OCM Vino Promozione: decreto attuativo inadeguato?

OCM Vino Promozione: decreto attuativo inadeguato?

Dopo nove mesi di attesa, la proposta di decreto attuativo per gli OCM Vino Promozione sui mercati terzi diffusa ieri dal governo sembra aver deluso le aspettative della filiera vitivinicola. In particolare, la posizione di due grandi realtà associative del settore – l’Istituto Grandi Marchi e Italia del Vino Consorzio – emerge con chiarezza dal comunicato congiunto diffuso oggi: “La proposta di Decreto che il ministero delle Politiche agricole si appresta a presentare in tutta fretta, la settimana prossima, alla Conferenza Stato-Regioni, pare orientata a inibire più che a favorire la competitività delle imprese vinicole italiane sui mercati internazionali e, ancora una volta, non tiene conto delle istanze e dei dubbi già espressi dalle imprese del settore in questi nove mesi di vana attesa del testo. Un atteggiamento, questo, che stride con le dichiarazioni del Premier Renzi e del ministro Martina di voler sostenere l’agroalimentare con politiche competitive per la crescita dell’export”. In linea con questa opinione anche Federvini, che “non può che condividere le preoccupazioni espresse dall’Istituto del Vino Grandi Marchi e dal Consorzio Italia del Vino”. Vediamo nel dettaglio perché il decreto – aperto alle osservazioni degli operatori fino alle ore 14 di oggi (leggi qui il testo completo) – risulta inadeguato a sostenere la competitività del settore.

Il limite dei criteri di priorità

Fra le anomalie riscontrate nel testo ministeriale, i “criteri di priorità” nella valutazione dei progetti (art. 11) privilegiano progetti destinati a mercati in cui i beneficiari non abbiano mai realizzato azioni di promozione con il contributo comunitario. Una norma “in contrasto con un principio strategico elementare: proprio sui mercati a più alta intensità competitiva e in grado di assorbire le quote più interessanti delle nostre produzioni (che sono stati destinatari di importanti azioni di promozione negli ultimi anni) viene disincentivata e indebolita la pressione di marketing, ottenendo il risultato di concedere spazio e vantaggi alle imprese di paesi concorrenti”, dichiarano Italia del Vino e Igm. Privilegiare i soggetti che non abbiano mai beneficiato in precedenza di tali contributi, inoltre, “finisce per penalizzare i gruppi di imprese che negli anni hanno svolto con successo il ruolo di apripista per tutto il vino italiano”.

Il confronto con le norme europee per la viticoltura

Un secondo problema è rappresentato dal mancato raccordo con il nuovo regolamento europeo sulle misure a sostegno della viticoltura, in vigore da maggio 2016. Se il decreto attuativo dovesse andare in porto senza modifiche “sarà un vero e proprio boomerang per le aziende vinicole italiane che, non potendo richiedere anticipi sulla medesima misura senza aver prima completato la rendicontazione e il collaudo dei progetti precedenti (che attualmente richiedono tempi oscillanti tra 6 e 14 mesi), subiranno un effetto paralisi delle proprie iniziative”, spiegano le due realtà associative.

Ocm Vino Promozione. Un decreto lontano dalla realtà

“Questa proposta di Decreto evidenzia una profonda divergenza tra la politica e le aspettative di crescita di un settore che nel 2015 ha aumentato la sua performance all’estero del 6%, raggiungendo i 5,4 miliardi di euro di export (dato preconsuntivo). Un risultato reso possibile grazie all’impegno delle aziende che, nonostante i mille ostacoli burocratici prodotti dalla normativa, continuano a investire proprie risorse, a confrontarsi sui mercati e ad esplorare nuove opportunità di sviluppo. Più che ‘tornare alla terra’, come auspicato dal presidente Renzi, c’è bisogno che la politica torni alla realtà, con una qualificata regia nazionale sulla misura OCM Vino Promozione, a concreto sostegno di un settore vitale per l’economia del Paese”, concludono Igm e Italia del Vino.

La conferma di Federvini

Rilancia Federvini: “La promozione del vino è una misura settoriale che beneficia di un budget annuale di 100 milioni di euro, cui le aziende partecipano con proprie risorse in misura almeno equivalente. Nonostante ciò, la proposta di decreto per l’attuazione della misura OCM sulla promozione del vino nei mercati dei Paesi terzi, dopo una gestazione lunghissima, pare confermare una attenzione pressoché nulla alle esigenze delle imprese”. Le proposte di modifica che la filiera ha mosso finora non sono state recepite dal Ministero e dalle Regioni. “Il Ministro Martina era stato sollecitato a maggio 2015 dai Presidenti della Associazioni della filiera, sull’esigenza di un programma di promozione che consentisse agli operatori di confrontarsi con i competitors di altri Paesi con armi più efficaci. A settembre 2015 i Presidenti avevano nuovamente sollecitato il Ministro sul tema, senza ottenere riscontri. Federvini auspica che vi sia una pronta revisione, nel rispetto delle finalità dei programmi di promozione OCM e nell’interesse di un comparto produttivo così rappresentativo e trainante dell’intero comparto agroalimentare nazionale”.

Chi rappresentano Italia del Vino e Istituto Grandi Marchi

Insieme, le aziende di Italia del Vino Consorzio e Istituto Grandi Marchi – presiedute rispettivamente da Andrea Sartori e Piero Mastroberardino – rappresentano un fatturato di 1,3 miliardi di euro e il 15% dell’export italiano del settore. Sono 31 realtà di primo piano nella produzione vinicola d’alta qualità: Alois Lageder, Argiolas, Biondi Santi Greppo, Ca’ del Bosco, Michele Chiarlo, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Pio Cesare, Rivera, Tasca D’Almerita, Tenuta San Guido e Umani Ronchi per l’Istituto Grandi Marchi; Banfi, Casa Vinicola Sartori, Cantine Lunae, Drei Donà, Ferrari Fratelli Lunelli, Gruppo Italiano Vini, Librandi, Marchesi di Barolo, Medici Ermete, Santa Margherita, Terredora e Zonin 1821 per Italia del Vino.

 

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© Riproduzione riservata - 22/01/2016

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