Riflessioni (agrodolci) sulla prossima generazione

Riflessioni (agrodolci) sulla prossima generazione

Le statistiche guardano al passato e cercano di interpretare il presente. Possono essere “bussole” come le chiama Ilvo Diamanti nella sua rubrica su La Repubblica, utili per aggirarsi nei diversi mondi socio-economici. Ma quando si pensa al futuro, non tanto al domani, quanto al dopodomani, i rilevamenti demoscopici e le analisi di mercato contano marginalmente. E ancora meno quando montiamo l’obiettivo grandangolare: un conto è valutare se nel breve periodo i prezzi delle vigne a La Morra aumenteranno, un altro riflettere su ciò che la filiera del vino potrebbe fare per attrarre la prossima generazione di consumatori.

Cultura e fantasia

Il quesito è stato posto all’ultimo seminario dell’Institute of Masters of Wine. È una tipica domanda d’esame nell’ultima sessione (Paper 5), quella che riguarda le questioni contemporanee e le abilità critiche (e immaginifiche) dei candidati. In passato fu anche chiesto “Come venderesti vino a un marziano?” o ancor più bizzarro “Perché voglio diventare un Master of Wine?”. In questi temi bisogna mettere in campo un sapere olistico, un’ampia visione del settore, capacità di analisi e senso critico. Insomma, sono necessarie una buona cultura non solo vinicola, oltre a un pizzico di fantasia.

Vino next generation

Tornando alla domanda sulla next generation, limitiamo il ragionamento ai giovanissimi che tra qualche anno “avranno l’età”. Dunque i teenager, tra i 13 e i 19 anni, tenendo conto che in alcuni Paesi i diciottenni possono già assaggiare il vino, mentre in alcune regioni dell’India dovranno aspettare i 25 anni. Inoltre sono molti i luoghi del mondo dove le bevande alcoliche sono illegali, e non si può che attendere che cambino le leggi. Posto che si ritenga saggio attrarre i giovani nel regno dionisiaco, piuttosto che dirottarli verso bevande alcoliche concorrenti (birra, liquori…), che cosa può fare la filiera per riuscire nell’intento? Ad esempio, osservare come si comportano, ciò che apprezzano.

Conquistare i giovani consumatori con dolcezza

Vi sono alcune macro tendenze, rilevate dagli osservatori di mercato e della società, che probabilmente lasceranno il segno. Per esempio, la spiccata preferenza per il gusto dolce, che i giovani amano per predisposizione genetica, poiché la loro soglia di percezione dell’amaro, associato con un riflesso negativo (che ci serve per evitare cibi nocivi) è bassa. Lo spiega bene Luigi Moio nel libro “Il respiro del vino”. Pur essendo sensato usare una forza contraria per ristabilire un equilibrio, sarà improbabile iniziarli al vino con uno Champagne Nature, acido e secchissimo.

Anche lo Champagne si reinventa

Esistono già fenomeni di successo che cavalcano il gusto dolce, e il Prosecco stesso, che per la gran parte è Extra Dry e Dry o Brut ma ai limiti superiori di zucchero, è perfettamente in linea. Anche il brand Mia della spagnola Freixenet, di vini spumanti e fermi aromatici e dolci, è un caso da manuale, con 8 milioni di bottiglie vendute l’anno scorso. E in California spopola il White Zinfandel: rosato, frizzante e dolce. E dove vanno i ragazzi? Frequentano locali dove il vino entra con difficoltà, e le aziende (con i distributori) possono utilizzare leve di marketing per piazzarlo nei posti giusti, in modo tale che, arrivato il momento, il vino ci sia e sia attrattivo. Una volta c’era solo lo Champagne, nei privé delle discoteche. Ma anch’esso ha dovuto inventare vesti alternative, come il Pop con la cannuccia di Pommery, o l’Ice di Moët&Chandon.

Siti responsive e social per informarsi

I giovani viaggiano, è la easyJet generation. E molte aree viticole non saranno più terre irraggiungibili. Tuttavia le Cantine si dovranno attrezzare per rendere piacevole anche ai giovani un giro e una degustazione: non basteranno la spa, il resort o il campo da golf. Altri quesiti fondamentali sono “Come si informano?” e “Come comprano?”. Il pensiero va ai social network e ai siti responsive ben gestibili dagli smartphone. La vendita diretta o attraverso portali crescerà e la filiera dovrà saperla gestire. E poi, il gusto estetico. Il predominio delle immagini sul testo scritto… saranno tutte sfide per il packaging e la comunicazione.

Cambierà tutto… o forse no

Ma tutto può cambiare, e tra 10 anni chissà quali nuovi strumenti ci avranno fornito la scienza e la tecnologia. O questa sarà stata tradita per un massiccio ritorno ad arcadiche evasioni, a beneficio del vino naturale.
Lascerei ai lettori il divertimento di immaginare altre strade, altre sfide per allargare, e possibilmente non restringere, la civiltà del vino.

 

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 01/2017. Per leggere il numero acquistalo nel nostro store (anche in edizione digitale) o scrivendo a store@civiltadelbere.com.
Buona lettura!

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© Riproduzione riservata - 17/02/2017

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