Le Cantine che hanno fatto l’Italia (2): Bolla

Le Cantine che hanno fatto l’Italia (2): Bolla

Per gli americani il termine Soave Bolla ha identificato per decenni il vino italiano. «Non solo», spiega oggi Emilio Pedron, presidente del Consorzio dei Vini di Valpolicella e per lunghi anni amministratore delegato del Gruppo Italiano Vini, attuale proprietario della storica azienda veronese, «ma in passato abbiamo organizzato più di un convegno per sapere se era più importante, agli occhi soprattutto del consumatore d’oltreoceano, la parola Bolla o invece Soave. Ebbene, quasi sempre è risultata vincente Bolla. Poi, con lo sviluppo delle Doc, il nome Soave ha preso il sopravvento, anche se oggi vogliamo che torni a essere Bolla la voce più significativa».

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La pubblicità della Cantina a Broadway, New York

Poche Case vinicole, insomma, possono vantare tradizioni pionieristiche del made in Italy come la Bolla, le cui origini risalgono alla fine dell’Ottocento. La prima cantina, infatti, fu costituita a Soave nel 1883 da Abele Bolla, proprietario della locanda Al Gambero e uomo dalle mille iniziative. Il suo spirito pionieristico e la sua volontà determinarono dunque la nascita della prima azienda vinicola di famiglia, dopo che per anni aveva svolto anche l’attività di mediatore del vino. Un ottimo lavoro, il suo, tanto da ottenere il primo riconoscimento ufficiale nel 1909 quando alla fiera di Bologna i suoi vini di qualità si meritarono una medaglia d’oro.
A ricordare i vecchi tempi è Pino Bolla, 91 anni, nipote del fondatore, dalla memoria di ferro: «Ad Abele seguirono i figli Albano e Giulio: il primo si occupò dei vigneti a Soave, mentre il secondo aprì e portò alla fama il bar Il Calice a Venezia, facendone il ritrovo più in voga dell’epoca». Una grande famiglia, quella dei Bolla, con tanti figli e nipoti. Luigi, il padre di Pino, va a lavorare in Sud America, mentre il fratello Alberto nella più vicina Svizzera. Sarà proprio lui a trasferirsi negli anni Trenta in Valpolicella e ad aprire una nuova cantina. Accanto alle bottiglie di Soave nascono quindi le prime etichette di Valpolicella, cui seguiranno quelle di Bardolino.

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Abele Bolla a fine Ottocento apre una cantina per la vendita di vini locali

Nel 1939 Bolla è una delle poche aziende vinicole a ottenere dalla Casa Reale Savoia il brevetto per potersi fregiare dello stemma reale.
Siamo nel momento in cui i vini veronesi cominciano a farsi conoscere anche all’estero e dell’utilizzo del cosiddetto “fiasco Bolla”, il nuovo contenitore concepito dalla Vetreria Etrusca di Montelupo Fiorentino espressamente per i vini della Bolla. «Nel 1946 avviene la svolta per le nostre esportazioni negli Stati Uniti», dice ancora Pino Bolla. «È quando Ercole Sozzi, proprietario del Fontana Hollywood, rinomato ristorante di New York, viene in visita alle cantine Bolla. Sorpreso positivamente dalla qualità della gamma dei nostri vini e dall’organizzazione dell’azienda, Sozzi fa un grosso ordine che contribuisce ad accelerare l’introduzione dei vini Bolla nel mercato statunitense. Inoltre, nel 1951 l’azienda entra a far parte della Camera di commercio statunitense e quattro anni più tardi riceve lo stesso riconoscimento da quella britannica».

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La cantina costruita da Alberto Bolla negli anni Trenta

Nel 1953, per l’80˚ compleanno di Alberto Bolla, i familiari organizzano una festa all’Hotel Cavalieri di Milano dove figli e nipoti sorprendono il nonno imbottigliando il suo vino prediletto con etichetta Recioto Amarone, Riserva del Nonno, annata 1950. «Proprio da questa felice intuizione», ricorda Pino Bolla, «iniziò la fortuna dell’Amarone: i primi a commercializzarlo fummo proprio noi».
Dopo gli Stati Uniti, i vini della famiglia entrano su nuovi mercati, inizialmente in Canada e poi in Sud America fino al Sud Est asiatico. Intanto, gli estimatori dei vini Bolla crescono, e anche il mondo del cinema contribuisce al suo successo. Si racconta che nel 1958 Frank Sinatra si rifiutò un giorno di mettersi a tavola in un famoso ristorante senza il Soave Bolla.
bolla 5L’appeal del marchio veronese è tale che nel 1955 la multinazionale Brown-Forman Corporation (proprietaria di marchi quali Jack Daniel’s, Tuaca, ecc.), con sede in Kentucky, chiede di diventare il distributore di Bolla per il mercato americano mentre nel 1971 ne acquista addirittura il 40% delle quote.
Con il passare degli anni l’espansione all’estero si rafforza, ottenendo rilevanti riconoscimenti ufficiali. Nel 1997 Rudolph W. Giuliani, sindaco di New York, indice un incontro per celebrare i 50 anni di presenza del marchio Bolla nel mercato statunitense e tre anni dopo la Cantina veronese viene acquisita totalmente da Brown-Forman Corporation.
Non passa molto tempo, però, che alla fine la storica azienda fondata nel 1883 da Abele torna in mani italiane grazie all’acquisizione da parte del Gruppo Italiano Vini. «In effetti il marchio aveva perso parte della sua identità territoriale», spiega Emilio Pedron, «poiché la Brown-Forman aveva gestito l’azienda in funzione del mercato americano e non della zona di produzione italiana. La gamma, infatti, comprendeva anche vini non veronesi e dunque era stata persa parte dell’originalità del prodotto».
Ed ecco che alla fine del 2006 il Gruppo Italiano Vini compra dapprima la parte produttiva, vigneti e cantine, e successivamente, nel 2008, anche il marchio e la distribuzione in tutto il mondo. Nel mercato Usa questi ultimi vengono affidati alla Banfi Vintners della famiglia Mariani.

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Sofia Loren con una bottiglia di Soave Bolla

«Per noi è stata davvero una grande soddisfazione», aggiunge Pedron, «aver riportato in Italia un pezzo di storia del nostro vino. Abbiamo subito provveduto a sistemare la qualità dei prodotti secondo il nostro punto di vista portando il marchio a diventare il numero uno del Gruppo sul piano commerciale. Crediamo al nome Bolla e al Soave come motivo di rilancio di quello che è stato il successo degli anni Settanta-Ottanta. D’altra parte, in questo momento i vini veronesi sono tra i più attraenti d’Italia».
Oggi il nuovo progetto Soave Retrò rende omaggio alla storia della centenaria Cantina e dei suoi prodotti. La bottiglia veste la celebre etichetta che il Soave Bolla aveva negli anni Settanta. Un tributo in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità nazionale.

1883 Abele Bolla, oste della locanda Al Gambero di Soave, apre una cantina per la vendita di vini locali.

1930 Alberto Bolla, figlio di Abele, costruisce una nuova cantina a Soave e inizia anche la produzione di vini della Valpolicella.

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Il grande Marcello Mastroianni con alle spalle un manifesto firmato Bolla

1949 Ercole Sozzi, proprietario del ristorante Fontana Hollywood di New York, diventa importatore dei vini Bolla negli Usa.

1955 Inizia la collaborazione con la Brown-Forman Corp. per l’importazione e la distribuzione negli Stati Uniti.

1971 La Brown-Forman Corp. acquista il 40% delle azioni Bolla e contribuisce alla diffusione del marchio sui mercati mondiali.

2006-2008 Il Gruppo Italiano Vini acquisisce dalla società americana prima la parte produttiva e quindi il marchio e la distribuzione, consentendo così il ritorno in mani italiane della storica azienda veronese.

OGGI Export: 80% – Bottiglie più esportate: Pinot grigio 2.400.00, Valpolicella 2.100.000, Soave 680.000, Ripasso 165.000, Amarone 141.000 – Primi mercati: Stati Uniti, Canada, Inghilterra e Giappone.

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© Riproduzione riservata - 06/06/2011

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