In Italia In Italia Riccardo Oldani

Tirando le somme: è stato il Vinitaly dell’entusiasmo

Tirando le somme: è stato il Vinitaly dell’entusiasmo

Anticipiamo il commento sull’ultima edizione della Fiera veronese che pubblicheremo nel prossimo numero di Civiltà del bere (uscita: 27 maggio). A bocce ferme, resta una sensazione molto positiva. Gli obiettivi di crescita dell’ente fieristico spiegati dal direttore generale Giovanni Mantovani

Lo seguiamo tutti gli anni e ogni volta è una sorpresa. Vinitaly, il salone internazionale del vino e dei distillati di Verona, giunto alla quarantaquattresima edizione, per quanto si ripeta sempre simile a se stesso riserva ogni volta grandi cambiamenti e l’emozione di vivere cinque intensi giorni a contatto con tutto il mondo del vino italiano, respirando umori, speranze, critiche e aspettative. Se l’edizione del 2009 si è svolta sotto il segno della crisi, in un’atmosfera operativa sì, ma non troppo proiettata verso il futuro, quella del 2010, pur nella consapevolezza che i momenti duri non sono certo finiti, è stata contraddistinta da un clima di grande entusiasmo e, in certi momenti, di autentica esaltazione.

VIN 1I motivi del resto sono sotto gli occhi di tutti. Non soltanto la ripresa del mercato, che si è tradotta in contatti promettenti a detta di molte aziende. Ma anche la sensazione che Verona, e non solo la sua fiera ma tutta la città, sia stata proiettata al centro del Paese in concomitanza dell’evento e, per qualche giorno, si sia trasformata in una sorta di capitale dell’ottimismo economico e politico.

Ha senz’altro contribuito ad alimentare questa percezione l’esito delle elezioni regionali, che hanno visto in Veneto una forte affermazione della Lega Nord e la nomina a governatore di Luca Zaia, ministro delle Politiche agricole e che ha ceduto il suo posto a Giancarlo Galan. Il fatto di avere come presidente della Regione uno dei ministri del governo Berlusconi che più si sono fatti notare per attivismo e capacità organizzative ha elettrizzato gli animi. Un entusiasmo che si è visto alla conferenza inaugurale, il consueto evento del giovedì mattina, che come ogni anno segna l’inizio dei lavori fieristici.

Nell’occasione Zaia, nella doppia veste di ministro uscente e di governatore entrante, ha parlato con estrema lucidità del mondo del vino, che del resto conosce molto bene dato che proviene dal cuore della zona del Prosecco. «Il vino», ha detto, «ha un’importanza fondamentale per l’economia nazionale. In questo momento non possiamo non pensare alle 399 mila aziende vitivinicole italiane che operano su 686 mila ettari di superficie vitata e costituiscono la spina dorsale dell’agricoltura italiana. In questo scenario il Veneto si inserisce come regione trainante, con oltre 8 milioni di ettolitri di vino prodotto, che lo collocano al primo posto per volumi nel nostro Paese. E il vino fa parte del grande successo del turismo nella nostra terra. Ogni anno accogliamo in Veneto oltre 62 milioni di turisti e quali sono i motivi che attirano dalle nostre parti tanta gente? Non soltanto le bellezze artistiche e architettoniche di città straordinarie, prima su tutte Venezia, ma anche il fatto che da noi si mangia bene e si beve meglio. E la gente si trova bene e ritorna».

_LVF0905Ma, nella visione di Zaia, il panorama produttivo vitivinicolo non è importante solo per i suoi effetti indotti. È anche un motore in prima battuta dell’economia. «Oggi», ha ribadito il ministro, «non vediamo più soltanto una luce in fondo al tunnel, vediamo il sole. Abbiamo previsioni per un Pil in crescita a fine 2010 dell’1%, mentre l’anno scorso abbiamo chiuso con un -5,9%. Registriamo anche una buona salute del comparto vino. È vero, l’anno scorso i prezzi sono caduti di un -20% e abbiamo necessità di far fronte a questa situazione. Ma stiamo anche prendendo le contromisure, che puntano a migliorare sempre di più la qualità del nostro prodotto e a renderlo sempre più appetibile e concorrenziale sul mercato internazionale. Nel 2009, per esempio, abbiamo fatto 12 mila controlli sul comparto viticolo ed enologico italiano e abbiamo riscontrato una buona salute complessiva. Certo, non mancano le cose da mettere a posto. Ho predisposto, per esempio, il sequestro di 10 milioni di litri di Chianti fasullo, prodotto senza le caratteristiche della Docg, che erano pronti per essere esportati negli Stati Uniti. Ebbene, sono proprio queste cose che noi dobbiamo evitare, le operazioni senza scrupoli che possono mettere a rischio il buon nome del nostro prodotto. Noi in America ci vogliamo andare con il vino vero».

Un ultimo concetto sottolineato dal ministro riguarda il rischio di un nuovo proibizionismo. Zaia lo ha ribadito più volte nelle giornate iniziali della fiera, quando ha presenziato all’inaugurazione di numerosi stand istituzionali e ha battezzato il Prosecco Docg. «Dico basta», ha sottolineato con veemenza, «a quelli che remano contro e dicono che due bicchieri a pasto sono sinonimo di alcolismo. A chi vuole mettersi la coscienza a posto dicendo che gli incidenti stradali dipendono dal vino rispondo che non è vero. Mi chiedo perché invece non ci si preoccupi anche dei medicinali, del sonno, del fumo o di altre cause, che sono responsabili del 98% degli incidenti. Invece si parla sempre e solo del vino, provocando una drastica riduzione nel consumo degli aperitivi o dei passiti a fine pranzo, delle grappe e di altri prodotti che sono da sempre nelle nostre abitudini di consumo, senza per questo scadere negli eccessi. Quello del proibizionismo, che cancella tante nostre tradizioni e minaccia un comparto essenziale per la nostra economia, non è il nostro Paese».

L’energia delle parole di Zaia si è rispecchiata nel successo di un evento che ha visto un incremento del 4,4% degli operatori esteri, in totale 47 mila provenienti da 110 Paesi, quasi un terzo delle oltre 152 mila presenze complessive. Il risalto alla manifestazione è stato dato poi dai 2.500 giornalisti accreditati, in arrivo da una cinquantina di stati. Gli espositori sono stati ben 4.200, dislocati su 92 mila metri quadri di esposizione, comprensivi anche delle manifestazioni collaterali come Agrifood, Sol ed Enolitech. «Una partecipazione», ha chiosato sempre nella conferenza inaugurale Ettore Riello, presidente di Veronafiere, «che dimostra, dopo l’annus horribilis dell’economia mondiale e il mutamento degli scenari di mercato, quanto sia solido il sistema vino. E noi, come ente fieristico, vogliamo essere al fianco delle aziende in questo momento delicato di ripresa dell’economia».

Accanto a Riello e Zaia hanno infine fatto gli onori di casa il sindaco di Verona Flavio Tosi, il presidente provinciale Giovanni Miozzi, il presidente del Comitato nazionale Vini Giuseppe Martelli e l’assessore all’agricoltura della Regione Abruzzo Mauro Febbo, ospite d’onore dopo il triste ricordo del terremoto, che l’anno scorso cadde proprio durante Vinitaly, suggerendo agli organizzatori la chiusura anticipata di un giorno della manifestazione.

zoninIl momento inaugurale della fiera è anche, tradizionalmente, quello dell’assegnazione dei più importanti premi tra i tanti in palio nel Concorso enologico internazionale e in altri contesti, come quello riservato al packaging. È per questo motivo che sono stati chiamati sul palco Gianni Zonin e i suoi figli Domenico, Francesco e Michele, che con la loro azienda hanno ottenuto il premio speciale Gran Vinitaly 2010. Il concorso, giunto alla diciottesima edizione, è senza dubbio uno tra i più selettivi al mondo. Quest’anno ha elargito soltanto 71 medaglie (contro le 113 del 2009) a fronte di 3.646 campioni valutati, inviati da 27 Paesi. Dal 2010, tra l’altro, i “medagliati” possono introdurre una speciale dicitura in etichetta per segnalare l’ambito riconoscimento. Dopo Zonin è stato chiamato sul palco anche il Podere Cantina Laimburg di Ora, che si è aggiudicato lo speciale concorso riservato ai produttori di Triveneto ed Emilia Romagna, che ogni anno va alla cantina, proveniente da queste regioni, che totalizza il punteggio più elevato nel Concorso internazionale. Tra gli altri riconoscimenti assegnati da Vinitaly (il dettaglio di tutti i premiati è pubblicato più avanti in questo numero), ricordiamo anche il Premio Speciale Vinitaly Nazione 2010, che va al produttore di ogni Paese con il miglior punteggio complessivo ottenuto dalla somma dei migliori tre vini del Concorso internazionale: quest’anno è andato a Banfi Distribuzione per l’Italia, Moravske Vinarske Zavody Bzenec della Repubblica Ceca, Vina Arnaiz-Nasa di Burgos (Spagna), Giroud Vins di Sion, in Svizzera, e Nyakas Pince di Tok, in Ungheria. Dodici infine le Cantine italiane che hanno ottenuto il Premio Speciale Vinitaly Regione 2010.

09_LVF1160Il momento più alto di tutto l’evento fieristico è coinciso però con la visita ai padiglioni del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che nella mattinata di venerdì 9 aprile ha voluto essere presente alla manifestazione. «Sono molto impressionato dalla realtà fieristica di Verona», ha detto Napolitano, «e dalla bellezza degli stand delle regioni che ho visitato. Sono venuto a complimentarmi con voi perché create ricchezza e cultura, visto che il vino è soprattutto cultura. Voi fate grande l’Italia e insieme cerchiamo di far crescere questo Paese. Non solo. Il vino è anche l’emblema dell’unità dell’Italia e anche delle sue diversità. Due elementi che insieme convivono nel nostro Paese e di cui abbiamo grande bisogno, così come della necessità che l’Italia sia unita e faccia sistema in un mondo così cambiato». Napolitano ha conquistato tutti in fiera, non solo per il suo fare saggio e pacato ma anche per la capacità di dare messaggi di alto contenuto anche in situazioni informali.

Franco Adami, presidente del Consorzio di tutela di Conegliano Valdobbiadene, era sinceramente emozionato di aver stretto la mano al Presidente e di avergli fatto firmare l’etichetta di una bottiglia di grande formato, destinato a campeggiare come un trofeo nella sede consortile. «Non solo ha autografato con la sua penna, ma ha voluto anche assaggiare il nostro Prosecco», ha commentato Adami, che è finito sulle prime pagine di tutti i quotidiani nazionali grazie a una foto che lo ritraeva con il Presidente. «È stata una grande emozione, una delle più belle soddisfazioni della mia vita», ha ancora aggiunto.

mantovani_ennevifotoPer avere un’idea finale dell’andamento della manifestazione ci siamo poi ritagliati una mezz’ora di tempo con Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere che, com’è ormai tradizione al termine di ogni edizione di Vinitaly, ha risposto alle nostre domande.

– Qual è il segnale più importante che ha registrato durante questa quarantaquattresima edizione della fiera?

«Direi che il primo dato emerso è che abbiamo messo in mostra un ambito espositivo molto completo. Le aziende hanno risposto molto bene, nonostante il fatto che tra il 2009 e il 2010 il settore abbia attraversato la crisi. Ma il comparto ha retto con vigore e la nostra fiera non ha subito un calo di presenze come invece si è verificato in molti altri ambiti. Anzi, direi che il panorama del Vinitaly di quest’anno è stato ancora più esteso degli anni precedenti».

– Dal punto di vista dell’afflusso dei visitatori, quali sono le note più interessanti?

«Un fatto molto positivo per noi è stata la crescita dei visitatori professionali e, in particolare, di quelli internazionali, che sono aumentati del 4,4% rispetto all’edizione precedente. Il riscontro dall’estero avvalora anche il ruolo di un Vinitaly che è manifestazione sempre più riconosciuta a livello mondiale. Ormai direi che Verona è assurta al ruolo di piazza più importante in cui si parla di vino a livello globale. Del resto la manifestazione non è soltanto un grande evento espositivo, ma anche sempre più un laboratorio per il wine tasting e per quello che ormai da tutti viene definito come “wine & food pairing”, cioè l’abbinamento del cibo con il vino. Inoltre la manifestazione ha un ruolo sempre più importante anche dal punto di vista formativo, come quest’anno è emerso dai tre convegni che abbiamo organizzato, sul vino nella Gdo, sui consumi del vino fuori casa e sull’importanza del marchio nel mondo del vino. Quindi Vinitaly va oltre all’evento fieristico puro e semplice. È un po’ la novità che fin dall’inizio abbiamo introdotto qui a Verona e che ora vediamo ripetersi anche in altre manifestazioni. Ne andiamo fieri perché siamo stati i primi a metterlo in pratica».

– L’impressione è che però anche a livello nazionale Vinitaly abbia avuto una risonanza maggiore. Lei cosa ne pensa?

«Sì, quest’anno Vinitaly è stato un salotto molto importante anche a livello nazionale. Abbiamo ospitato personaggi di straordinario rilievo, come il Presidente della Repubblica Napolitano o come il ministro dell’Agricoltura Zaia, che qui era presente anche nella nuova veste di governatore del Veneto. Soprattutto la presenza del Presidente Napolitano è stata un atto simbolico di grande importanza, a mio avviso, perché dimostra la sua grande attenzione per un settore che rappresenta al meglio l’Italia nel mondo. Del resto l’imprenditoria italiana del vino non smette di mettere in mostra tutta la sua vitalità e creatività nel consesso mondiale, dando lustro alla nostra immagine e facendo la propria parte in modo altamente qualitativo e competitivo».

– Cosa ha riscontrato invece nelle sue visite agli stand? Ha ravvisato qualche cambiamento di approccio da parte delle aziende oppure tutto procede nella norma?

«Ho trovato in questa edizione un grande cambiamento nell’atteggiamento delle aziende. L’anno scorso si respirava un’aria più dimessa, era tangibile la sensazione di essere sul punto di entrare nel tunnel della crisi. Quest’anno è stato diverso. Pur se le difficoltà non sono finite è chiara la percezione di essere quasi all’uscita del tunnel, di vedere la luce dall’altra parte. Personalmente ho colto tra gli stand parecchi segnali positivi, come per esempio i contatti stabiliti da molte aziende con nuovi mercati e anche, perché no, la definizione di buoni contratti commerciali. Tutto questo ci proietta anche verso le future attività della fiera che sono già alle porte. Vinitaly non è soltanto Verona ma è tutta una serie di eventi internazionali. A partire da giugno, quando andremo in Brasile. Una meta importante, e una realtà economica molto interessata al nostro vino, presente in modo attento e qualificato anche a questo Vinitaly. Si tratta di un mercato importante, con un pubblico potenziale di ben 12 milioni di persone direttamente discendenti da italiani e concentrate soprattutto nella zona di San Paolo».

– Appuntamenti internazionali che, tra l’altro, dopo il Brasile faranno tappa anche in Russia, negli Stati Uniti, a Hong Kong e in genere nell’Estremo Oriente. Al di là dei contatti commerciali che cosa portano questi eventi “esteri” a Vinitaly?

«Diciamo che ci qualificano come un hub, una sorta di nodo di rete che si apre su mercati con milioni di potenziali nuovi consumatori. Ma la presenza diretta in molti Paesi ci facilita molto anche dal punto di vista dell’incoming fieristico e ci consente di programmare meglio le presenze straniere a Verona, non soltanto per quanto riguarda gli espositori ma anche pensando semplicemente ai buyer. In tutto questo meccanismo si inserisce anche la sempre maggiore importanza qualitativa del nostro Concorso enologico internazionale, che diventa davvero una vetrina del nostro vino affacciata sul mondo. La crescita costante del livello dei vini, il numero elevato di campioni, l’affacciarsi a valori di assoluta eccellenza di Cantine anche di dimensioni medio-piccole e il confermarsi dei grandi nomi della nostra vitivinicoltura sono tutti aspetti estremamente positivi per il nostro comparto, che si propone sul mercato mondiale, grazie a Vinitaly, in tutta la sua forza e al sua capacità seduttiva».

– In tutto questo c’è qualcosa da migliorare?

«Direi che emerge sempre più prepotente la volontà delle aziende di rinsaldare il contatto con il consumatore, che in definitiva è il vero protagonista del mercato, quello che sceglie. Quindi, per assecondare questo bisogno, abbiamo in mente fin dall’anno prossimo, in un solco sempre più profondo di anno in anno, di fare di Vinitaly un evento capace di coinvolgere sempre di più tutta la città di Verona, anche al di fuori del quartiere fieristico. Il nostro sarà un salone sempre più “fuori salone”, con spazi ed eventi gestiti dalle aziende nella città e sempre più aperti a tutti. È una tendenza che ormai contraddistingue molte tra le più importanti fiere del mondo e dobbiamo senz’altro farlo anche noi».

Altri bilanci al di là di quello di Mantovani? Riportare i pareri di alcuni produttori sarebbe da una parte riduttivo, perché ci costringerebbe a una scelta, d’altra parte ripetitivo, perché forse mai come quest’anno abbiamo colto una comunanza di giudizio e uno spirito positivo tra i vari stand. Del resto quanto abbiamo visto nelle nostre giornate di Vinitaly è davvero lo specchio di un settore creativo, vivo, in pieno sviluppo. Ed è un piacere vedere che nel nostro Paese esistano comparti, come quello vitivinicolo, capaci di tanta sapienza imprenditoriale. Con il passare degli anni la manifestazione veronese si è trasformata da una pura e semplice vetrina di prodotti a un evento culturale con mille sfaccettature, in cui le Cantine fanno a gara nel proporre idee nuove. E così sempre più spesso possiamo assistere alle performance di chef affermati, che sperimentano negli infiniti orizzonti degli abbinamenti cibo-vino. Oppure seguire eventi culturali, come la presentazione di libri, conferenze e tavole rotonde legate al vino, iniziative benefiche, spettacoli legati al territorio e alle tradizioni popolari. Vediamo come il mondo del vino si protenda sempre di più verso il web, andando a decifrare i codici di comunicazione dei blogger o dei social network per esplorare nuove vie di promozione e trasmissione dei propri valori. E assistiamo anche alla trasformazione di un mondo che un tempo era figlio dell’estrema parcellizzazione del Vigneto Italia e che ora invece applica sistemi sempre più manageriali nella ricerca analitica di nuovi mercati e di nuove fasce di consumatori. Ma tutto questo è un altro capitolo, che vi descriviamo nelle prossime pagine (ci riferiamo alla versione cartacea, in edicola dal 24 maggio, n.d.r.), quelle del nostro Diario, giorno per giorno, minuto per minuto, di questa straordinaria quarantaquattresima edizione di Vinitaly.

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© Riproduzione riservata - 14/05/2010

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