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Nasce Soreli, prezioso Collio bianco di Pighin

Nasce Soreli, prezioso Collio bianco di Pighin

È l’ultimo nato in cantina, ma già ambisce a diventare il nuovo vino di punta dell’azienda vinicola Pighin. Soreli, Collio bianco Doc prodotto nel vigneto di proprietà a Spessa di Capriva, debutta con l’annata 2018.

A ottobre ne avevamo dato un primo assaggio, dopo aver degustato in purezza i tre vitigni che ne compongono il blend: Ribolla gialla, Malvasia e Friulano. Oggi salutiamo il debutto ufficiale di Soreli 2018, il nuovo vino di punta della famiglia Pighin.

Da Soreli a Soreli: un omaggio alla storia di Pighin

“Soreli”, che in friulano significa sole, luce, è un nome che ritorna nella storia produttiva dell’azienda. Negli anni Ottanta il “vecchio” Collio Soreli e il Pinot grigio di Pighin furono i primi vini bianchi italiani serviti in first class da Lufhtansa, un segno tangibile del favore che l’azienda guadagnò in quegli anni fra i consumatori tedeschi. Il nuovo Collio bianco omaggia nel nome il successo del suo predecessore, ma il percorso enologico del Soreli 2018 è profondamente diverso, frutto del rapporto con lo straordinario terroir dove nasce.

Il vigneto di Pighin nel Collio, a Spessa di Capriva
Il vigneto di Pighin nel Collio, a Spessa di Capriva

Il vigneto a Spessa di Capriva

Le uve del Collio bianco Soreli provengono dall’appezzamento vitato di Pighin a Spessa di Capriva: un suggestivo mezzo anfiteatro naturale, con esposizione ideale a sud. Da qui, nelle giornate più terse, l’orizzonte si spinge fino al mar Adriatico. La tenuta fitosanitaria delle viti è ottimale grazie alla costante ventilazione fornita dal Borino, Bora “gentile” che spira tra Venezia e il Golfo di Trieste. Una condizione ideale per la produzione di uve di alta qualità, lavorate in cantina con la supervisione dell’enologo Cristian Peres. Il blend è composto dai vitigni simbolo del territorio: Friulano (40%), Ribolla gialla (30%) e Malvasia (30%).

Roberto Pighin al Ceresio 7 di Milano
Roberto Pighin, titolare dell’omonima azienda

Soreli 2018 non teme l’invecchiamento

«La scelta dell’uvaggio è stata dettata dall’esperienza che abbiamo maturato nel tempo nella vinificazione di queste varietà autoctone. Le uve del Friulano donano al Soreli personalità e struttura. Malvasia e Ribolla gialla invece regalano al vino freschezza e complessità aromatica», racconta Roberto Pighin, titolare dell’azienda. La vinificazione avviene in parte in acciaio, in parte in tonneau e barrique: l’obiettivo è preservare i caratteri varietali, conferendo al contempo più corpo e struttura al Soreli 2018. La scelta del tappo Diam 10 come chiusura testimonia la volontà di creare un vino destinato a esprimersi nel tempo. Un bianco importante, disponibile in enoteca al prezzo di 25 euro.

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© Riproduzione riservata - 05/06/2020

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