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Trent’anni di Premio Masi: in alto, sempre, il valore dell’uomo

Trent’anni di Premio Masi: in alto, sempre, il valore dell’uomo

Trent’anni festeggiati con classe, come è d’abitudine in casa Masi. La Fondazione ha scelto di celebrare il traguardo senza clamori, ma portando alla ribalta temi di grande spessore e decidendo di premiare l’impegno attraverso il volontariato di don Luigi Mazzucato, fondatore dell’organizzazione Medici con l’Africa CUAMM; la conoscenza delle aree viticole del nuovo e vecchio Mondo del giornalista franco-canadese Jacques Orhon, l’arte della recitazione di Giuseppe Battiston, l’intuizione che porta all’innovazione tecnologica di Massimo Marchiori e l’ospitalità diventata simbolo del made in Italy nel mondo di Arrigo Cipriani.

Don Luigi Mazzucato, vincitore del Grosso d'Oro Veneziano, durante l'immancabile cerimonia della firma della botte

«Oggi questo Premio celebra anche se stesso», ha detto Sandro Boscaini, vicepresidente della Fondazione Masi e presidente di Masi Agricola, durante la conferenza stampa di presentazione dei premiati lo scorso 24 settembre nella Villa Serego Alighieri a Gargagnago di Valpolicella (Verona). «In trent’anni era facile potersi arrendere; abbiamo visto cambiare le economie e i sistemi, ma sono rimasti fermi i valori e le persone che hanno fatto dell’espressione di questi una ragione di vita».

Le parole di don Luigi Mazzucato, uomo schivo e dalla grande umiltà, così com’è chi ha speso la vita per gli altri, sono state per tutti un colpo al cuore. «Il nostro primo medico è partito nel 1954 per l’India e da allora non ci siamo più fermati, siamo sempre stati là dove c’erano malattia e povertà. E oggi il nostro impegno è ancora più forte. Basti pensare che nei Paesi dell’Africa Subsahariana muoiono 8 milioni di bambini sotto i cinque anni ogni anno e oltre 400 mila mamme di parto». Il sacerdote che da cinquant’anni dirige il CUAMM di Padova, un centro per l’impegno nella promozione del diritto fondamentale alla salute in Africa attraverso il volontariato internazionale, ha vinto il Grosso d’Oro Veneziano, il premio riservato ai personaggi che hanno contribuito a diffondere il messaggio di cultura nel mondo, generando quella comprensione tra i popoli che si sviluppa in solidarietà, progresso civile e pace. «L’Aids è il flagello dell’Africa. In tanti anni di esperienza laggiù mi sono sempre detto che la Provvidenza lascia molto gioco all’iniziativa umana, ma alla fine fa sempre tornare i conti. Il 70% degli Africani ha l’Aids e, nonostante siano stati inventati farmaci che rallentano il decorso della malattia, solo il 10% di questi riesce ad essere curato». Don Luigi Mazzucato ha, in tanti anni, aperto 214 strutture sanitarie in 40 Paesi e inviato oltre 1.300 medici e 250 infermieri e tecnici in tutto il mondo.

Al giornalista franco-canadese Jacques Orhon è stato consegnato il Premio Civiltà del Vino

Jacques Orhon è stato il prescelto per il ricevimento del Premio Civiltà del Vino, la sezione che premia i protagonisti dello sviluppo vitivinicolo e gli interpreti della civiltà del vino nel mondo. Grande affabulatore, Orhon è un personaggio istrionico. Nato in Francia, è giornalista, scrittore, sommelier e molto altro oltre che un raffinato conoscitore del vino e in particolare di quello italiano. È infatti considerato il più autorevole ambasciatore del nostro vino nel mondo. «Sostengo da anni che chi lavora nel mondo del vino deve conservare una dose di umiltà e chi si muove in questo settore dovrebbe ricordarlo più spesso perché il vino non è interessante in sé, ma per le storie che racconta», ha detto il premiato.

Il Premio per la Civiltà Veneta è stato assegnato a tre personaggi che pur rimanendo profondamente legati ai valori della loro terra d’origine, hanno assunto valenza internazionale: Giuseppe Battiston, Arrigo Cipriani e Massimo Marchiori.

L'attore udinese Giuseppe Battiston è stato insignito del Premio per la Civiltà Veneta

Il primo, Giuseppe Battiston, è un attore di teatro prima e di cinema in una seconda fase. Udinese d’origine, si è diplomato alla Scuola d’arte drammatica Paolo Grassi di Milano e ha cominciato a lavorare con Alfonso Santagata. Il passaggio al grande schermo è avvenuto grazie all’incontro con Silvio Soldini. Ed eccolo, allora in Pane e tulipani, Agata e la tempesta e Non pensarci di Gianni Zanasi. Sotto la direzione di Carlo Mazzacurati ha recitato in La Passione presentato al Concorso internazionale del cinema di Venezia, con il quale ha vinto il suo terzo David di Donatello. «Quest’anno festeggio i miei 25 anni di recitazione e la cosa più bella che provo ogni volta è calarmi in esistenze che non sono le mie per dare vita figure simboliche da amare, odiare e criticare. Il teatro non può morire, neppure se restasse senza un solo euro di fondi perché è un bisogno connaturato in ognuno di noi. Ogni uomo esercita il suo personale esercizio di teatro quotidiano».

Il riconoscimento per la Civiltà Veneta è stato consegnato anche al grande Arrigo Cipriani dell'Harry's Bar di Venezia

Più di ottant’anni e non sentirli. Sono quelli di Arrigo Cipriani, l’anima dell’Harry’s Bar di Venezia, quel piccolo locale davanti alla fermata di San Marco del vaporetto che sarebbe diventato leggenda. Oggi la famiglia Cipriani gestisce in cinque continenti un piccolo impero dell’ospitalità con ristoranti, resorts e alberghi che fa lavorare più di mille dipendenti e genera un fatturato che solo negli Stati Uniti supera i 150 milioni di euro. Insomma, Cipriani è uno straordinario esempio del made in Italy che si è affermato nel mondo. «Ho avuto successo grazie all’impegno degli uomini che hanno lavorato con me», ha detto. «Ogni buon risultato nasce da un atto di civiltà; basti pensare che il grande ristorante italiano è la trattoria dove dietro c’è l’impegno di una famiglia. Il futuro deve essere basato solo sull’uomo e sulla capacità di trasferire la cultura nell’accoglienza, E sono fiducioso, perché vedo molti giovani che hanno capito tutto questo».

Premio per la Civiltà Veneta anche per l'informatico Massimo Marchioli

Massimo Marchioli è stato l’esempio vivente di un uomo capace di farsi da sé. Il giovane matematico e informatico inventore dell’algoritmo di Google ha raccontato la sua storia: «Mio padre era ferroviere, mia madre casalinga con una licenza di quinta elementare. Io ho studiato a Padova e poco dopo ho cominciato ad accettare dottorati in giro per il mondo e cominciando così una carriera che mi ha portato a essere, ad esempio, l’unico italiano ammesso al W3C, il World Wide Web Consortium che riunisce i colossi dell’informatica, da Apple a Microsoft». Ecco, Marchioli non avrebbe avuto alcun bisogno di tornare in Italia, apprezzatissimo com’è negli Stati Uniti. Invece, ha scelto di rinunciare ai 10 mila dollari di stipendio mensile che aveva per tornare prima all’Università di Venezia a 970 euro al mese e poi a Padova a 2 mila euro al mese. Ecco la motivazione: «Gli uomini sono come le bottiglie di vino. Hanno più o meno la stessa forma, ma ci differenzia il contenuto. E ciò che abbiamo dentro appartiene alla terra dove siamo nati e allora sono convinto che la mia presenza fisica in Italia possa servire alle nuove generazioni. Devo rimboccarmi le maniche nel mio Paese».

 

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© Riproduzione riservata - 26/09/2011

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