In Italia In Italia Emanuele Pellucci

Vendemmia 2019, meno uva, ma più che buona

Vendemmia 2019, meno uva, ma più che buona

Dopo la vendemmia record del 2018, quando la produzione italiana complessiva di vino e mosto sfiorò i 55 milioni di ettolitri (dato Agea, sulla base delle dichiarazioni di produzione), con la vendemmia 2019 i dati sono tornati ad essere nella media produttiva degli ultimi anni: 44,5 milioni di ettolitri con una flessione del -19% rispetto all’annata precedente.

È questa praticamente la stima definitiva fornita nei giorni scorsi da Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini a chiusura di una vendemmia iniziata in ritardo rispetto allo scorso anno e protrattasi sino ai primi giorni di novembre.

Lombardia (-40%) e Sicilia (-28%) sono le regioni dove il decremento di produzione è stato più consistente

Un raccolto di ottima qualità

L’inizio delle operazioni vendemmiali ha subito quest’anno un ritardo tra i 7 e i 15 giorni a causa delle diverse condizioni ambientali delle singole regioni. I ritardi, però, hanno giocato un ruolo positivo e determinante sulla qualità del prodotto raccolto. Da nord a sud, infatti, il clima è stato particolarmente asciutto, con qualche sporadico giorno di pioggia che non ha influito sulla qualità delle uve.
“In particolare – si legge nel comunicato diramato dalle tre istituzioni – per quasi tutto il mese di agosto le temperature si sono mantenute elevate, così come l’umidità, cosa che ha favorito un rigoglioso sviluppo della vegetazione nei vigneti, gestito con attenti interventi di potatura del verde. Nei mesi di settembre e ottobre il clima particolarmente caldo e asciutto ha dato un ulteriore contributo positivo alla maturazione delle uve rosse e ha portato però, allo stesso tempo, a una contrazione della produzione dovuta anche a una minor resa uva/mosto”.

Varietà per varietà

Tutto ciò ha permesso di vendemmiare grappoli in perfetto stato fitosanitario; questo ha favorito, soprattutto nelle regioni del Nord, la concentrazione degli aromi nelle uve a bacca bianca. Questa serie di variazioni climatiche e meteorologiche, accompagnate da sapienti scelte tecniche, come l’individuazione della corretta maturità fenolica, prospettano un’annata vinicola molto buona; fatte salve le zone colpite da fenomeni temporaleschi di forte intensità, si rilevano già diversi casi di eccellenza che si dovranno concretizzare con un attento lavoro in cantina.
Il pieno della raccolta, in tutta Italia, è avvenuto tra l’ultima decade di settembre e la prima di ottobre. La vendemmia si è conclusa tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre con i conferimenti degli ultimi grappoli di Nebbiolo in Valtellina, di Cabernet in Alto Adige, di Aglianico del Taurasi in Campania e dei vitigni autoctoni sulle pendici dell’Etna. La prima regione a staccare i grappoli è stata la Sicilia nella prima settimana di agosto. A seguire, a cavallo di ferragosto, Puglia e Lombardia (Franciacorta) nella seconda decade di agosto. Tra fine di agosto e la prima settimana di settembre, si è svolta la raccolta per le varietà precoci (in particolare Chardonnay, Pinot e Sauvignon).

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© Riproduzione riservata - 12/12/2019

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