Senza confini Senza confini Anna Rainoldi

Il trionfo dei climats in 5 vini (+1) della Côte d’Or

Il trionfo dei climats in 5 vini (+1) della Côte d’Or

Il concetto di terroir è ormai caro a tutto il mondo del vino, ma non c’è luogo come la Borgogna per comprenderlo a fondo. Il mosaico dei climats della Côte d’Or, patrimonio Unesco dal 2015, è l’immagine paradigmatica del legame che intercorre tra luogo, vitigno e savoir-faire. Il vino, prodotto vivo e sensibile, sa esprimere le peculiarità di questo rapporto complesso. Abbiamo apprezzato le differenze tra 5 climats degustando altrettanti vini di Borgogna.

A guidare questo viaggio fra climats della Côte d’Or è Jean-Yves Bizot, vigneron e vicepresidente della Commissione Tecnica del BIVB (Bureau Interprofessionnel des Vins de Bourgogne). La degustazione si è svolta domenica 12 maggio nell’ambito di Incontri Rotaliani, presso la Cantina Foradori a Mezzolombardo (Trento).

Jean-Pierre Guyon – La Bidaude, Morey-Saint-Denis Aoc 2015

“A Morey è in netto incremento la produzione di vini bianchi”, esordisce Bizot. La Bidaude, Morey-Saint-Denis 2015 di Jean-Pierre Guyon è figlio di un’annata calda, che ha dato vita a bianchi maturi e opulenti. Non fa eccezione il vino proposto in degustazione, che al naso sa di frutta matura, agrumi, con note floreali e di frutta secca, una lieve mandorla. La bocca corrisponde confermando l’ampiezza del bouquet, ha un palato grasso, con note di lievito e finale di mandorla e scorza d’agrumi; percepibili i sentori derivati dalle fecce. “Quello che definisco un vino confortevole”, riassume Bizot: ampio, dal palato morbido, dove l’acidità non è dominante.

Brigitte Berthelemot – La Garenne, Puligny-Montrachet 1er Cru 2013

I toni più floreali e la bella freschezza de La Garenne, Puligny-Montrachet 1er Cru Aoc 2013 di Brigitte Berthelemot danno slancio e dinamismo a questo Puligny-Montrachet, due anni più vecchio e paradossalmente più giovane, all’apparenza, del bianco precedente. Qui il legno è più integrato. Il vigneto de La Garenne sorge in territorio collinare su terreni calcarei, magri, piuttosto sassosi, “mentre La Bidaude proviene da un’area dal suolo più pesante e umido, piuttosto argilloso”, spiega Bizot. Le differenze fra i due microterritori sono ben percepibili nel calice, ma vengono esaltate, quasi esasperate, dalle caratteristiche opposte delle due vendemmie (la 2013 è particolarmente fresca). “Due annate molto distanti, ma entrambe molto valide per i bianchi”, sottolinea Bizot.

Domaine Chevalier Père & Fils – Les Corvées, Ladoix 1er Cru 2016

Proviene dalla Côte de Beaune questo Pinot nero piuttosto concentrato, dal colore intenso. Il naso ricco ed espressivo ha la nota dominante della ciliegia matura, dei frutti rossi, e preannuncia un palato altrettanto intenso. Un Pinot nero insolito, di potenza, che non manca però di freschezza. Les Corvées, Ladoix 1er Cru 2016 di Domaine Chevalier Père & Fils è l’esito (piuttosto ricco) di un’annata sofferta, che ha visto gravi perdite a causa del gelo primaverile: 3-4 giorni di gelate alla fine di aprile hanno decimato il raccolto, con perdite fino al 90% in alcune zone. Questo rosso nasce da terreni molto caldi, che causano una maturazione veloce e precoce delle uve: suoli con substrato calcareo, ricchi di detriti.

Roux Père & Fils – Comme Dessus, Santenay 2016

Un calice dalle tonalità più classiche del Pinot nero è il Comme Dessus, Santenay 2016 di Roux Père & Fils. Stessa vendemmia difficile, la 2016, ma in un micro-territorio più fortunato, meno colpito dalle gelate primaverili rispetto al rosso precedente, con conseguente disparità delle rese. Siamo sempre in Côte de Beaune. All’olfatto le note di frutta (ciliegia), pur presenti, cedono il passo a un profilo più sfaccettato, dai toni fumé, floreali e di liquirizia. In bocca è succoso e leggero, il tannino è meno avvolgente: meno ampio, più scorrevole.

Domaine Daniel Rion et Fils – Aux Vignerondes, Nuits-Saint-Georges 1er Cru Aoc 2015

Cambiamo Côte e vendemmia con Aux Vignerondes, Nuits-Saint-Georges 1er Cru Aoc 2015 di Domaine Daniel Rion et Fils. Torniamo all’intensità e alla maturità di frutto dell’annata 2015, da vigne condotte a regime biodinamico. E passiamo alla Côte de Nuits, tradizionalmente specializzata in rossi. L’impronta del terroir emerge con eleganza dal corredo aromatico complesso, dove spiccano note di sottobosco, terriccio, tabacco. La percezione quasi tattile dei tannini dà slancio al palato, più poderoso del precedente, mentre la freschezza gioca un ruolo minore. “Un vino che io servirei volentieri ai miei più cari amici”, è l’eloquente apprezzamento di Bizot (e non possiamo che essere d’accordo).

L’intruso: Domaine Bizot – Vosne-Romanée 2015

Concludiamo con un fuoriprogramma, proposto “a sorpresa” dal relatore (e da lui stesso prodotto). Il Vosne-Romanée 2015 di Domaine Bizot prevede una presenza importante dei raspi in vinificazione, elemento che connota fortemente il profilo organolettico del vino. Intenso, molto speziato, il naso vira dai chiodi di garofano alla canfora, dalla china al geranio, alla salamoia, con una nota amaricante.

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© Riproduzione riservata - 17/05/2019

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