Le Cantine che hanno fatto l’Italia (3): Castello di Querceto
Rincorrersi a colpi di telefono tra Milano, Firenze e Greve in Chianti, da una persona all’altra, per poi scoprire di abitare entrambi nel capoluogo lombardo a 500 metri di distanza. È quanto è successo, sul finire degli anni Settanta, ad Alessandro François, proprietario del Castello di Querceto, e Neil Empson, commerciante di vino neozelandese trapiantato da tempo in Italia. Il perché di questo rincorrersi? Semplice. Empson aveva assaggiato il Chianti Classico 1970 dell’azienda grevigiana al Ristorante del Sole di Maleo, locale storico gestito dall’indimenticato Franco Colombani. Gli era piaciuto molto e così aveva deciso di conoscerne il produttore per proporgli di esportarlo negli Stati Uniti. Una volta incontratisi, l’affare è stato concluso e il Chianti Classico Castello di Querceto venduto prima in California che in Italia.
Ma com’era finita quell’etichetta sulle tavole del Sole se ancora non era distribuita sul mercato nazionale? «In modo del tutto casuale», ci racconta Alessandro François. «Per motivi di lavoro mi spostavo da Milano, dove abitavo, a Cremona e avevo scelto il ristorante di Colombani come mensa di lusso per pranzare a metà strada. Un giorno gli parlai della mia intenzione di occuparmi dell’azienda di famiglia in Toscana, lasciata per troppo tempo nelle mani del fattore. Fu così che gli proposi di assaggiare il nostro vino, un Chianti Classico del 1970 ancora in botte. Gli portai una bottiglia, e dopo una settimana mi chiese quante bottiglie ne avessi. “Circa 900”, risposi. “Le compro tutte!”. Decisi di dargliene la metà. “Qual è il prezzo?”. Avevo una vaga idea di quanto potesse costare il Chianti Classico, forse sulle 700-800 lire, però gli dissi: “Fai tu”. “Ti vanno bene 4 mila lire a bottiglia? Mai bevuto un Chianti Classico così buono”, disse Franco».
Quella botte, lasciata in disparte dal fattore che poco si occupava di vendere il prodotto imbottigliato, conteneva il vino della vigna La Corte, Sangiovese in purezza, la prima piantata da Carlo François, nonno di Alessandro, dopo l’acquisto del Castello di Querceto avvenuto nel 1897. E sempre di quella vigna era il Chianti Classico vendemmia 1904 che nel 1997 stupì una trentina di giornalisti internazionali in occasione di una fantastica “verticale” che si svolse a Querceto per festeggiare il centenario della proprietà. Oggi nel sancta sanctorum della vecchia cantina ne restano ancora sei bottiglie. Chi scrive queste note ha avuto il privilegio di assaggiare quel vino due volte, nel 1984 e nel 1997. La seconda era addirittura migliore!
Nei primi decenni del secolo scorso Carlo François si adoperò molto per dare un’impronta moderna all’azienda, tanto che fu tra i primi in Toscana a piantare vigne in coltura specializzata. Un riconoscimento lo ebbe perfino dall’ Argentina, dove nel 1910 vinse una medaglia di bronzo in un concorso internazionale. Suo figlio Tito era meno appassionato di lui all’agricoltura, come molti signori del suo tempo, e quindi, delegando l’attività ai fattori, non riscosse gli stessi risultati. Per la famiglia François, d’altra parte, Querceto era soprattutto la residenza di campagna dove trascorrere le vacanze estive.
La rinascita dell’azienda arriva perciò alla fine degli anni Settanta quando Alessandro, figlio di Tito, ingegnere a Milano, prende coscienza che è un delitto non sfruttare una proprietà siffatta nel cuore del Chianti Classico. Ed è proprio il giudizio positivo sul vino da parte di Franco Colombani e la disponibilità di Neil Empson a venderlo negli Stati Uniti a convincerlo ad abbandonare la professione per dedicarsi completamente a Querceto. Un progetto in cui coinvolge anche una quindicina di amici con i quali dà vita a una società. Dai 5 ettari di vigna originari, in poco tempo ne vengono piantati altri 35. Oggi sono in tutto 60.
«La mia prima vendemmia è stata il 1978», spiega Alessandro, che fin da subito ha coinvolto nell’avventura chiantigiana sua moglie Antonietta Corsi, «e anch’io ho continuato a vinifi care separatamente le uve Sangiovese
della vigna La Corte, considerato uno dei primi SuperTuscan. Dopo aver iniziato a esportare negli Stati Uniti ho cominciato a girare l’Europa in auto; all’inizio ricevendo cocenti delusioni, sia perché non eravamo conosciuti sia perché l’immagine del vino italiano era stata rovinata dagli imbroglioni. Difficile anche parlare di prezzi, perché ti sentivi rispondere: “Ma io a un prezzo appena doppio del tuo posso comprare un vino francese!”. Comunque, pian piano, era il 1985, ho cominciato a vendere in Germania tramite piccoli importatori. Poi si sono aperti i mercati di Svizzera, Olanda e Belgio, e grazie alle fi ere come Vinitaly e Vinexpo ho allacciato contatti con importatori d’Oltremare».
Importanti sono state anche le presentazioni e le degustazioni promosse dalla Regione Toscana e da altri enti nei Paesi dell’Est asiatico. In pochi anni, dal 1989 al 1993, Castello di Querceto ha cominciato la distribuzione in Giappone, Hong Kong e Corea del Sud. Oggi i suoi vini sono presenti in 45 Paesi, che salgono a 55 se si considerano altri dove le spedizioni sono saltuarie. Tutti Paesi che Alessandro e Antonietta, entrambi amanti dei viaggi, visitano per lavoro. Sia che partano in aereo o in macchina, i coniugi François hanno sempre le valigie pronte.
Soddisfazioni vengono anche dai premi ricevuti nei più importanti concorsi enologici internazionali, così come gli alti punteggi ottenuti da guide e riviste specializzate. «Ricordo», dice Alessandro, «la prima volta che ho vinto due medaglie, una d’oro e una d’argento, al Concorso mondiale di Bruxelles in una delle prime edizioni, come pure l’inserimento del nostro Chianti Classico Riserva per due volte nella classifica Top 100 di Wine Spectator».
«Oggi la situazione è molto positiva», dice, «perché siamo usciti dalla crisi senza perdere quote di mercato pur sacrificando i margini per restare competitivi. Margini che adesso stiamo cercando di ricostruire. Nei contatti all’estero è impegnato anche mio genero Marco Fizialetti: per vendere vino in maniera corretta occorre infatti avere una presenza continua non solo con gli importatori, bisogna mostrare la faccia anche ai consumatori fi nali». E tra i consumatori eccellenti c’è anche l’ex presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva. Ma per adesso François non l’ha ancora incontrato…
1897 Carlo François, discendente di un’antica famiglia di origini francesi
che ha annoverato tra i suoi membri il famoso archeologo Alessandro, “scopritore” del vaso attico nella necropoli etrusca di Chiusi nel 1845.
1904 Vendemmia storica dal vigneto La Corte, Sangiovese in purezza, di cui restano in cantina al Castello ancora sei esemplari.
1978 Alessandro François rilancia l’azienda ed esporta il Chianti Classico negli Stati Uniti.
1989 Si aprono i primi mercati in Estremo Oriente iniziando dal Giappone.
OGGI Export: 92% – Bottiglie più esportate: Chianti Classico Docg base e Riserva 400.000 bottiglie; Chianti Classico Docg Il Picchio, Cignale, La Corte, Querciolaia, Il Sole di Alessandro 60.000 bottiglie – Primi mercati: Usa, Germania, Russia, Corea del Sud, Svizzera e Inghilterra.
Tag: Alessandro François, Castello di Querceto© Riproduzione riservata - 09/09/2011