Senza confini Senza confini Anita Franzon

Tignanello e Masseto tra i migliori terroir al mondo secondo la Top 10 di Wine Spectator

Tignanello e Masseto tra i migliori terroir al mondo secondo la Top 10 di Wine Spectator

I redattori senior della celebre testata americana sono stati chiamati a selezionare i distretti più emblematici e riconosciuti universalmente per la loro unicità. Tra questi anche i due celebri vini-vigneti toscani.

Nella Top 10 di Wine Spectator spiccano due grandi vigneti italiani, Tignanello e Masseto, ma altri tra Toscana e Piemonte sono stati citati tra i migliori, includendo grandi nomi come Montosoli a Montalcino, Rocche di Castiglione a Castiglione Falletto e Rabajà a Barbaresco.

Tutto inizia dalla vigna

Esiste un forte legame tra terreni, posizione, clima e storia che rende alcuni luoghi ideali per la coltivazione di uve eccezionali. È il terroir, che resiste alla prova del tempo e permette di elevare certi vini a icone. A tal proposito, i collaboratori più esperti di Wine Spectator hanno individuato decine di siti, ma l’elenco è stato ristretto concentrandosi su luoghi che non solo possono contare su terreni unici e microclimi speciali, ma che abbiano una storia documentata di eccellenza. Molti di questi vigneti non solo hanno dato vita a vini leggendari, ma hanno plasmato il mondo del vino rivitalizzando regioni dimenticate o addirittura cambiando il modo di pensare il vino stesso.

Tignanello: esempio di terroir ideale

Tignanello di Antinori è un esempio di terroir ideale che si è unito all’innovazione umana per cambiare la storia del vino pregiato”, si legge su Wine Spectator, che descrive il famoso vigneto nel cuore del Chianti Classico come la culla dei vini di Antinori, ma anche come la leva per la rinascita di questa storica regione vinicola a partire dagli anni Settanta del secolo scorso.
Dopo aver aiutato lo zio Mario Incisa della Rocchetta a creare il Sassicaia, Piero Antinori e il suo enologo Giacomo Tachis hanno iniziato a pensare a come avrebbero potuto migliorare il Chianti. Hanno cercato la loro migliore fonte di Sangiovese, Tenuta Tignanello, e hanno dapprima ridotto e poi eliminato le uve bianche in precedenza impiegate nel blend per poi aggiungere il 15% di Cabernet Sauvignon e il 5% di Cabernet Franc coltivati nell’adiacente vigneto Solaia. “Tignanello ha così aperto gli occhi del mondo su ciò che la Toscana poteva fare”, scrive ancora la rivista americana.

Masseto e l’intuizione di Tchelistcheff

Masseto si trova Bolgheri, su dolci colline a pochi chilometri dal mare e quando l’enologo André Tchelistcheff guardò per la prima volta il terreno capì immediatamente che si trattava di un sito speciale: gran parte dei suoli di Bolgheri è un mix di sabbia e argilla, ma questa porzione di poco più di 6 ettari contiene argilla risalente al Pliocene spinta in superficie durante l’attività tettonica che ha creato il paesaggio ondulato della Toscana. Qui il terreno è grigio-bluastro e compatto e all’enologo ricordò Pomerol, noto per il suo Merlot. L’abbondante luce solare combinata con le brezze del Mar Tirreno ha aggiunto ricchezza alla natura speciale del luogo e ben presto Masseto è diventato il Merlot più iconico e ambito d’Italia, nonché uno dei migliori vini al mondo.

Dalla Borgogna in rosso

La Francia è l’altra grande protagonista di questa lista. Come non citare per primo Romanée-Conti a Vosne-Romanée, in Borgogna, che con la sua lunga e travagliata storia è il perfetto esempio dell’importanza del terroir. Già nel 1794 un catalogo per la vendita all’asta lo descriveva in questo modo: “È un vigneto famoso per l’eccellente qualità del suo vino. La sua posizione nel territorio vitivinicolo di Vosne è la più vantaggiosa per la perfetta maturazione delle uve; riceve i primi raggi di sole in tutte le stagioni”.
L’altitudine varia da 250 a 280 metri slm, nella parte centrale della collina il terreno è in pendenza, ma non è ripido come i vigneti più vicini alla cima, né pianeggiante come quelli dei villaggi sottostanti ed è esposto perfettamente verso sud-ovest, mentre un avvallamento nel pendio appena a nord attira l’aria fredda verso la valle e lontano dalle viti. I vini che produce sono probabilmente l’espressione più rinomata di Pinot nero e l’ex enologo del Domaine de la Romanée Conti lo definì come “un altro mondo”.

Alla Borgogna in bianco

Ma ciò che Romanée-Conti è per la Borgogna rossa, Montrachet nella Côte de Beaune è per la Borgogna bianca: ovvero la massima espressione dello Chardonnay. Questo luogo fa emergere tutti i diversi aspetti dell’uva: ricchezza, mineralità, vivacità, eleganza e longevità. Ci sono 31 Grand Cru sulla Côte d’Or, ma solo sei sono piantati con Chardonnay: uno è Montrachet e altri quattro sono vigneti che lo circondano. A differenza di Romanée-Conti, la grandezza di questa parcella di appena 8 ettari è dimostrata da più produttori: 16 diverse aziende vinicole possiedono 27 appezzamenti, 25 dei quali sono più piccoli di un ettaro.

Poi Bordeaux e la Valle del Rodano

Ma non è da meno L’Enclos a cavallo del confine tra Pauillac e St.-Julien, nella regione di Bordeaux, con terreni ghiaiosi che risalgono a 38 milioni di anni fa. L’Enclos fu coltivato per la prima volta nel 1604 e oggi i proprietari sono Château Léoville Las Cases, la cui porzione è esposta a nord conferendo ai vini grande finezza, e Château Latour, la cui porzione è leggermente esposta verso sud e vini contraddistinti da un seducente fruttato. La Landonne, nella Côte-Rôtie della valle settentrionale del Rodano fino a poco più do 50 anni fa era, invece, in stato di abbandono.
Quando, nel 1946, Etienne Guigal fondò l’omonima cantina, nessuno voleva l’uva locale, preferendo di gran lunga puntare sulla produzione di albicocche. Nessuno, d’altronde, voleva più coltivare l’uva con pendenze che in alcuni punti toccano il 60%. Ma qui, oggi, i terreni e l’esposizione contribuiscono alla produzione di Syrah con bucce spesse che danno origine a vini ricchi e strutturati, da lungo invecchiamento.

Fino alla California

Per i migliori vigneti secondo Wine Spectator bisogna poi volare fino in California, dove si trovano To Kalon e J.J. Cohn Ranch entrambi nella Napa Valley e custodi dei Cabernet Sauvignon più venerati al mondo. J.J. Cohn Ranch è il frutto del lavoro di Joe Cohn, che aveva fatto carriera a Hollywood producendo successi come Ben Hur e Il mago di Oz e che aveva inizialmente acquistato il terreno a Rutherford per le sue vacanze.
Oggi, invece, la porzione del vigneto poi piantato da Cohn nel 1945 appartiene al nipote Bret Lopez e a sua moglie Mimi DiBlasio: i due qui ottengono l’etichetta Scarecrow. Mentre To Kalon – che in greco significa “luogo di massima bellezza” – è così iconico da portare in tribunale i viticoltori che si contendono il diritto di scrivere il suo nome sulle etichette; è, inoltre, il luogo in cui Robert Mondavi decise di fondare la cantina vinicola che avrebbe definito il vino americano moderno. Oggi, la società madre della Robert Mondavi Winery, Constellation Brands, afferma che To Kalon è un marchio registrato, non un luogo, e solo poche aziende vinicole sono autorizzate a usarne il nome.

Passando per il Portogallo e la Germania

Il vigneto Quinta do Noval Nacional nella valle del Douro, in Portogallo, è un altro esempio di terroir unico con viti piantate su strette terrazze aggrappate a ripide pareti affacciate sul fiume sottostante; si tratta di 6.000 viti a piede franco per la maggior parte risalenti al 1924. Infine Wehlener Sonnenuhr nella Mosella, in Germania, è simbolo del Riesling e del duro lavoro per ottenerlo: il vigneto, tutto lavorato rigorosamente a mano, è incastonato in una roccia di ardesia blu che ricopre un pendio affacciato sulle acque sottostanti con una pendenza del 70%.
I vigneti esposti a sud riflettono il sole portando alla produzione di vini complessi e molto espressivi. Sonnenuhr significa meridiana e, non a caso, le vigne sono dominate da una meridiana dipinta su uno sperone di roccia: l’opera che cattura a lungo la luce del sole, esattamente come le viti tutte intorno, risale al 1842 e serviva come orologio per i residenti dall’altra parte del fiume.

Foto di apertura: il vigneto Tignanello da cui nasce l’omonimo vino

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© Riproduzione riservata - 31/10/2024

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