In Italia In Italia Emanuele Pellucci

Le Cantine che hanno fatto l’Italia: Umani Ronchi

Le Cantine che hanno fatto l’Italia: Umani Ronchi

«Da giovane la mia ambizione era di fare la carriera diplomatica, ma se poi per varie circostanze non sono riuscito nel mio intento, sono comunque diventato ambasciatore del Verdicchio». A rivelarlo è Massimo Bernetti, patron della Umani Ronchi, uno dei marchi leader del vino marchigiano, molto noto all’estero non solo per il Verdicchio dei Castelli di Jesi ma anche per alcuni rossi prestigiosi di cui si è occupata in passato la stampa specializzata internazionale. In particolare i due cru Cúmaro e Pelago, beneficiati di importanti riconoscimenti dall’International Wine Challenge di Londra.
La Umani Ronchi così come la conosciamo oggi nasce nel 1957 per iniziativa di Gino Umani Ronchi, al quale si uniranno due anni dopo Roberto Bianchi e suo genero Massimo Bernetti. Seguiranno varie fasi che porteranno poi le famiglie Bianchi-Bernetti a rilevare interamente l’azienda. «Poiché in quegli anni il Verdicchio riscuoteva un buon successo commerciale», ricorda Massimo che dell’azienda è sempre stato il motore, «decidemmo di trasformare i nostri terreni di proprietà in vigneti specializzati conferendoli nell’azienda Umani Ronchi. Ritenemmo poi che sarebbe stato auspicabile non limitarsi alla vendita del vino sul solo mercato interno ma cercare nuovi sbocchi anche all’estero perché in Italia il mercato del Verdicchio era in mano ad alcuni marchi. E fu in quel momento che abbandonai l’idea di intraprendere la carriera diplomatica».

Wine Challenge

Massimo Bernetti con il Red Wine Trophy assegnato al Cùmaro all'International WIne Challenge nel 1988

Il debutto avviene in Inghilterra nel 1959. «Ebbi la fortuna di incontrare buoni importatori che avevano in portafoglio importanti aziende italiane», continua Bernetti, «e questo ci procurò già in partenza una buona immagine. Due in particolare i personaggi che ci aiutarono in questo compito, Bruno Bettini e Remo Nardone; quest’ultimo di lì a poco avrebbe fondato Enotria Wines, una società che ha molto contribuito alla diffusione dei vini italiani nel Regno Unito». Dopo l’Inghilterra Umani Ronchi riuscì a entrare, per affinità di… Commonwealth, sui mercati di Malta e dell’ Australia, e quindi in Germania. Dopodiche dalle Cantine di Osimo i vini marchigiani raggiunsero gli Stati Uniti e molti altri Paesi.

Accademia vite e vino

Nel 1977 Massimo Bernetti riceve il Diploma dall'Accademia della Vite e del Vino dalle mani del professor Garoglio

Dei suoi tanti viaggi intorno al mondo Massimo Bernetti conserva numerosi episodi curiosi, alcuni dei quali ama raccontarci in questo suo piacevole excursus sull’evoluzione dell’export della sua azienda. «Una sera il nostro importatore di New York invitò a cena me e mia moglie nella sua villa del New Jersey e secondo la loro usanza, prima di sedersi a tavola, cominciarono a servirci un cocktail dietro l’altro. Alla fi ne, essendo poco abituati a questi riti, ci trovammo in diffi coltà a conversare con gli altri ospiti». «Un’altra volta, durante la Guerra del Golfo», continua Bernetti, «insieme a mio fratello Stefano, responsabile vendite Italia, approfi ttammo dei prezzi superscontati delle compagnie aeree per visitare prima gli Stati Uniti e poi il Giappone. All’epoca esportavamo in questo Paese oltre 50.000 casse di vini. Ebbene, forse per un disguido, fummo prima accolti a Tokyo da un nostro importatore di vini della seconda linea, condotti a Osaka in un ristorante giapponese di cucina italiana e sottoposti a un pranzo stile trebbiatura, cioè con tante portate, e infine riportati in albergo. Qui ci aspettava l’importatore principale che ci condusse a cena in un locale tradizionale, seduti per terra con davanti la griglia per cucinare il pesce vivo. Mio fratello non ce la fece, e si allontanò. Lo avvistammo più tardi mentre dormiva sdraiato in un vicolo accanto al ristorante. Credevo di non ritrovarlo più, poveretto!».
Bernetti è un fiume in piena e non si trattiene da raccontarci un terzo episodio, stavolta come teatro Berlino al tempo della Germania Est. «In occasione della tradizionale fi era Grü ne Woche, il carissimo amico e nostro agente Augusto Biscardo, appassionato di ceramiche tedesche, mi propose di andare nella parte orientale dove anziane nobildonne vendevano a poco prezzo oggetti interessanti. Il rischio era che i Vopos, la polizia che sorvegliava il Muro, potessero fermarci al passaggio. E infatti ci fermarono, ci portarono in una garitta, ci perquisirono, e solo dopo due ore e una severa ramanzina ci rilasciarono non senza prima averci sequestrato la merce. Non ci siamo più tornati».

camp pubbl

Una campagna pubblicitaria degli anni Novanta per il mercato inglese

Lasciando da parte i ricordi e gli episodi curiosi, Massimo Bernetti riconosce che il successo delle esportazioni è dovuto in gran parte agli importatori e ai ristoratori italiani. «Pensi che questi ultimi», ci dice, «dopo lo scandalo metanolo del 1986 servivano ai loro clienti solo vini italiani per dimostrare la bontà e la qualità dei nostri prodotti».
Negli ultimi tempi i vini di Umani Ronchi hanno conquistato, oltre al Giappone, anche Cina, Corea del Sud e Singapore seppure all’inizio le richieste erano per vini di basso prezzo. Oltre ai bianchi, con il Verdicchio dei Castelli di Jesi su tutti, sono richiesti anche i rossi, a cominciare dal Montepulciano d’ Abruzzo che Umani Ronchi produce nella propria azienda abruzzese Montipagano. Poi vengono i top di gamma, dal Rosso Conero ai prestigiosi Cúmaro e Pelago. Proprio questi ultimi due vini hanno contribuito a dare un’immagine internazionale alla dinamica azienda di Osimo. Nel 1988 il Cúmaro e nel 1997 il Pelago hanno vinto premi all’International Wine Challenge di Londra. Il Pelago, prodotto per la prima volta nel 1994 dopo l’inizio della consulenza di Giacomo Tachis,

I Bernetti con Veronelli

Massimo e Michele con Luigi Veronelli

sbaragliò il campo dei 4.800 vini rossi partecipanti aggiudicandosi tre trofei: miglior vino italiano, miglior vino assoluto, miglior vino al primo anno di produzione. «La notizia di questo exploit», commenta Massimo Bernetti, che già da alcuni anni ha passato il testimone della Umani Ronchi al figlio Michele, «uscì sui principali giornali internazionali, e questa fu per noi una grossissima soddisfazione».

1957 Gino Umani Ronchi fonda l’azienda agricola a Cupramontana, nella zona del Verdicchio.

1959 Entrano in società Roberto Bianchi e suo genero Massimo Bernetti con Gino Umani Ronchi. Iniziano le esportazioni in Inghilterra.

Michele B Spurrier

Michele Bernetti ritira il Regional Trophy per il Cùmaro 2004

1973 La società prende il nome di Azienda Vinicola Umani Ronchi Spa.

1977 Massimo Bernetti riceve il Diploma dell’Accademia della Vite e del Vino dalle mani del professor Garoglio.

1988 Il Cúmaro si aggiudica una medaglia d’oro all’International Wine Challenge.

1997 Pelago 1994, prodotto con la consulenza di Giacomo Tachis, vince all’International Wine Challenge tre prestigiosi trofei: miglior vino italiano, miglior vino assoluto, miglior vino al primo anno di produzione.

2002 Acquisto in Abruzzo di Montipagano nel Teramano.

OGGI Export: 77% – Bottiglie più esportate: Montepulciano d’Abruzzo Doc, Rosso Conero, Verdicchio del Castelli di Jesi – Primi mercati: Canada, Stati Uniti, Giappone, Inghilterra e Germania.

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© Riproduzione riservata - 23/09/2011

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