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Le etichette fantastiche: un anno di copertine d’artista

Le etichette fantastiche: un anno di copertine d’artista

Dall’inizio di quest’anno abbiamo chiesto a menti creative, emergenti o di fama internazionale (pittori, scultori, fotografi, designer, grafici, ecc.) di interpretare per noi il tema di copertina. Nasce così la collezione 2019 di Civiltà del bere: un anno di copertine d’artista.

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Come i nostri più attenti lettori sanno, ogni numero di Civiltà del bere include una parte monografica di ampio respiro, aperta a contaminazioni culturali, a cui è dedicata la copertina. Nel 2019 abbiamo affidiamo l’illustrazione, di fascicolo in fascicolo, ad alcune menti creative che desideravano esprimersi sull’argomento. Non semplicemente “opere in copertina”: i nostri autori hanno avuto il compito di creare etichette che un giorno potrebbero vestire una bottiglia, la quale conterrebbe un vino ispirato dal medesimo percorso intellettuale. Di sicuro non sarebbe il primo vino scaturito da un’idea (ci mancherebbe altro, tutti i grandi vini sono sogni), ma certamente il primo nato da una riflessione editoriale, e dopo la sua etichetta. Un gioco, una magia, una fantasia ebbra di dionisiaca passione, da cui il nome della collezione “le etichette fantastiche”.

Tabù
Civiltà del bere gennaio-febbraio 2019

Cominciamo con i “tabù” del vino, che abbiamo affidato ad Armando Riva, scultore lombardo che vive sulle sponde del lago di Iseo, in quel comune di Sulzano dove qualche anno fa migliaia di pellegrini dell’arte-spettacolo si misero pazientemente in coda per camminare sulla passerella flottante di Christo. Armando Riva, che ha lavorato anche nel Senese, si è lasciato suggestionare dai tabù del sacro e ha tratto ispirazione dal Cristo dell’Abbazia medievale di Sant’Antimo, a Montalcino, raffigurato con gli elementi tipici dell’iconografia enologica.

L’autore: Armando Riva

Milanese, classe 1947, Armando Riva opera nel campo delle arti visive sia come pittore sia come scultore. Ha esposto in numerose personali tra Milano e Venezia. Tra queste, nel 1997, è stato ospite dell’Albereta di Gualtiero Marchesi, dov’è tornato anche nel 1999. Nella sua carriera ha attraversato numerose correnti artistiche (De Chirico, Sironi, Burri, Fontana…), tra cui quelle concettuali di fine anni Settanta, con “incursioni” nella fotografia e nel cinema, che hanno influenzato la sua scultura, dando spazio, nelle composizioni, alla teatralità e al movimento. La sua arte si è fatta più sofferta anche con l’uso di materiali di diversa natura assemblati tra loro come legno, plexiglas, vetroresina e bronzo. Le sue opere sono così divenute oggetti surreali, quasi mossi da una lotta tra energia e materia.

Radici
Civiltà del bere marzo-aprile 2019

Questa volta affrontiamo il concetto di Radici, in senso umano e sociale, ma anche viticolo e naturale. Il nostro interprete è un artista poliedrico, che si misura con la prosa, specialmente con aforismi immaginifici, è un poeta, illustratore dai tratti delicati, che spesso formano composizioni oniriche in combinazione con caratteri di stampa che accosta magistralmente. Ha fondato una micro Casa editrice, il Pulcinoelefante, per creare personalmente – con la sua macchina a caratteri mobili – preziosi libretti. Cercando tra i suoi ricordi, mentre ci mostrava con immediata amicizia i suoi lavori e condivideva alcuni passaggi della vita, abbiamo trovato questa immagine e l’abbiamo immediatamente associata al nostro motivo radicale: ci sono il rosso, il vino, il sangue, la vita e la natura.

L’autore: Alberto Casiraghi

Nato a Osnago (Monza Brianza), dove vive, Alberto Casiraghy è scrittore, aforista ed editore. Il suo studio, che è la sua officina poetica, è un luogo di magia ammantato di ricordi, parole, fotografie e memorie, specialmente d’incontri. Nel 1992 conosce la poetessa Alda Merini con la quale negli anni successivi stampa più di mille libretti. Scrive di sé: “Alberto è un amico del vento, disegna con gioia. Stampa a mano, con caratteri mobili, piccoli libri, le Edizioni Pulcinoelefante. Ha pubblicato con altri editori varie raccolte di poesie e aforismi. Suona il violino ed è devoto di Johann Sebastian Bach e Gustav Mahler”.

High Tech

Civiltà del bere maggio-giugno 2019

Il tema stavolta è High Tech, l’alta tecnologia applicata al mondo viti-enologico. E il nostro interprete è un artista astratto, che si colloca in una terra di mezzo tra scultura e pittura. A far da comun denominatore ai suoi dipinti è l’equilibrio di forme geometriche semplici, che si presentano come sovrapposizioni di quadrati e rettangoli colorati. L’opera Streetlight, che abbiamo scelto insieme a lui per questo numero, “è ispirata dalle luci che si possono vedere di notte in una qualunque metropoli del mondo. Una visione sovrapposta di luci come capita spesso di vedere quando si guida un’auto di notte: non riesci a definire con esattezza cosa il tuo occhio stia guardando ma ne percepisci, spesso in maniera sfocata, i colori vibranti e contrastanti. Una visione reale ma dalla percezione astratta”. Ce ne ha parlato in termini di “mappatura emozionale”, richiamando ai nostri occhi e alla nostra mente le immagini di mappe (di vigneti, cerebrali…) che troverete nelle pagine della monografia.

L’artista: Marco Casentini

Spezzino di nascita (1961) e americano d’adozione, Marco Casentini è tra gli artisti astratti italiani più rappresentativi della sua generazione. Si è formato all’Accademia di Belle Arti di Carrara. Ha vinto il Premio Lerici Pea e il Pollock-Krasner Foundation Grant di New York. I suoi lavori sono realizzati, oltre che su tela, anche su altri materiali come cartone, plexiglas, ecc. Fedele al principio del “tutto si mischia e tutto si confonde”, tra i suoi intenti vi è quello di “verificare la potenzialità della riga di diventare altro”. Casentini ha l’esigenza di alterare la percezione dello spazio tutto, sia quello interno sia quello esterno all’opera. Il che appare evidente nell’allestimento delle sue personali. Tra le più importanti citiamo quelle al Museum für Konkrete Kunst di Ingolstadt (Germania) nel 2008; Riverside Art Museum di Riverside (California) nel 2010; MOAH, Museum of Art and History di Lancaster (California) nel 2017; e in Italia al Drive In della Reggia Reale di Caserta, lo scorso anno.

Mix

Civiltà del bere luglio-agosto 2019

Affrontiamo il concetto di Mix, l’arte della miscelazione che porta equilibrio e armonia nel mondo enogastronomico. Il nostro interprete è un pittore metafisico, che ama con passione l’architettura, di cui riesce a cogliere anche il particolare più infinitesimale. L’opera scelta per la nostra copertina si chiama Brancusi 2018 e si ispira al lavoro dello scultore Constantin Brâncuși. Così la descrive Petrus: “L’affascinante ricerca di un equilibrio perfetto e lo slancio verso l’infinito nella nota ‘Colonna senza fine’ del grande artista romeno sono evocati nella composizione pittorica, racchiusa in una struttura di forme semplici che si sviluppano nei rapporti cromatici idealmente senza fine”. La stessa ricerca dell’equilibrio che, secondo noi, anima ed è il motore che spinge l’arte della miscelazione (Mix), oggetto della nostra monografia.

L’artista: Marco Petrus

Nasce a Rimini nel 1960, ma fin dalla prima infanzia vive con la famiglia a Milano, dove studia al liceo artistico e frequenta per un breve periodo la facoltà di Architettura. I quadri del primo periodo sono caratterizzati da un uso marcato e insistito del segno, retaggio della sua formazione ed esperienza come incisore. In queste opere si intravede già però quell’immobilità quasi metafisica dell’architettura, che in seguito ne connoterà il lavoro come un costante “marchio di fabbrica”. La sua svolta più recente lo porta, in un lavoro di crescente stilizzazione della forma, dapprima ad affiancare alle rappresentazioni urbane le loro “corrispondenze” sul piano dell’astrazione (linee, segni, semplici tasselli colorati, dove originariamente c’erano prospettive, angoli e finestre); quindi a “congelare” la forma stessa del paesaggio urbano in un puro gioco di stilizzazioni astratte. Dal 2000 ha esposto a Santa Fe, a Milano, Mosca, Venezia, New York, Londra, Roma, Napoli, alternando a importanti gallerie internazionali prestigiosi spazi pubblici: lo Shanghai Art Museum, il Taipei Fine Arts Museum, Palazzo Reale a Milano, il Complesso del Vittoriano a Roma, Palazzo Zevallos Stigliano – sede museale di Banca Intesa – a Napoli.

Nebbiolo

Civiltà del bere settembre-ottobre 2019

Questa volta ci occupiamo di Nebbiolo, antico vitigno che solo nella sua area d’origine trova l’habitat ideale per esprimersi al meglio. Il nostro interprete, Ezio Gribaudo, non è nuovo al mondo enologico. Nella sua lunga attività ha avuto più volte richieste di disegnare etichette per il vino. Molto suggestiva è stata una sua mostra nel 1996 al Museo Gancia di Canelli (Asti), e nel 2014 creò l’etichetta per il Barolo 2010 dell’Enoteca regionale del Barolo. Il bozzetto “Omaggio al Barolo” è stato eseguito espressamente per la copertina di Cività del bere e rappresenta il grappolo d’uva e la mano che lo coglie. La tecnica è quella caratteristica dell’artista: la carta bianca con il rilievo, e in questo caso la tempera e il collage.

L’artista: Ezio Gribaudo

Nato a Torino nel 1929, Ezio Gribaudo è artista ed editore d’arte formatosi all’Accademia di Brera, prima, e alla facoltà di Architettura del Politecnico di Torino, poi. Con il suo lavoro realizzato attraverso vari media e tecniche miste, nonché i tradizionali strumenti pittorici, è passato dalla grafica alla scultura e alla pittura, con i mezzi della moderna industria tipografica, poi sostituiti con torchi manuali che riportano alla dimensione più artigianale della sua opera. Dopo un inizio caratterizzato da uno stile figurativo, Gribaudo ha ampliato i suoi interessi includendo molteplici materiali e tecniche, come flani e logogrifi. Nel primo caso si tratta di cartone morbido e resistente al calore su cui viene impressa la composizione tipografica per ottenere una matrice negativa entro la quale si versa il metallo fuso per la preparazione delle lastre. I logogrifi, invece, sono impronte tipografiche su carta buvard, prive di inchiostro e impresse a secco. Gribaudo dimostra così come nel suo lavoro sia fondamentale il rapporto tra testo e immagine. Proprio con i logogrifi, nel 1966, ha vinto il premio per la grafica alla XXXIII Biennale di Venezia. Le sue opere sono esposte a New York (MoMA), Venezia (Peggy Guggenheim Collection e Ca’ Pesaro), Roma, Torino, Spoleto, Catania e in molte altre città del mondo.

Spumanti dal mondo

Civiltà del bere novembre-dicembre 2019

Concludiamo la collezione 2019 con Spumanti dal mondo, analizzando stili, uve, zone, metodi di produzione delle bollicine che contano, dagli Champagne ai Crémant, dai Cava agli Sparkling made in Usa. L’interprete della monografia di questo numero è l’artista napoletano Umberto Manzo. L’opera “Senza titolo 2019” è stata eseguita espressamente per la copertina di Cività del bere e “rappresenta una sorta di elevazione della materia, una materia che perdendo peso si innalza verso l’alto, quasi fosse cosa divina”, come spiega l’artista. La tecnica utilizzata è un collage fatto di sovrapposizioni di frammenti di disegni tagliati in forma circolare che, da una massa ai piedi dell’opera, si innalzano verso l’alto, proprio come le bollicine dei vini spumanti.

L’artista: Umberto Manzo

Nato a Napoli nel 1960, Umberto Manzo ha conseguito il diploma di maestro d’arte all’Istituto statale d’arte e quello di scenografia all’Accademia di Belle arti della città partenopea. Le prime esperienze espositive risalgono ai primissimi anni Ottanta. Nel 1987, con una mostra personale, inizia la sua collaborazione con la galleria Trisorio, che presenterà il suo lavoro a numerose fiere internazionali, come Art Basel, Arco Madrid, Art Cologne. Seguiranno numerose personali e collettive. Ha esposto in Italia, Francia, Germania, Spagna, in gallerie private e spazi pubblici. Le sue opere si trovano in importanti collezioni italiane ed estere. Nel 2000 tre grandi lavori sono stati installati nella stazione Cilea della metropolitana di Napoli. Nel 2017 l’artista realizza, insieme ai bambini dei Quartieri spagnoli, una grande opera installata poi nella fondazione Foqus di Napoli. Tra febbraio e aprile 2018 un’opera di Manzo è entrata a far parte della collezione di arte contemporanea del Museo di Capodimonte (a fianco di Kiefer, Burri, Lewitt, Paladino, Höfer, Kounellis, Kentridge…), un’altra è stata donata al Museo Madre di Napoli e una terza esposta all’aeroporto di Capodichino.

Dopo aver varato il progetto delle etichette fantastiche, ora stiamo raccogliendo adesioni da parte di numerosi artisti. Le immagini devono essere ispirate al tema monografico, per cui affidiamo l’illustrazione, di fascicolo in fascicolo, alla mente creativa che desidera esprimersi sull’argomento, con opere originali o comunque inedite.

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© Riproduzione riservata - 27/12/2019

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