Food Food Anna Rainoldi

Piero Selvaggio, da 40 anni ambasciatore della cucina italiana in Usa

Piero Selvaggio, da 40 anni ambasciatore della cucina italiana in Usa

Quarant’anni fa Piero Selvaggio apriva Valentino, luogo cult della cucina italiana negli Stati Uniti. Oggi il famoso ristoratore di origine siciliana – che nel frattempo ha aperto altri due locali a Las Vegas e Houston – festeggia questo traguardo con un menu speciale e un articolo firmato Harvey Steiman sul numero di ottobre di Wine Spectator. Il giornalista ripercorre la storia di Piero Selvaggio, self-made-man nato a Modica ed emigrato negli States a 18 anni, e ne illustra il successo, guadagnato mostrando al mondo americano il valore della cucina della sua terra. Conclude il pezzo un menu “Wine Spectator” ideato in collaborazione con Nicola Chessa, executive chef di Selvaggio, con una scelta di vini in abbinamento a ogni piatto.

L'ingresso di Valentino, il ristorante di Piero Selvaggio a Santa Monica (California)

LA FAMA DEL MADE IN ITALY IN CUCINA – Il ristorante di Santa Monica (California) e il suo fondatore hanno un ruolo centrale e ben riconosciuto nella storia e nella diffusione in Usa del cibo made in Italy di qualità. Quando fu inaugurato Valentino nel 1972, con l’aiuto di un socio (Gianni Paoletti), molti tipici piatti italiani erano sconosciuti in America, e ancor meno noti e apprezzati erano i vini prodotti nello Stivale. La sfida di Piero Selvaggio – insieme a pochi altri chef e ristoratori (Tony May e Lidia Bastianich a New York, Mauro Vincenti a Los Angeles) – consistette nel portare per la prima volta oltreoceano prodotti unici e caratteristici, come la mozzarella, la bottarga, il gorgonzola, il radicchio, dimostrando l’alta qualità e la genuinità degli ingredienti italiani.

IL VINO IN TAVOLA – Sul versante vino, la grande cantina di proprietà di Piero Selvaggio non teme confronti: 2.200 referenze e circa 130.000 bottiglie per una collezione completa e prestigiosa, tanto che la presenza delle proprie etichette è diventata una meta ambita da tutti i produttori vinicoli italiani per puntare al mercato statunitense. Accanto alle italiane, numerose bottiglie provengono dalla California; dal 1976, su consiglio di Mike Robbins (proprietario della Spring Mountain winery), Selvaggio esplora tendenze e Case californiane come Heitz, Mayacamas, Kistler e Sterling. Ed essere ospiti della cantina di Selvaggio è oggi un onore anche per nomi dal calibro di Gaja, che commenta su Wine Spectator: “Sono stato orgoglioso di vedere i miei vini nella sua fantastica cantina. Provo per lui grande affetto e ammirazione”. Grazie a ciò, dal 1981 la carta dei vini di Valentino si è guadagnata un posto tra le migliori wine list degli Stati Uniti secondo i Wine Spectator Grand Award.

La cantina

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© Riproduzione riservata - 03/10/2012

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