Addio a Pino Khail

Addio a Pino Khail

Ieri è deceduto il nostro direttore Pino Khail. Lo scriviamo così, senza perifrasi, perché così avrebbe voluto.

Dopo una breve malattia, all’età di 83 anni, si è spento a Milano, dove viveva e lavorava da oltre mezzo secolo. Fondatore di Civiltà del bere nel 1973, aveva mosso i primi passi nel giornalismo, giovanissimo, al quotidiano Il Piccolo della sua amata Trieste. Uomo di marketing, oltre che giornalista, aveva lavorato tra gli altri alla Fiera di Trieste e aveva avviato l’ufficio commerciale di Trieste a Vienna, centro economico di primaria importanza nel Dopoguerra.

IMG_1287Per molti anni si occupò di pubblicità, anche come dirigente alla Sipra, concessionaria della Rai, dove ricoprì un ruolo di primo piano, e poi all’Editoriale Domus, dove al fianco dell’editore Mazzocchi realizzò svariate iniziative promozionali, avviando anche il mensile Quattrosoldi. Con una propria agenzia seguì le campagne pubblicitarie di alcune importanti aziende. Particolarmente nota la serie di spot della Grappa Bocchino con Mike Bongiorno, il cui pay-off è citato ancora oggi: “sempre più in alto!”. In quel periodo maturò l’idea di fondare una rivista “in difesa della qualità”, in un momento buio per il vino italiano di pregio e, con l’amico Giaci Furlan, conosciuto alla Domus, e con Vincenzo Buonassisi, firma autorevole del Corriere della Sera, fondò Civiltà del bere, cui ha dedicato con passione gli ultimi 37 anni di vita.

Pragmatico e intuitivo, Pino Khail sapeva guardare oltre le difficoltà contingenti e sorvolava il chiacchiericcio puntando alla sostanza. Giaci Furlan lo definì “il fattore K”, il terzo occhio. Pino Khail amava ripetere “sono i dettagli che trasformano un successo in un trionfo”: era la ricetta delle sue iniziative, nulla doveva essere lasciato al caso.

Immagine 1E’ stato un maestro, un direttore vero, a volte duro ma con la rara capacità di indicarti la via d’uscita quando, messo alla prova, ti sentivi in un vicolo cieco. Un amico enologo lo definiva “il giornalista con la cravatta”, sottolieandone lo stile e il garbo in un mondo di urlatori. Se tardavi di 10 minuti, ti ricordava che “la puntualità è la virtù dei re” oppure, se il ritardo era particolarmente vistoso, lamentava che avrebbe voluto esporre un cartello: “i Signori Giornalisti sono pregati di non andarsene prima di essere venuti”.

Anticonformista, non credeva nelle mode e detestava l’autocelebrazione. Aveva ricevuto decine di premi, come si può leggere nel curriculum pubblicato in questo nostro sito, ma quando lo raggiungeva la notizia di un nuovo riconoscimento si schermiva, con autentica modestia, e per scaramanzia diceva che certe medaglie puzzano  di fine carriera. E lui, sulla tolda della nave fino a oltre gli 80 anni, non voleva saperne di deporre la penna.

 


© Riproduzione riservata - 30/03/2011

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