In Italia In Italia Emanuele Pellucci

Le Cantine che hanno fatto l’Italia (3): Ambrogio Folonari

Le Cantine che hanno fatto l’Italia (3): Ambrogio Folonari

È una bella cavalcata di ricordi quella che ci aiuta a fare con lui Ambrogio Folonari, 81 anni ben portati, uno degli esponenti di una famiglia che veramente è tra le pioniere assolute del made in Italy del vino. Non c’è dubbio, infatti, che la famiglia Folonari sia stata tra le prime a commercializzare il Chianti nel mondo con il marchio Ruffino facendolo conoscere attraverso l’inconfondibile e caratteristico fiasco di vetro impagliato.

Folonari 5

1974, Ambrogio Folonari stringe la mano all'allora ministro dell'Agricoltura Mario Ferrari Aggradi durante la presentazione della prima copia di Civiltà del bere a Roma

«Proprio del fi asco vorrei parlare», ci dice Ambrogio Folonari, che dal Duemila ha lasciato la Ruffino per avviare insieme al figlio Giovanni la nuova società, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, composta da sei aziende agricole. «Mi ero appena laureato quando mio padre Nino mi mandò negli Stati Uniti. Era la prima volta che mi recavo in quel Paese; cominciai quindi a incontrare gli operatori e i consumatori. Proprio da questi ultimi mi sentivo dire: “Il vino è buono e quando l’ho fi nito uso il fi asco per farci un portalampade!”. Inutile dire che ci rimanevo male a sentire queste parole, tanto che appena tornai a casa dissi a mio padre: “Mi hai fatto studiare il vino per tutta la vita e adesso mi accorgo che lo vendiamo per via del recipiente». Ma i fiaschi di Chianti Ruffino erano già da tempo presenti sui mercati esteri, soprattutto in quelli dove maggiore era il flusso dei migranti italiani, dal Belgio alla Svizzera, dalla Germania agli Stati Uniti, fino alle colonie d’ Africa, in particolare l’Etiopia dove i vini Ruffino erano diffusi. Era un marketing che giocava anche sulla nostalgia per la madrepatria e un bicchiere di vino rosso cantando O sole mio non se lo faceva mancare nessuno. «Certo, il vino italiano non era considerato un prodotto di qualità, ma l’importante era essere presenti».

Folonari 3

1987, Ambrogio Folonari con Robert Mondavi, sua moglie Margrit, la moglie di Ambrogio Giovanna e Marco Folonari

Proseguono i ricordi: «A metà degli anni Cinquanta, e prima ancora di laurearmi», riprende a raccontare Folonari, «partivamo in macchina io, lo zio Guido e sua moglie per l’intero mese di luglio per visitare i mercati del Nord Europa, soprattutto laddove maggiore era la presenza dei nostri connazionali. Perfi no in Svezia, dove si stava affacciando qualche ristorante italiano,».
I primi cambiamenti nell’approccio ai mercati esteri arrivano nella prima metà degli anni Sessanta. «È allora che comincia la rincorsa al vino di qualità delle aziende. Un aiuto viene anche dal turismo rivolto all’estero: uscendo fuori dai confi ni gli italiani si rendono conto che altrove il vino è concepito in maniera diversa che da noi. Con il risultato che il consumatore chiedeva più qualità e il produttore era stimolato a produrre sempre meglio».
Dietro a questi stimoli anche in casa Folonari si decide di dare spazio alla fase produttiva e, come altri industriali del vino, anche la famiglia abbraccia la parte agricola acquistando dapprima la Tenuta di Poggio Casciano, nei dintorni di Firenze, poi quella di Zano e infine, nel 1971, la bellissima Tenuta di Nozzole nel cuore del Chianti Classico, oggi sede dell’impresa.

 

Lo sviluppo delle esportazioni, così come quello dell’immagine per il brand, arriva negli anni Settanta e Ottanta. «Sono gli anni pionieristici e affascinanti della “banda Khail”», dice sorridendo e con una vena di nostalgia Ambrogio

Folonari

Ambrogio Folonari con Pino Khail e il presidente dei sommelier Franco Tommaso Marchi durante la visita allo Château Jordan in California

 

Folonari, che di quelle “scorribande” in tutto il mondo è stato spesso uno dei protagonisti. «Pino Khail è stato una colonna portante del successo del vino italiano all’estero di quel periodo con Lucio Caputo, direttore dell’ufficio di New York dell’Ice. C’era un grande affiatamento tra loro e Lucio Caputo aveva sposato in pieno la causa del vino italiano quando fi no ad allora l’Ice rappresentava quasi unicamente la Fiat».
Negli anni Ottanta in Toscana il fermento produttivo è alto ed è evidente ai produttori più lungimiranti che i tempi sono maturi per offrire al mondo qualcosa di più del Chianti in  fiasco. Nascono le prime sperimentazioni al di fuori dei canoni, l’era del Chianti Classico e dei SuperTuscan. Uno dei primi a venire alla luce è opera di Ambrogio: si tratta del Cabreo Il Borgo, rosso di corpo ed eleganza grazie al blend tra Sangiovese e Cabernet Sauvignon, che diviene un emblema del Rinascimento enologico della regione. Dalla vendemmia successiva, quella del 1983, Ambrogio affianca a questo rosso anche un rivoluzionario Chardonnay in purezza, Cabreo La Pietra, quando ancora i bianchi toscani erano solo Trebbiani. Arriva poi un terzo SuperTuscan nel 1987, il Pareto della Tenuta di Nozzole, Cabernet Sauvignon in purezza. Ambrogio, sempre legato alla produzione più che alla commercializzazione, aveva intravisto negli splendidi terreni del Chianti Classico la possibilità di dare una forte impronta territoriale a vitigni diversi dal Sangiovese, che pur restava l’uva principale coltivata in azienda.

Papa-dei-vini

Ambrogio e la moglie Giovanna durante una cena della serie "I papà dei vini" che Civiltà del bere organizzava tra gli anni Ottanta e Novanta

Nel Duemila, le strade della famiglia Folonari si separano e Ambrogio decide con il figlio Giovanni di calcare l’acceleratore sulla vocazione agricola avviando una propria attività fondata solo sulla vitivinicoltura. La nuova impresa, che prende il nome di Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, mantiene le Tenute di Nozzole e Cabreo in Chianti Classico, Tor Calvano a Montepulciano, cui in seguito si aggiungono La Fuga a Montalcino, Campo al Mare a Bolgheri e Vigne a Porrona nella Doc Montecucco.«Sul piano commerciale, anche nei rapporti con l’estero, siamo ripartiti da zero», ci dice, «con l’eccezione degli Stati Uniti dove abbiamo mantenuto uno dei due importatori, Kobrand, che il nostro gruppo aveva. L’esperienza e la capacità accumulate in tanti decenni di attività non ci mancavano, per cui abbiamo ricostruito in fretta una nostra rete distributiva. Abbiamo acquisito nuovi mercati, e tra questi Russia e Cina, e oggi a occuparsene in prima persona è mio fi glio Giovanni. La passione di famiglia è anche sua e nel lavoro bisogna sempre guardare avanti, senza dimenticare quello che si ha alle spalle. Da quest’anno abbiamo deciso di avvalerci di un nuovo consulente di produzione, l’enologo Franco Bernabei, che ebbe la sua prima esperienza professionale proprio con noi, alla fattoria di Zano, nelle Tenute del Cabreo. Dopo tanti anni si riallaccia un’antica collaborazione e si rinnova un’amicizia mai interrotta. In fondo il bello di questo mondo è dato dai rapporti umani che si riescono a creare».

Folonari 1

Ambrogio Folonari alla prima edizione di VinoVip Cortina, nel 1997, con Anna Pesenti e il giornalista Vincenzo Buonassisi

 

 

1877 I cugini Ilario e Leopoldo Ruffino fondano la Casa vinicola con sede a Pontassieve.

1912 La Ruffino è acquistata dai fratelli Italo e Francesco Folonari, originari di Brescia e già attivi nel mondo del vino fin dalla fine del Settecento.

1955 Insieme allo zio Guido e a sua moglie, il giovane Ambrogio Folonari trascorre l’intero mese di luglio a visitare i mercati del Nord Europa.

1960 Ambrogio Folonari, appena laureato, si reca per la prima volta negli Stati Uniti per lavoro.

1971 La Ruffino acquisisce la Tenuta di Nozzole nel Chianti Classico.

1974 Ambrogio Folonari stringe la mano all’allora ministro dell’Agricoltura Mario Ferrari Aggradi durante la presentazione della prima copia di Civiltà del bere a Roma.

2000 Ambrogio Folonari esce dalla Ruffino e dà vita alla Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute.

OGGI Export: 45% – Bottiglie più esportate: Chianti Classico Nozzole Docg, Cabreo Igt Toscana, Bolgheri Campo al Mare Doc – Primi mercati: Stati Uniti, Belgio, Svizzera, Olanda e Canada.

Tag:

© Riproduzione riservata - 07/09/2011

Leggi anche ...

Roma Doc, largo ai giovani. I casi Borgo del Cedro e Federici
In Italia
Roma Doc, largo ai giovani. I casi Borgo del Cedro e Federici

Leggi tutto

Derthona Due.Zero, il vino bianco composito, longevo e sempre più ambito
In Italia
Derthona Due.Zero, il vino bianco composito, longevo e sempre più ambito

Leggi tutto

50 di storia del vino: come sono cambiate le operazioni in cantina
In Italia
50 di storia del vino: come sono cambiate le operazioni in cantina

Leggi tutto