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I wine kit sono fuorilegge. Vinta la battaglia a tutela del vino italiano

20 Marzo 2020 Civiltà del bere
I wine kit sono fuorilegge. Vinta la battaglia a tutela del vino italiano
wine kit vino in polvere condanna

Finalmente si scrive la parola fine alla lunga vicenda giudiziaria contro i wine kit. La Cassazione chiude la querelle giudiziaria confermando la sentenza della Corte di Appello penale di Bologna e dunque la sussistenza dell’illecito.

Il wine kit è illegittimo: lo dice la Cassazione. Trae in inganno il consumatore, evocando una inesistente origine italiana, e un’altrettanto inesistente provenienza da mosti di vini Doc. È questo, in sintesi, il giudizio della Corte Suprema di Cassazione sui “wine kit”, prodotti fai-da-te che contengono tutto il necessario per riprodurre a casa il proprio vino preferito, partendo da una polverina.

Uno dei tanti wine kit in vendita online

Federdoc: una vittoria a tutela della qualità (e dei consumatori)

«Dopo anni di battaglie legali contro questi famigerati wine kit, che avrebbero causato un danno di almeno 200 milioni di euro al settore vinicolo nazionale, apprezziamo fortemente questo risultato». Si dichiara soddisfatto Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc (che con Cia-Agricoltori Italiani si era costituita parte civile nel processo). «Si va nella direzione della trasparenza e della tutela del consumatore, ma anche della salvaguardia del vino italiano a livello internazionale, su cui siamo da sempre in prima linea».

Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc

Dal 2016 a oggi, la battaglia contro i wine kit

Dopo l’assoluzione da parte del Tribunale di Reggio Emilia, a febbraio 2016, la querelle giudiziaria è proseguita fino a maggio 2019, quando la Corte d’Appello di Bologna aveva ribaltato l’esito, condannando uno degli imputati per il reato di “vendita di prodotti con segni mendaci”. Una sentenza, quest’ultima, ora confermata dalla Corte Suprema di Cassazione. «Abbiamo agito con costanza e decisione, fornendo delle tesi valide che non a caso sono state accolte dalla Corte di Appello di Bologna e adesso ulteriormente avvalorate dalla Corte Suprema di Cassazione, che ha confermato appieno la sussistenza dell’illecito», conclude Ricci Curbastro.

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