In Italia In Italia Anna Rainoldi

Rosso Piceno: 10 vini da provare (e un viaggio da prenotare)

Rosso Piceno: 10 vini da provare (e un viaggio da prenotare)

Per assaggiare il Rosso Piceno basta scegliere una bottiglia e stapparla. Per capirlo, invece, è altamente consigliabile visitare la zona d’origine: più di tanti altri terroir, il Piceno si comprende a fondo solo in loco.

Prima di partire alla volta di Ascoli siamo stati a Vinitaly, dove insieme al giornalista Filippo Bartolotta e ad Armando Falcioni (direttore del Consorzio Vini Piceni) abbiamo degustato i 10 Rosso Piceno Doc più premiati dalla critica negli ultimi anni. Una selezione effettuata con la volontà di evidenziare le peculiarità e l’indubbio potenziale di questi rossi, Doc da un lustro esatto e ancora infelicemente considerati minori.

Il terroir Piceno in 5 punti

Prima di degustarli, occorre conoscere almeno “sulla carta” le caratteristiche che rendono unico il territorio piceno. Le abbiamo riassunte in pillole.

#1 roccia e sale
Importante è la vicinanza fra i rilievi montuosi (fino a 2.500 metri slm) e la costa mediterranea. A dieci minuti da San Benedetto del Tronto si è in mezzo alle vigne.

#2 impetuosi corsi d’acqua
Dai 2.500 metri d’altitudine dei monti Sibillini scendono impetuosi i fiumi che attraversano il territorio, fino ad arrivare in Abruzzo.

#3 le argille dei calanchi
Un fondamentale elemento orografico piceno sono i calanchi. Su questi morbidi rilievi argillosi non si alleva la vite, ma contribuiscono a raffrescare il clima nell’area circostante.

#4 100 sfumature di suolo
Il suolo è composto da terreni più sciolti nelle vigne vicine al mare. Nell’entroterra cresce la componente argillosa, mentre avvicinandosi alle montagne si arricchisce di roccia e scisto.

#5 il sole bacia le vigne
I vigneti del Piceno nascono orientati a sudest, per cui le uve godono di molte ore di sole.

I calanchi

Montepulciano e Sangiovese, un legame indissolubile

Il matrimonio fra Montepulciano e Sangiovese dà vita al Rosso Piceno. Versatile e generoso, il Montepulciano ha un difetto: fatica a mantenere livelli elevati di acidità. Vigne vecchie (30-40 anni) e metodi di vinificazione (come l’uso dell’acino intero) incidono positivamente sulla freschezza che riesce a esprimere il vitigno. Ma il suo vero alleato è un’altra varietà: il Sangiovese. La quantità di Montepulciano nella produzione del Rosso Piceno è molto variabile. La percentuale consentita dal disciplinare della Doc è compresa fra il 35 e l’85%, in blend con Sangiovese e altri varietali rossi (quasi mai utilizzati). Una forbice davvero molto ampia. Ma esiste una formula ricorrente fra le etichette di qualità: 70% Montepulciano e 30% Sangiovese (tutti i vini degustati, tranne Le Caniette, seguono questa percentuale).

Il lavoro del Consorzio Vini Piceni

Il Cosorzio di tutela dei vini Piceni da 50 anni rappresenta un territorio fortemente vocato per la produzione di rossi: qui una vite su due è a bacca nera. Conta circa 1.500 ettari di vigneti, 46 Cantine (ma 500 operatori, considerando le società cooperative), una produzione annua di 180-200 mila quintali di uva e 6 milioni di bottiglie. Fra le denominazioni rappresentate (Offida Docg, Falerio Doc, Terre di Offida Doc e Rosso Piceno Doc), quest’ultima si estende in 14 Comuni, ma si concentra nel territorio di Ascoli Piceno (con 120 ettari vitati su 130), dove può essere prodotta anche in tipologia Superiore. Vitigni autoctoni e filosofia green – la percentuale di vigneti bio è superiore alla media nazionale (41%, ad Ascoli 53%) – sono ampiamente diffusi nel territorio: due trend sempre più apprezzati dai consumatori, che potrebbero rappresentare i cavalli di battaglia del territorio a livello internazionale.

10 Rosso Piceno da provare

Le 10 etichette scelte dal Consorzio per celebrare i 50 anni di Doc a Vinitaly 2018 sono fra le più apprezzate dalla critica negli ultimi anni. Una panoramica che evidenzia la capacità evolutiva della denominazione (con un 2007 fresco), ma anche alcune differenze stilistiche, soprattutto nella gestione del legno. Ve le presentiamo in ordine di degustazione.

Cocci Griffoni – Vigna Messieri, Rosso Piceno Superiore Doc 2007

Calice da areare, ma il vino è ancora molto vivo. «Ha tutto quel che vorrei trovare in un Rosso Piceno», sottolinea Bartolotta. Note di inchiostro, erbe officinali, balsamico, e ancora fruttate di mirtillo e mora. La bocca è reattiva, sapida, minerale, dal tannino ancora presente. L’azienda è nata nel 1969 e conta 11 ettari vitati; vinificato in botti grandi di Slavonia.

Le Caniette – Nero di Vite, Rosso Piceno Superiore Doc 2009

Sentori di hibiscus, pepe rosa e un frutto molto presente caratterizzano questo vino, l’unico (fra quelli in degustazione) composto da Montepulciano e Sangiovese in parti uguali. Affina 30 mesi in barrique nuove: il legno si percepisce, ma è molto bilanciato. La presenza, in parte, di argilla nei vigneti di proprietà dell’azienda familiare è magistralmente gestita.

Poderi San Lazzaro – Podere 72, Rosso Piceno Superiore Doc 2013

I filari dell’azienda sorgono su terreni “pesanti”, di colore più scuro; il vino affina 16 mesi in barrique di rovere francese. Note di erbe officinali, saggina, cuoio, ciliegia sotto spirito sposano una componente minerale olfattiva molto intensa (polvere da sparo). In bocca c’è molto succo, è molto concentrato.

Tenuta De Angelis – Rosso Piceno Superiore Doc 2014

Frutto di un’annata difficile. Il Superiore di questa Cantina nata negli anni ’50 (con 24 ettari di proprietà) è prevalentemente concepito in acciaio, più qualche mese di legno. Si tratta di un Rosso Piceno immediato, poco ampio. I sentori fruttati di mirtillo si accompagnano alla preponderante speziatura del legno, anche in bocca.

Velenosi – Roggio del Filare, Rosso Piceno Superiore Doc 2014

Colore impenetrabile per il campione di Angela Velenosi, prodotto da una vigna antica. Il naso è di mora, fresca e intensissima, mentre il contributo aromatico delle barrique nuove (18 mesi) è ben equilibrato. Vellutato, ricco di glicerina, maestoso, è un vino “spartiacque” fra due idee di Rosso Piceno: c’è chi vuole alleggerire il carico del Montepulciano, e chi predilige vini più concentrati (molto apprezzati in alcune aree export). Produzione: 45.000 bottiglie.

La Canosa – Nummaria, Rosso Piceno Superiore Doc 2015

Tra le valli nel parco nazionale dei Monti Sibillini sorge l’azienda del giovane produttore Riccardo Reina. L’assemblaggio di Sangiovese e Montepulciano avviene dopo 12 mesi di affinamento separato (rispettivamente in botte grande e tonneau). Nel calice si presenta con una piacevole nota amaricante al naso, accompagnata da sentori di china, radice di rabarbaro, orzo, buccia d’arancia, resina di pino. Un rosso che proviene dalle marne, più che da terreni argillosi (e si percepisce).

Terre Cortesi Moncaro – Roccaviva, Rosso Piceno Superiore Doc 2015

In questo vino della società cooperativa di Montecarotto la spezia di rovere francese è molto evidente, al naso e in bocca, e purtroppo prevarica su una bella salinità. L’esito nel calice è un rosso intenso, dal gusto internazionale, poco collegabile al territorio di provenienza.

Saladini Pilastri – Vigna Monteprandone, Rosso Piceno Superiore Doc 2015

La storia dei conti Saladini Pilastri – nobile famiglia ascolana tradizionalmente legata alla viticoltura – risale all’anno 1000. Nel Vigna Monteprandone tornano le note classiche di mora, ciliegia, marasca, con accenni floreali, una traccia di argilla bagnata, erbe mediterranee, alloro. In bocca si percepisce una lieve astringenza, che invita all’abbinamento con sostanziosi piatti di carne (es. costine).

Simone Capecci – Picus, Rosso Piceno Superiore Doc 2015

C’è aria di novità in cantina per il produttore, che ha rinnovato il parco botti e ha cominciato a lavorare senza pressa. Un percorso da non abbandonare. Una leggera riduzione impedisce di analizzare con oggettività il campione, ma la materia “grezza” (dal lieve residuo zuccherino?) sembra promettente.

Vagnoni Molina – Rosso Piceno Superiore Doc 2015

Questo rosso certificato biologico e vegano (dal 2014) matura 18 mesi in botte grande di rovere (50-100 hl). Al naso si presenta molto maturo, con toni di confettura, carruba, cioccolato, fieno. In bocca torna la carruba ed emergono sentori medicinali e salini, di brezza marina e iodio.

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© Riproduzione riservata - 29/05/2018

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