Senza confini Senza confini Emanuele Pellucci

Terroir italiano, capitale straniero

Terroir italiano, capitale straniero

Se nel campo della grande industria agroalimentare l’Italia ha perso negli ultimi anni la maggior parte dei suoi marchi più noti, appannaggio delle multinazionali straniere, anche nel settore vitivinicolo si è assistito a un proliferare di acquisti di aziende, soprattutto piccole e medie, da parte di imprenditori o appassionati venuti da varie parti del mondo.

Frank Cornelissen, belga con un passato di broker vinicolo, ha acquistato 18 ettari sull'Etna

PERCHÉ INVESTIRE IN ITALIA? – Nel caso del vino le motivazioni, nella maggior parte dei casi, sono state e sono molto diverse: i manager della grande industria internazionale puntano soprattutto al business, mentre chi compra un’azienda vinicola in Italia lo fa per una serie di ragioni che vanno dalla bellezza del paesaggio alla cultura, dalla storia alla gastronomia, dalla grande vocazione vinicola del territorio al calore della gente locale. Se poi c’è anche il business, tanto meglio. Certo, non è da trascurare il fattore convenienza nell’acquisto di proprietà in Italia rispetto magari alle più rinomate zone della Francia, tuttavia il mix di opportunità che offre il Bel Paese non si ritrova altrove.

IDENTIKIT DELL’INVESTITORE – D’altra parte abbiamo sempre attratto gli stranieri. Molti di coloro che nei decenni passati hanno acquistato proprietà da noi, specie in Toscana, da tutti ritenuta la regione più attraente d’Italia e non solo, lo hanno fatto all’inizio con l’idea di avere una casa per le vacanze; solo in un secondo tempo si sono dedicati alla produzione di vino e adesso si assiste anche ad investimenti rivolti esclusivamente a sviluppare l’attività vitivinicola. Quanto alle nazionalità di provenienza di questi “vignaioli stranieri in terra italiana”, se in origine erano soprattutto i “nostri” turisti per antonomasia (svizzeri, tedeschi, belgi e americani Usa), a partire dal nuovo secolo ecco arrivare acquirenti sia dai Paesi del cosiddetto Bric (Brasile, Russia e Cina), sia da Canada, Argentina, Egitto e perfino dai nostri vicini francesi.

Virginie Saverys vive da quando aveva 18 anni nel Senese, a San Giovanni d'Asso. Dapprima socia di minoranza, nel 2009 è diventata proprietaria unica della storica Cantina Avignonesi

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IL RAPPORTO COLDIRETTI – Si tratta di un tema attuale e di grande interesse: proprio in questi giorni Coldiretti, in occasione dell’assemblea direttiva, ha divulgato il primo rapporto “Terre d’Italia in mani straniere“, basato sui dati Inea-Infocamere. Secondo questa analisi, il ritmo con cui le nostre aziende agricole passano in mani straniere è aumentato dell’11% dal 2007 (inizio crisi) a oggi. Il 2013 conta un totale record di 17.286 imprenditori stranieri che operano in Italia nel settore agricolo: il 16% sono svizzeri, seguiti da tedeschi (15%), francesi (8%), rumeni (5%), statunitensi (4%), inglesi (4%) e belgi (3%). Per maggiori info: www.coldiretti.it

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© Riproduzione riservata - 19/11/2013

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