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Con Stilèma Mastroberardino ritorna alle origini

Con Stilèma Mastroberardino ritorna alle origini

il Fiano di Avellino Docg 2015 Stilèma Mastroberardino è il primo risultato di un lungo percorso di ricerca e sperimentazione della storica azienda irpina. Il vino è il frutto di protocolli di lavoro, in vigna e in cantina, patrimonio della famiglia Mastroberardino.

Tradizione fa rima con innovazione. Sembra un paradosso, eppure a volte accade. È il caso della storica Cantina Mastroberardino, da 10 generazioni al servizio dell’Irpinia enologica, e del suo nuovo progetto Stilèma. «Tutto nasce a testimonianza dell’amore di mio padre Antonio per la sua terra, i suoi vitigni e i suoi vini, per i loro caratteri originari», racconta Piero Mastroberardino, titolare dell’azienda di Atripalda (Avellino).

Un omaggio a papà Antonio

«Un amore che nel corso dei decenni, mentre lui mieteva successi diffondendone le qualità, è tramutato in una pressante preoccupazione che quegli stessi caratteri potessero perdersi per effetto dell’azione dell’uomo e dei processi di selezione del materiale genetico più produttivo», prosegue Mastroberardino. «Mio padre mi ripeteva con insistenza quanto fosse importante impostare un programma di ricerca che ripercorresse a ritroso l’asse del tempo. Sosteneva la necessità di riportarci alla viticoltura irpina di anteguerra, a una fase di minore contaminazione e di profonda caratterizzazione varietale e più marcatamente territoriale».

Stilèma Mastroberardino: un vino moderno d’altri tempi

Stilèma è parte di un ampio progetto che prende avvio a cavallo del Duemila con una serie di traiettorie sperimentali. Si è partiti da cloni selezionati in vigneti prefillossera per giungere a una ricognizione dei protocolli di lavoro, in vigna e in cantina. Con l’espressione “stilèma”, infatti, si vuole rievocare l’insieme di norme che regolavano la vinificazione di Fiano, Aglianico e Greco così come avveniva tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Settanta del secolo scorso per il Taurasi, e tra gli anni Settanta e Ottanta per i due nobili bianchi d’Irpinia. «È dunque lo stilèma di una famiglia che si fa interprete, nel corso di generazioni, del patrimonio naturale del proprio territorio, che la rende specifica, come predestinata a svolgere un ruolo in quella terra».

Nel 2019 arriva il Taurasi e nel 2020 il Greco di Tufo

Il programma trova la sua prima applicazione in una sperimentazione sui vitigni Fiano e Aglianico vendemmia 2015. «A distanza di tre anni, oggi vede la luce Stilèma, Fiano di Avellino Docg 2015. Questo vino rievoca i tratti stilistici dei Fiano che, a nostro avviso, rappresentano la migliore espressione territoriale della nostra storia. È un bianco di grande modernità e impatto organolettico». Sul fronte viticolo è stato scelto di assemblare uve di diversi vigneti di famiglia. Le lavorazioni in cantina hanno invece accentuato l’eleganza e la complessità. In una sintesi di delicatezza e finezza. «Nel 2019 toccherà al Taurasi 2015 e nel 2020 al Greco di Tufo», conclude soddisfatto Piero Mastroberardino.

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 5/2018. Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com

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© Riproduzione riservata - 26/11/2018

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