In Italia In Italia Jessica Bordoni

Viaggio nel tempo tra le vecchie annate di Teroldego

Viaggio nel tempo tra le vecchie annate di Teroldego

Chi l’ha detto che il Teroldego Rotaliano non è un rosso da invecchiamento? A dimostrare la sua tenuta nel tempo ci ha pensato Paolo Basso – Miglior sommelier del mondo Asi 2013 e assaggiatore di grandissima esperienza – nel corso della prima masterclass organizzata ad Incontri Rotaliani, l’iniziativa di scena lo scorso 12-13 maggio a Mezzolombardo, Mezzocorona e San Michele all’Adige, i tre comuni limitrofi dove insiste la Doc, riconosciuta già nel 1971.

Durante la “Verticale di vecchie annate di Teroldego” alla Cantina Foradori sono state degustate otto etichette di diverse vendemmie, dalla 2009 alla 1988, passando per la 2006, 2005, 2003 e 1999. «Quando parliamo di annate, entrano in gioco una serie di altri parametri oltre lo stile e l’impostazione aziendale: primo fra tutti il tappo. Come ripeto spesso, dopo una certa età si può parlare di grande bottiglia, più che di grande vino», precisa Paolo Basso.

Apre le danze il Teroldigo 2009 di Fedrizzi Cipriano

Partiamo dal 2009. «È stata un’annata dal grande potenziale, con un andamento climatico quasi perfetto, solo un po’ spostato sulle alte temperature». Il primo vino in assaggio è il Teroldigo, Teroldego Rotaliano Doc 2009 di Fedrizzi Cipriano. Rosso granato vivace, nel bicchiere denota una certa gioventù a dispetto dei suo 10 anni. Mirtilli, more e frutta matura ma ancora integra, seguita da note speziate, pepe, con un tocco di erbe aromatiche. L’attacco è netto e dinamico, il tannino lievemente astringente ma nel complesso il sorso è ancora molto espressivo, di bella energia.

La versione di Mezzacorona, con il Nos Riserva 2009

Passiamo al Nos, Teroldego Rotaliano Superiore Riserva Doc 2009 di Cantina Mezzacorona. Anche qui il naso è fruttato, con sottofondo di sciroppo di more di gelso che lascia intendere una maturità maggiore al momento della raccolta dell’uva. Seguono aromi di pepe, chiodi di garofano, un accenno di fogliame secco: tutto va nella direzione della terzializzazione. La bocca è ricca, vibrante con una nota sapida e un corpo riccamente seducente.

La riscoperta del 2006 con il Gran Masetto di Endrizzi

Con il vino della Cantina Endrizzi, il Gran Masetto,Teroldego Rotaliano Superiore Riserva Doc 2006 il viaggio indietro nel tempo prosegue. L’annata è tra quelle giudicate top: all’inizio era quasi passata inosservata, ma oggi in grande rispolvero, capace di dimostrare il suo notevole appeal. Lo stile cambia, è giocato sulla surmaturazione con note di marmellata, kirsch e ciliegie sottospirito. Bella anche la speziatura, con noce moscata, chiodi di garofano e caffè tostato. È quel che gli inglesi definiscono un vino “sweety”, ricco di sapore, ampio, con una acidità che porta freschezza, sorretta dalla potenza alcolica.

Beato me di Redondel racconta la vendemmia 2005

Si scende al 2005, un’altra bella vendemmia, con Beato Me, Vigneti delle Dolomiti Teroldego Igt 2005 di Redondel che è stato l’ultimo vino ad essere servito per gestire meglio l’ossigeno. Sentori di frutta macerata, in particolare lamponi, ma anche passata di pomodori, catrame, ricordi di affumicato. L’acidità si fa sentire, mentre l’alcol e l’estratto iniziano a venire un po’ meno senza però compromettere la profondità della beva.

Clesurae di Cantina Rotaliana riscatta il caldissimo 2003

Ora il 2003, un’annata calda e siccitosa in cui i produttori hanno dovuto fare i conti con lo stress idrico. Cantina Rotaliana propone il Clesurae, Teroldego Rotaliano Doc 2003 dal bouquet intenso e piacevolmente tostato di caffè, spezie dolci, carbone, con una nota iodata. In bocca grande dinamismo, con una sensazione salina intrigante e buon equilibrio. Da notare anche il sottofondo agrumato, di chinotto e tamarindo sul lungo finale.

Il quinto gusto dell’umami nel Granato 2003 di Foradori

Granato, Vigneti delle Dolomiti Teroldego Igt 2003 di Foradori si distingue per il registro olfattivo più giovane: piccole bacche rosse mature, pepe verde, una chiosa vegetale. In bocca l’attacco necessita di qualche secondo ma poi prende volume e si arricchisce. Tannini abbondanti e di qualità, sapidità minerale e distintiva. Qui l’umami si sente con chiarezza.

Il Teroldego di Betta Luigino ci riporta al 1999

E ora i due “patriarchi” del secolo scorso. L’azienda Betta Luigino porta il Teroldego Rotaliano Doc 1999, frutto di un’annata piuttosto classica ed equilibrata, che però si è fatta un po’ dimenticare dal 2000, anche per questioni di cifra tonda. Qui il colore è granato con qualche riflesso aranciato. Note fumé di carbonella, fogliame, spezie dolci, cannella, tabacco, tè nero, ma anche pelliccia. È certamente un vino evoluto, con un’acidità piuttosto elevata, adatto ad abbinamenti particolari.

Gran finale con il Teroldego 1989 di Elio Endrizzi

Chiude la carrellata il Teroldego Rotaliano Doc 1989 di Endrizzi Elio e F.lli, figlio di una vendemmia che per molto tempo è stata giudicata una grande annata che aveva bisogno per esprimersi. Ora ci siamo. Il colore è granato con riflessi aranciati netti. Il naso è da Porto, da vino fortificato con una surmaturazione del frutto che ricorda la torta di mirtilli, lo sciroppo di cassis, la cannella. In bocca sapidità, acidità, sapore, i tannini iniziano a dissociarsi ma sono ancora in buone condizioni.

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© Riproduzione riservata - 17/05/2019

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