Mediobanca e Corriere: l’analisi delle analisi

Mediobanca e Corriere: l’analisi delle analisi

Le indagini di Mediobanca e della giornalista Anna Di Martino (per il Corriere della Sera) sono le due più attese classifiche finanziarie delle aziende del vino. Le abbiamo messe a confronto, evidenziandone le differenze e le peculiarità.

Nel mondo del vino alcune cose si ripetono negli anni. La vendemmia in autunno, la potatura in inverno, le fiere in primavera (ahimè con l’eccezione di quest’anno) e le classifiche delle “Top aziende del vino” in queste settimane. Tra le più attese la pubblicazione dell’Ufficio Studi di Mediobanca con la sua “Indagine annuale sulle società italiane ed estere del settore vinicolo (maggio 2020)” e la ricerca della giornalista Anna Di Martino sulle più grandi aziende del vino italiano.

Focus sui bilanci

Prima di entrare nel merito dei numeri cerchiamo di capire come sono organizzate queste due diverse indagini, quali le loro caratteristiche e peculiarità. Si tratta di servizi che, spesso in anteprima, danno informazioni sulla chiusura dei bilanci dell’anno passato. La disponibilità dei dati 2019 è però ancora molto limitata e pertanto le informazioni più importanti e strutturate sono quelle del 2018. Per l’anno appena chiuso sono disponibili pre-chiusure di bilancio, stime e informazioni raccolte direttamente da questionari somministrati agli operatori del settore.

Analisi delle società di capitali

Un’altra importante “limitazione” dei dati pubblicati riguarda la natura delle Cantine rappresentate: sono solo società di capitali (srl, spa e cooperative), le uniche per le quali è obbligatoria la pubblicazione del bilancio. Se negli altri settori economici è difficile trovare società di persone che abbiano ricavi di qualche milione di euro, in agricoltura ce ne sono in abbondanza e con fatturati di decine di milioni. Avere informazioni economiche e finanziarie da questi soggetti è impresa quasi impossibile!

La classifica di Mediobanca

La soglia dei 20 e dei 100 milioni di euro

La pubblicazione di Mediobanca si focalizza sulle imprese che superano nel 2018 i 20 milioni di fatturato: sono 215 società di cui 77 sono cooperative, 125 spa e srl e 13 società estere. Più giornalistico l’approccio di Anna Di Martino che si concentra sulla classifica delle imprese che superano la soglia dei 100 milioni di euro. Si tratta di 21 società sulle quali vengono date anche informazioni di carattere generale riguardo gli eventi più significativi dell’anno. Queste schede sono forse la fonte di interesse maggiore della pubblicazione in quanto il lettore vi trova riunite e sintetizzate tutte le informazioni più importanti che caratterizzano le “big” del settore.

Sono pochi i grandi operatori globali

Entrando nel merito dei contenuti cosa possiamo osservare? Proviamo a fare una scheda di lettura per punti. Primo: in Italia ci sono ben poche “corazzate” del vino. Il settore può contare su pochi (una ventina) grandi operatori globali in un mondo che è sempre più globalizzato pur essendo il nostro il primo mercato al mondo per quantità prodotta.

L’anticipazione della classifica di Anna Di Martino per il Corriere della Sera

Cresce l’export

Secondo: il settore presenta una crescita costante grazie alle sole esportazioni in quanto il mercato interno è invece in lieve diminuzione. Lo sviluppo all’estero è significativo, anche se la maggior parte dei produttori lamenta la difficoltà nel far conoscere i suoi prodotti oltreconfine e la concorrenza di prezzo degli operatori stranieri.

La redditività è stabile

Terzo: la redditività negli ultimi anni si è stabilizzata con un ROI al 6%. Per i non addetti ai lavori il ROI è un indice che attesta la redditività in percentuale degli investimenti nell’attivo aziendale. La redditività del settore è inferiore ad esempio al ROI dell’industria manifatturiera che si assesta al 8,8%. Questo perché gli investimenti necessari per la produzione vitivinicola sono ingenti e spesso comprendono l’intera filiera, dai vigneti alle piattaforme di distribuzione. Dobbiamo quindi sfatare l’immagine di un settore tutto oro e bollicine.

Previsioni 2020

Lasciamo ai lettori più appassionati una più approfondita analisi delle indagini qui presentate e limitiamoci a due considerazioni finali. Quest’anno la lettura dei dati consuntivi del 2019 “emoziona” meno del solito. Incombe su tutti la percezione di un 2020 totalmente diverso, difficile e probabilmente amaro per la maggioranza degli operatori del settore. Le stime più ottimistiche prevedono un calo del fatturato del -20%, le più pessimistiche un calo del -30%.

L’equilibrio finanziario

Quali saranno gli effetti sull’equilibrio finanziario del settore? Quante aziende resisteranno a questa tempesta? Come sarà il mercato delle aziende del vino nel 2021? La risposta a queste domande richiede un monitoraggio sui dati economici e finanziari del settore molto più preciso, sistematico e frequente di quanto fatto fino ad oggi. Le aziende del vino devono imparare a farsi valutare non solo dai sommelier nei concorsi enologici, ma anche dagli analisti finanziari. Per fare un ottimo vino servono esperienza, capacità, organizzazione. Per fare un’azienda servono strutture commerciali che lo sappiano vendere nel mondo intero. Per fare un’azienda di successo orientata al futuro servono anche redditività importanti ed equilibrio finanziario.

La capacità di interpretare il momento storico

Solo una azienda con una visione strategica complessiva che sappia connettere la gestione di un vigneto con i flussi finanziari delle vendite sui mercati internazionali avrà sempre al suo interno le risorse umane, tecnologiche e finanziarie per interpretare al meglio ogni momento della storia dell’umanità, il più lieto come il più difficile, perché ci sarà sempre e comunque un buon motivo per brindare.

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© Riproduzione riservata - 24/06/2020

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