In Italia In Italia Emanuele Pellucci

Nesos, il vino marino dell’isola d’Elba

Nesos, il vino marino dell’isola d’Elba

Non poteva che nascere all’isola d’Elba il vino “marino” che si riallaccia alla mitologia dei vini greci dell’isola di Chio. A riportare in vita, seppure in via sperimentale, questo vino bianco figlio del vitigno Ansonica è stata la curiosità di un coraggioso vignaiolo elbano, Antonio Arrighi, supportato dal professor Attilio Scienza e dall’Università di Pisa.

Gli antichi vini greci dell’isola di Chio partivano via mare alla volta di Marsiglia, passando dallo stretto di Messina e facendo tappa a Piombino e all’isola d’Elba. Una tappa obbligata, quest’ultima, perché al ritorno i greci imbarcavano qui il prezioso ferro elbano. A farli rinascere, 2.500 anni dopo, è il vignaiolo Antonio Arrighi, grazie a un progetto elaborato con il professor Attilio Scienza e l’Università di Pisa.

Ispirato ai vini dell’isola di Chio

Già da oltre un decennio Arrighi sperimentava e vinificava nelle anfore di terracotta nella sua azienda agricola di Porto Azzurro. Quando ha saputo che il professor Scienza aveva fatto una ricerca sul vino dell’isola di Chio, Arrighi ha pensato di ricalcare le orme degli antichi produttori dell’isola. I vini di Chio facevano parte, infatti, di quella élite di prodotti considerati di lusso sui ricchi mercati di Marsiglia prima e di Roma poi. Li cita Plinio il Vecchio, raccontando che Cesare li offrì al banchetto per celebrare il suo terzo consolato.

Antonio Arrighi con la bottiglia di Nesos

Nesos, un viaggio a ritroso nel tempo

Ed ecco così nascere il progetto “Nesos: il vino marino”, un esperimento scientifico unico al mondo; un vero e proprio viaggio indietro nel tempo per scoprire i segreti di un vino mitologico. Dalla ricerca del professor Scienza emerge infatti che il vino di Chio aveva una marcia in più rispetto agli altri vini greci grazie a un segreto che lo rendeva particolarmente aromatico. Il trucco stava nella presenza del sale derivante dalla pratica dell’immersione nel mare dell’uva racchiusa in ceste allo scopo di togliere la pruina della buccia ed accelerare così l’appassimento al sole preservando l’aroma del vitigno.

L’Ansonica immersa nel mare dell’Elba

Ed è proprio quello che Antonio Arrighi e i collaboratori del progetto hanno fatto, immergendo per cinque giorni a 10 metri di profondità sei ceste con 200 chili d’uva Ansonica della vendemmia 2018 nel mare antistante Porto Azzurro. Perché l’Ansonica? Lo ha spiegato lo stesso Scienza durante la presentazione del progetto che si è tenuta nei giorni scorsi a Firenze presso la sede di Toscana Promozione: «Anzitutto perché è un’uva bianca tipica dell’Elba, probabile incrocio di due antiche uve dell’Egeo, il Rhoditis e il Sideritis, e poi perché ha una buccia molto resistente ed una polpa croccante che ne permette una lunga permanenza in mare».

Immersione dell’uva Ansonica in mare

Un vino 100% naturale grazie al sale

I passaggi successivi sono stati l’appassimento delle uve al sole e infine l’immissione in anfore di terracotta con tutte le bucce, dopo la separazione dei raspi. «La presenza di sale nell’uva, con effetto antiossidante e disinfettante», ha spiegato da parte sua Arrighi, «ha permesso di provare a non utilizzare i solfiti, arrivando a produrre, dopo un anno di affinamento in bottiglia, un vino estremamente naturale, molto simile a quello che si produceva 2500 anni fa».

Per ora ne esistono solo 40 bottiglie targate 2018

Della vendemmia 2018 di Nesos sono state prodotte solo 40 bottiglie, mentre nelle prossime annate si prevede di arrivare fino a 120 bottiglie. Dalle analisi svolte dall’Università di Pisa è emerso che il contenuto in fenoli totali del vino marino è il doppio rispetto a quello prodotto tradizionalmente; questo grazie alla maggiore estrazione legata alla parziale riduzione della resistenza della buccia.

Nesos è già una star del cinema e della carta stampata

L’esperimento enologico di Nesos è stato ripercorso attraverso un cortometraggio proiettato in anteprima nazionale dal titolo Vinum Insulae diretto e prodotto da Stefano Muti della società Cosmomedia. Un documentario che di recente ha vinto il primo premio al 26° Festival Internazional Oenovideo di Marsiglia e perfino un riconoscimento da parte della Revue des Oenologues francese.

Scopriamolo nel calice

Il convegno, organizzato in collaborazione con Regione Toscana, Toscana Promozione Turistica, Fondazione Sistema Toscana e Vetrina Toscana, non poteva che terminare con l’assaggio di Nesos, il vino marino di Antonio Arrighi, un personaggio che ha fatto della sperimentazione in vigna e in cantina il suo miglior biglietto da visita. Il vino? Di un bel colore giallo carico, ampi profumi fruttati e minerali, sapido, con una bella lunghezza in bocca. Longevità? Fino a 5-6 anni. Prezzo? Naturalmente non è in commercio… Un domani chissà!

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© Riproduzione riservata - 21/11/2019

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