Quello che non

Quello che non

C’è alta tensione. Le bussole del buon senso e gli ancoraggi che hanno sostenuto il sistema in questi trent’anni si stanno sgretolando sotto i nostri piedi. È più che mai necessario attingere alle riserve di saggezza, per passare indenni oltre la tempesta. Difficile indicare una strada da percorrere, questo è il compito dei leader, degli imprenditori che nonostante tutto stanno traghettando le proprie aziende nel futuro, passando il testimone con prudenza, ma senza demandare alle nuove generazioni la totale responsabilità di trovare una soluzione a ingenti problemi finanziari e strategici.

SERVE CONOSCERE LE DINAMICHE INTERNAZIONALI – Dunque, siccome non esiste la ricetta per il successo in questo secondo decennio del Duemila… caro lettore, codesto solo oggi possiamo dirti usando i versi di Montale: ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. Non siamo abbastanza attenti alle dinamiche internazionali né sufficientemente informati sui vini degli altri. In alcuni importanti mercati siamo tallonati da Cile e Spagna, ma sappiamo davvero perché hanno successo? Come sta cambiando il loro approccio e la loro produzione? E la Francia, eterna prima della classe, come si sta muovendo in Asia, Russia oppure negli Usa, dove sta tornando a crescere con la sua testa d’ariete, cioè il mito di Bordeaux?

LA DOMANDA SI RINNOVA – Non siamo abbastanza saggi da comprendere, senza denigrare, nuove istanze emergenti tra i consumatori. Biodinamico, naturale (che non si può dire), macerazioni e vinificazioni alternative, contatto diretto con i produttori, apertura delle cantine, trasparenza… Non tutti hanno colto la portata rivoluzionaria della rete, ad esempio. Se il movimento di Grillo è entrato in Parlamento, figuriamoci nell’ambito del piacere edonistico quanto potenti possono essere i fermenti “digitali”. Gruppi di acquisto, reti di collezionisti (pensiamo a Cellartracker), cinguettii perenni e foto di ogni piatto o bottiglia consumata nel mondo. Una confusione totale che porta alle conseguenze paradossali di un ritorno alla difesa della propria brand identity, per non essere travolti dalle onde di una pubblica opinione molto fluttuante e infedele.

SERIETÀ E QUALITÀ PREMIANO – Ancora… Non siamo capaci di reagire alla prepotenza e di discernere tra la professionalità e l’avventura. Ci sono operatori della comunicazione e della promozione che senza scrupoli, talvolta usando l’arma del ricatto psicologico, continuano ad alzare la posta delle proprie richieste. Eventi inutili o dannosi, come il caso eclatante della “disfatta di Bangkok” lo scorso 14 marzo. Una manifestazione proposta ad aziende top per promuovere le eccellenze italiane, rimandata last minute di quattro giorni, con ingente danno economico e poca serietà: cominciata con ore di ritardo, non sono arrivate a destinazione la maggior parte delle etichette, un disastro per l’immagine del nostro vino. Si capisce, guide, riviste, organizzatori di eventi ecc… noi compresi, stiamo attraversando un periodo duro. Le aziende tagliano i budget di comunicazione, che vuol dire che ci tolgono l’ossigeno. Certamente qualcuno soccomberà, vorremmo almeno che fosse una competizione tra professionisti, una sfida sulla qualità dell’informazione e sulla serietà nell’organizzazione. Non lasciamo prevaricare i narcisi che alimentano la propria fama sulla pelle degli imprenditori, com’è il caso di certa stampa digitale o anche cartacea scandalistica, né i banditi, che per foraggiare macchine ormai ingombranti usano tutte le armi a disposizione.

LE NOSTRE INIZIATIVE – Quanto a noi, caro lettore di Civiltà del bere, beneficiamo in due sensi delle attuali difficoltà: viviamo grazie al supporto di tanti imprenditori del vino che ci riconoscono autorevolezza e professionalità, molti, piccoli investimenti che ci rendono più liberi oggi di un tempo, perché se mai dovessimo disturbare qualcuno con parole vere, qualcun altro si unirebbe alla compagnia. Inoltre, siamo minuscoli, indipendenti, quindi agili: ci adatteremo alle esigenze dei nostri lettori e del mercato, come stiamo già facendo, aprendo gli orizzonti a una visione internazionale per fornire chiavi di lettura a fenomeni globali. Lo noterete sempre di più su queste pagine. In Italia, proponiamo eventi di haute-couture, se così possiamo dire. Piccole cose, ma curate: abbiamo celebrato al Vinitaly i 25 anni delle Donne del vino con gioielli del 1988 e presentiamo con il tasting “Wine is More” dieci storie importanti che si celano dietro ad altrettante aziende che ci fanno onore nel mondo. Dopo Verona, il nostro impegno sarà tutto sulla nona edizione di VinoVip Cortina, la Biennale che riunisce sulle Dolomiti il Gotha dell’enologia e ospiti da tutto il mondo, con dibattiti, degustazioni, un torneo di golf esclusivo, una blind tasting competition sul modello Oxford e il gran finale al Rifugio Faloria. Nel nostro piccolo, vi aspettiamo sulle Dolomiti, dal 13 al 15 luglio.

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© Riproduzione riservata - 23/04/2013

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