Zonazione in Alto Adige: 86 Uga già a partire dalla vendemmia 2024

Zonazione in Alto Adige: 86 Uga già a partire dalla vendemmia 2024

Queste aree più ristrette e dotate di maggiore omogeneità potranno essere indicate in etichetta al fianco della denominazione. È prevista una riduzione del 25% della quantità di uva raccolta rispetto a quella consentita dal disciplinare della Doc Alto Adige. Molti nomi storici risalgono al Catasto Teresiano del XVIII secolo.

Con la conferma ufficiale da parte del Masaf di 86 singole zone documentate fin nei minimi dettagli, il settore vinicolo dell’alto Adige compie un ulteriore passo in direzione dell’unicità: la suddivisione del territorio di produzione in zone molto più ristrette e dotate di maggiore omogeneità, per arrivare ad indicare in etichetta il nome di queste aree al fianco della denominazione Alto Adige Doc, accompagnata da una riduzione del 25% della quantità di uva raccolta rispetto a quella consentita dalla Doc Alto Adige.
«Nelle varie località vinicole si sono formate commissioni composte da agronomi, enologi, viticoltori, produttori ed esperti di storia della viticoltura», afferma il presidente del Consorzio Vini Alto Adige, nonché presidente della Cantina Kurtatsch Andreas Kofler. «A loro è stato assegnato il compito di suddividere le varie zone e decidere quali fossero i vitigni più adatti alle varie parcelle».

Un po’ di storia

Dal 1980, i vini dell’alto Adige imboccano una fase di profondo rilancio. Questo grazie a un gruppo di vignaioli animati da grande coraggio e lungimiranza, che scelgono con coerenza la strategia dell’innovazione qualitativa, attraverso soprattutto la vinificazione delle uve per vigneto e la riduzione drastica delle rese. Dal 2007 si organizzano nel Consorzio Vini Alto Adige, affermandosi come zona di produzione italiana più apprezzata per i vini bianchi, come dimostra il gran numero di premi e riconoscimenti in rapporto alla superficie coltivata.
Nel 2014  con l’introduzione  della menzione “vigna”, riservata ai vigneti storici, la denominazione d’origine diventa ancora più rilevante. Infatti, per poter beneficiare di quest’appellativo, le parcelle fondiarie devono avere caratteristiche omogenee per sistema d’allevamento, età delle viti, densità d’impianto e vitigno coltivato. Inoltre, le loro uve devono essere vendemmiate e vinificate separatamente dalle altre: ogni “vigna” (attualmente 40 con una superficie totale di circa 60 ettari) prende il nome dalla toponomastica della cartografia ufficiale.

Fino a cinque vitigni ammessi in ogni Uga

Il direttore Eduard Bernhart ci tiene, altresì, a precisare quanto sia importante per il viticoltore continuare a coltivare (anche nelle Uga definite) i vitigni ammessi in Alto Adige. E aggiunge: «A seconda della Uga, possono esserci anche fino a cinque varietà diverse. Ma ci sono Uga per le quali sono stati selezionati solo uno o due vitigni».
In tale areale, i vigneti seguono idealmente lo sviluppo dei due fiumi principali, l’Adige e l’Isarco, costeggiandoli per quasi 90 km sul loro corso, dalle Alpi a Nord fino alla piana pedemontana a Sud, dove regna una flora di impronta mediterranea.

Il legame con la storia

Come evidenzia il vicepresidente del Consorzio Vini Alto Adige, nonché titolare della Tenuta J. Hofstätter di Termeno Martin Foradori i principi ispiratori sono stati molteplici, riconducibili a una linea guida generale che si identifica nella combinazione unica di fattori naturali e umani, oltre quindi al microclima, all’irraggiamento solare, alla pendenza del terreno, alle correnti ascensionali calde, alla circolazione dell’aria e alle precipitazioni: «Abbiamo attribuito enorme importanza anche al legame che queste zone hanno con la storia. Grazie al Catasto Teresiano della metà del XVIII secolo siamo riusciti a risalire ai nomi storicamente attribuiti alle zone di coltivazione».

Val Venosta, Valle Isarco e i comprensori di Merano e Bolzano


La Val Venosta (circa 32 ha con altitudine tra i 500 e 800 m), situata nel lembo nordoccidentale, è la sottozona di produzione con le precipitazioni più scarse e la produzione più bassa: la caratteristica principale è l’ardesia da disgregazione, poi granito e gneis, con terreni poveri e sabbiosi. A Naturno (Uga Naturnser) le uve permesse saranno Pinot bianco, Riesling e Pinot nero.
La Valle Isarco (260 ha tra i 400 e 800 m), anch’essa ubicata a Nord, dove le viti radicano in un terreno di roccia primitiva composta da ardesia mica disgregata (fillite quarzifera) e solo in parte ardesia, con terreni sabbiosi di ghiaia, è considerata una roccaforte dei vitigni bianchi: non a caso a Velturno (Uga Schrambach) sarà ammesso solo il Sylvaner.
Nell’area che circonda la città di Merano (350 ha tra i 300 e gli 800 m), che beneficia di un clima mite, l’Uga Freiberg concederà l’utilizzo di Sauvignon, Pinot bianco e Pinot nero. Nella conca torrida di Bolzano (700 ha tra i 250 e i 900 m), dove il suolo viticolo è composto principalmente da roccia vulcanica, ovvero porfido rosso, spesso e volentieri mescolato ad argilla e sabbia, l’Uga Gries vedrà la concessione di Lagrein, Merlot e Cabernet.

Val d’Adige, Oltradige, Bassa Atesina, Termeno, Egna e Montagna

Nella Val d’Adige (330 ha tra i 250 e i 900 m), la base è il porfido rosso di origine vulcanica (Uga Vorberg – Pinot bianco, Chardonnay e Sauvignon), mentre la pietra calcarea permeabile è di casa, per esempio, a Nalles (Uga Sirmian) con lo stesso uvaggio consentito.
Nell’Oltradige (1700 ha tra i 300 e i 700 m) domina la roccia calcarea e porfirica e i terreni sono perlopiù acidi di origine morenica nei pressi di Cornaiano (Uga Girlan, Pinot bianco, Chardonnay, Sauvignon, Schiava, Pinot nero). Infine, nella Bassa Atesina (1820 ha tra i 200 e i 1000 m), dove si trova anche l’argilla rossa, è la roccia calcarea e dolomitica a fare da padrona: a Termeno (Uga Tramin – Söll, St. Jacob, Rungg e Plon) è il Gewürztraminer a sfoggiare la sua classe inimitabile; mentre Egna (Uga Mazon) e Montagna (Uga Glen) sono invece considerate le roccaforti del Pinot nero.

Foto di apertura: © Pfitscher

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© Riproduzione riservata - 24/10/2024

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