regione Sicilia

Il commento dell’assessore siciliano Edi Bandiera

E dalla Sicilia come commentano la questione? Edi Bandiera, assessore regionale per l’Agricoltura ha replicato: «La poca conoscenza della materia da parte di qualcuno e le diatribe politiche tra il parlamentare pugliese del Pd Dario Stefano e il ministro Teresa Bellanova non generino confusione e non mettano in discussione la serietà del mondo vitivinicolo siciliano, così come la correttezza degli atti prodotti dalla Regione siciliana. I vitigni e la immensa biodiversità del patrimonio varietale italiano sono patrimonio di tutto il mondo enologico; sono proprio le contaminazioni e le combinazioni tra questi, insieme alla ricerca, che hanno fatto sì che il vino italiano si affermasse quale prodotto di straordinaria eccellenza.

Come si dice in questi casi? To be continued…

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© Riproduzione riservata - 15/05/2020

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