Senza confini Senza confini Marco Santini

Nel Canton Ticino l’audacia del Merlot

Nel Canton Ticino l’audacia del Merlot

Siamo appena di là del confine, subito sotto le Alpi, in un fazzoletto di terra vocata intorno a Lugano che conta mille ettari di vigna. Quasi insospettabile, questo micro-territorio deve al clima mediterraneo, alla minerale complessità dei suoli e all’infinita gamma di esposizioni la sorprendente capacità di dar origine a grandi vini. La quasi totalità della superficie è coltivata a Merlot. In Ticino questo vitigno, che trae le sue origini nella regione di Bordeaux, in Francia, ha trovato una seconda patria. Oltre al Merlot, altri vitigni concorrono a comporre quel 93% di rossi che domina lo scenario viticolo: 2% di Bondola, 2% Pinot nero, Cabernet per circa un 3%. Il bianco ammonta a uno scarso 7% suddiviso fra Chardonnay, Chasselas, Sauvignon e Sémillon, dando una chiara indicazione del carattere di questo territorio diviso in due dal monte Ceneri. Il Sopraceneri, a nord, si estende da Bellinzona al lago Maggiore. Il Sottoceneri, a sud, con Chiasso, Mendrisio e Lugano, comprende anche la regione di Castel San Pietro e Morbio. Le denominazioni sono: Ticino Doc per i vini ottenuti da un’unica varietà nelle tipologie Rosso e Rosato e Bianco del Ticino per quelli da altri vitigni.

FIlari immersi nel verde

QUALCHE CENNO STORICO – La viticoltura in Ticino ha una storia antica, ma il periodo cruciale arriva alla fine dell’Ottocento, subito dopo la distruzione del vigneto europeo da parte della fillossera. Intorno al 1907 si fecero i primi esperimenti con ceppi di Merlot provenienti dalla Francia, e più precisamente da Bordeaux, e da allora il Merlot è diventato il vitigno più coltivato. Da queste parti, i grappoli arrivano a maturazione verso la fine di settembre e si presentano con acini medi, sferici, dalla buccia colore blu-nero. Le uve danno un vino dal colore rosso rubino abbastanza intenso, equilibrato, di buon corpo e con un’elegante nota d’edera. Il sapore è asciutto, con un piacevole fondo amarognolo nel retrogusto.

IL ROSSO PRINCIPE – Il Merlot in Ticino è vinificato anche in bianco e dà origine a vini apprezzabili, gradevolmente aromatici, adatti all’aperitivo e al pesce di lago nelle sue interpretazioni più semplici. Ma è la vinificazione tradizionale, quella in rosso, che mostra risultati davvero stratosferici. Nelle mani di alcuni fuoriclasse, da queste uve nascono dei Merlot che non temono il confronto con i grandi specialisti del palcoscenico internazionale. Si tratta di vini di classe superba, eleganti, complessi, mai grassi, caratterizzati da una mineralità schietta. Le interpretazioni più concentrate, dove in alcuni casi compare una percentuale in appassimento o in sovra maturazione, danno vita a etichette vellutate e sensuali, che trascendono il consumo legato esclusivamente al pasto per accompagnare bene la meditazione.

MAURO ORTELLI – Iniziamo il nostro viaggio di scoperta con un luogo subito dopo il confine. Appena oltre Chiasso, a Corteglia, frazione di Castel San Pietro, ecco la piccola Cantina di ➊ Mauro Ortelli. La sua passione per la vigna lo ha portato nel 1982 a lasciare un lavoro sicuro come commercialista e cominciare a fare vino. Con il suo nome, le prime 2 mila bottiglie di Merlot escono alla metà degli anni Ottanta: nel 1989 arriva il primo bianco. Oggi lavora cinque ettari in proprietà e i suoi vini di punta sono un Merlot e un Sauvignon blanc entrambi barricati, entrambi chiamati Novi dal Drunpa (vino del padrone, tradotto dal curioso dialetto mendrisiotto che inverte la pronuncia delle parole). Il Merlot è schietto, di corpo, ma senza eccessi, pulito e fresco: forse il miglior biglietto da visita con cui questo territorio potrebbe presentarsi. Il Sauvignon ci ha impressionato particolarmente: inconsueto, ma estremamente concreto, ampio, rotondo, potente. Un bianco da carni, assolutamente da cercare e provare.

La Fattoria Moncucchetto, disegnata da Mario Botta

IL GRUPPO GIALDI – Pochi chilometri separano l’azienda di Mauro Ortelli da quella appena ristrutturata e ingrandita del gruppo Gialdi, una delle realtà fondamentali di questa regione. Dal 2001, Gialdi controlla anche Brivio, l’altra Casa vinicola di riferimento in Ticino. Le due società continuano a vinificare i loro vini e acquisire le loro uve separatamente (Brivio nel Sottoceneri, Gialdi nel Sopraceneri), ma condividono la struttura di Mendrisio e l’enologo, il bravissimo Alfred De Martin che fa della ricerca di pulizia e mineralità la sua fede dichiarata. Assolutamente da visitare le belle Cantine scavate nella roccia che sfruttano le correnti di aria fredda che si creano all’interno del monte Generoso; qui, fra barrique e tonneaux, riposano i grandi Merlot delle due aziende.

La bella cittadina di Brissago, affacciata sul lago di Lugano

L’AMPIO CATALOGO E I FUORICLASSE – Cominciamo da ➋ Gialdi, nata nel 1953 e condotta oggi da Feliciano insieme alla figlia Raffaella. Proprio Feliciano Gialdi fu il primo vignaiolo ticinese a interpretare il Merlot in bianco nel 1986 creando un vino di successo, di cui vengono oggi prodotte oltre 60 mila bottiglie anno, con il nome di Terre Alte Bianco. Ampio il catalogo che comprende quattro bianchi, un rosato, sempre da uve Merlot, e nove rossi. Difficile la scelta. Ci hanno impressionato particolarmente l’Arzo, un cru proveniente dal Sottoceneri, ottenuto da uve Merlot in purezza da viti di oltre 25 anni. Il suo carattere è spiccatamente mediterraneo, snello e minerale. È un vino elegante, con sentori di frutti a bacca rossa, e un lungo finale che ricorda la liquirizia e il mentolo. In bocca è fresco, equilibrato, di buona struttura. Da tenere in cantina cinque o sei anni. Strepitoso il Sassi Grossi (abbiamo provato il 2010 e il 2005). Selezione estrema dei migliori e più vecchi vigneti di Giornico e Biasca nel Sopraceneri. Si tratta di un Merlot in purezza, potente, sapido, austero, minerale e complesso. Dopo la malolattica, il vino matura in barrique francesi per 16 mesi prima dell’imbottigliamento. Dal colore rosso rubino, al naso è intenso, complesso e persistente, con sentori di mora, prugna, tabacco, cioccolato e caffè. Il gusto è pieno, schietto, elegante e di grande equilibrio. Il finale è fresco, lungo e mentolato. Vino capace di grande invecchiamento. Se si pensa che le uve del Ticino sono fra le più costose d’Europa, i circa 40 euro di questa bottiglia memorabile sono davvero ben spesi. Infine, ecco l’enorme Trentasei, il vino più estremo di casa Gialdi; se ne producono meno di 10 mila bottiglie in annate eccezionali. La vinificazione prevede una selezione delle uve che vengono poi appassite per 15 giorni in appositi locali termoventilati. Dopo la macerazione e la fermentazione in acciaio, matura in barrique per 36 mesi. È un Merlot degno di confronto con i grandi nomi internazionali. Potente, concentrato e complesso, senza rinunciare al velluto e alla sensualità, un’etichetta da custodire gelosamente in cantina e condividere con qualche persona speciale.

La Cantina Kopp von der Crone Visini

GUIDO BRIVIO – Passiamo ora all’altrettanto ampia rassegna dei vini di ➌ Guido Brivio. Nata alla fine degli anni Ottanta, questa realtà si è imposta ben presto sul palcoscenico internazionale. Specializzata in vini del Sottoceneri, si vinificano uve acquisite dai migliori viticoltori delle regione con i quali si è sviluppato un rapporto di profondo rispetto e di mutua collaborazione. In catalogo cinque bianchi, fra i quali ci ha impressionato favorevolmente il Rovere, un Ticino Doc Bianco da Merlot fermentato in barrique e caratterizzato da un curioso ed elegante ricordo di zafferano, un Rosé da uve Merlot, e sette rossi dei quali cinque Merlot in purezza e due dove il Merlot compare in percentuale. Fra i blend ci è piaciuto in modo particolare il Vigna d’Antan (55% Merlot, 25% Cabernet sauvignon e 20% Cabernet franc). Ottenuto da uve provenienti dal Mendrisiotto; i tre vitigni vengono vinificati separatamente, maturano in barrique per 14-16 mesi e assemblati prima di andare in bottiglia. Si tratta di un vino rigoroso, elegante, nitido, minerale. Al naso regala complessità e persistenza con ricordi di pietra focaia e caffé. Il finale è lunghissimo, fresco, balsamico con ricordi di liquirizia. Da invecchiare 5 o 6 anni e abbinare alla faraona o al vitello.

100% MERLOT – Fra i Merlot in purezza di casa Brivio, spicca il Riflessi d’Epoca (in prova sia il 2010 che il 2005). Etichetta di grandissima classe e spessore, rotondo, sensuale, da tenere in cantina anche una decina di anni. Dal colore rosso rubino brillante, al naso regala sentori d’amarene, ciliegie sotto spirito, lamponi, cuoio, sottobosco e porfido. Il gusto è secco, potente, schietto, austero, vulcanico e minerale. Il finale è lungo, pulito, fragrante e fresco. Infine il fiore all’occhiello è il famoso Platinum, un Merlot in purezza che si è spesso confrontato alla pari con i nomi più famosi al mondo. Selezione delle uve raccolte al top della maturazione. Una percentuale di esse va in appassimento in locali termoventilati fino alla fine di ottobre, fermentazione in vasche d’acciaio e maturazione in barrique per 20 mesi. È un vino che oltre ai brasati e i migliori carrelli d’arrosto e i formaggi stagionati, si propone come ideale compagno di meditazione (personalmente lo consiglierei da solo con un po’ di pane e zero distrazioni, specie se d’annata). Dal colore rosso rubino profondo, ha un profumo complesso, molto persistente, con sentori di frutta matura, torrefazione, cannella e liquirizia. In bocca è intenso, vellutato, morbido, di grande struttura. Le sue doti d’invecchiamento sono evidenti.

Il colorato porticciolo di Ascona, la località più bassa della Svizzera

LA SPERDUTA ROVIO – Lasciata alle spalle Mendrisio, si comincia a costeggiare il lago di Lugano percorrendo la Statale 2 verso Nord. Arrivati all’altezza di Melano si prende a destra il bivio per Rovio. Una volta raggiunto questo borgo, si trova a sinistra l’indicazione per la Cantina ➍ Rovio. Lungo la stradina che raggiunge la costruzione di Gianfranco Chiesa vi chiederete più volte se vi siete persi. Ostinatevi a seguire l’angusto tracciato in discesa nel bosco e verrete ricompensati con la scoperta di alcune delle referenze più interessanti della regione. Gianfranco faceva il maestro di sport prima di appassionarsi al vino e cambiare vita e professione. Oggi opera in questo sperduto balcone affacciato sul lago di Lugano e conduce con passione e rispetto profondo per la natura sei ettari di vigna. Produce annualmente una media di 30 mila bottiglie suddivise in 14 etichette. Un bell’esempio di tipicità è il San Giorgio, un Merlot in purezza ottenuto da uve provenienti da un vigneto sulle pendici del monte che dà il nome al vino. Vinificazione tradizionale e poi maturazione in barrique di castagno ticinese realizzate apposta per lui. In bocca rivela la dolcezza del legno. La prima edizione, il 2011, ha vinto la medaglia d’oro al Mondial du Merlot 2013.

IL TOP IN CANTINA – Il vino di punta di Gianfranco Chiesa è il Merlot Rovio Riserva. Si ottiene dalle vigne più vecchie, è vinificato e fermentato in acciaio e poi sosta per 24 mesi in barrique francesi per metà nuove. Esprime molto bene le caratteristiche del vitigno a queste latitudini dove è meglio cercare l’eleganza piuttosto che il muscolo. Meglio conservarlo in cantina per qualche anno e, una volta deciso di berlo, abbinarlo ai formaggi di media stagionatura delle alpi ticinesi o della zona della Valchiavenna. Fra i rossi di casa Rovio, merita una attenta degustazione l’inconsueto San Vigilio ottenuto da uve Gamaret per il 75% e Syrah per il 25%. Il Gamaret è un vitigno derivato dall’incrocio fra Gamay e Reichensteiner. Le uve vengono vinificate separatamente e quindi assemblate dopo la torchiatura e lasciate a maturare in barrique di rovere svizzero per due anni. Si ottiene un vino dal carattere unico, marcato da una speziatura particolare e seducente. Da invecchiare almeno sette o otto anni, sposa sorprendentemente bene il salame di cinghiale. Per finire un bianco di grande carattere, lo Chardonnay Riserva, ottenuto da vecchie vigne in Rovio e vinificato in barrique, dove fermenta e matura per 12 mesi. Si tratta di uno Chardonnay davvero unico, capace di importante invecchiamento (abbiamo provato il 1997, il 2003, il 2005 e il 2009). Etichetta assai minerale, morbida, di buona struttura che ben si sposa col fegato, con le terrine e con il formaggio di capra.

Nel Mendrisiotto le pendenze non sono eccessive

KOPP VON DER CRONE VISINI – Attraversato il lago di Lugano si raggiunge l’abitato di Barbengo dove, seguendo le indicazioni, si arriva alla cantina ➎ Kopp von der Crone Visini. Location remota, in una conca orlata di vigne. Per capire appieno la posizione bisogna camminare qualche minuto fra i filari e affacciarsi sulla splendida vista che spazia sui due rami del lago di Lugano e sulle Alpi Ticinesi. Qui, dal lavoro e dalla passione di Anna Barbara von der Crone e Paolo Visini nasce una famiglia di vini molto legati al territorio e fortemente influenzati dal rispetto per la natura che caratterizza i vignaioli. Si tratta di quattro bianchi, fra i quali ci sono molto piaciuti il Kerner, per via della sua finezza e mineralità, e il Meridio, un vino elegante, ottenuto da uve Chardonnay per il 60% e Merlot per il 40%. Complesso e strutturato, quest’ultimo è capace di interessante invecchiamento. I rossi sono sette: quattro Merlot in purezza e altri tre dove al vitigno si accompagnano piccole percentuali di altre uve. Il numero di etichette è dovuto alla volontà di rispettare la varietà di esposizioni e microclimi che caratterizza il Ticinese e quindi alla scelta di vinificare separatamente i vari vigneti. Fra i Merlot in purezza ci ha colpito particolarmente il Tinello, Merlot assai complesso, con aromi di bacche rosse e accenti floreali, buona mineralità e un finale lungo e fresco. Il Balin, invece, è un Merlot per il 95% mentre il rimanente 5% è ottenuto da uve Arinarnoa e Cabernet Sauvignon. Si tratta di un vino di grandissimo carattere, elegante, profondo e complesso, di straordinaria lunghezza.

La vista dalla Cantina Monti

L’AMBIZIOSO PROGETTO DI MONCUCCHETTO – Scendiamo a Lugano. Circondate dall’abitato, troviamo le vigne della ➏ Fattoria Moncucchetto, dove prende forma un progetto ambizioso. Con l’obiettivo dichiarato di creare bottiglie di riferimento e una cantina disegnata da Mario Botta, i proprietari Lisetta e Niccolò Lucchini con la giovane enologa Cristina Monico, propongono una linea di vini importante. A sorpresa, colpisce forte il Refolo, un Metodo Classico prodotto in poche, ottime bottiglie caratterizzate da una balsamicità inconsueta che, ad esempio, sposano molto bene l’astice. Il Bianco dell’Arco è un bel vino aromatico, elegante, fresco, di buona complessità e struttura, minerale. Ottenuto da uve Chardonnay per l’80% e Pinot noir vinificato in bianco per il rimanente 20%, è da provare. Fra i rossi troviamo il Moncucchetto Merlot Ticino, vinificato in purezza con un passaggio in barrique usate di 16 mesi, offre un naso fine, elegante, pulito. Al gusto è snello, asciutto, minerale, quasi vulcanico. Un vino rigoroso quanto complesso, Il prodotto di punta di casa Moncucchetto è il Merlot Riserva con un 10% di Cabernet Sauvignon, ottenuto dalle selezione estrema delle uve in vigna. Concentrato, complesso. In bocca è potente; il 2009 è ancora segnato dalla presenza del legno. Da abbinare ai grandi arrosti.

MONTI: VALE LA PENA ARRIVARE – Lasciata Lugano, proseguiamo verso nord in direzione di Bellinzona. All’altezza di Manno si comincia a risalire il versante occidentale della valle fino all’abitato di Cademario. Qui, indicato da numerosi cartelli, comincia un percorso vertiginoso che porta fra le vigne più spettacolari della regione. La Cantina ➐ Monti, bisogna proprio volerla raggiungere, ma ne vale la pena. Frutto del difficile lavoro di recupero di terreni abbandonati iniziato negli anni Settanta da Sergio Monti, oggi vede l’impegno dei due figli Ivo e Delio, coadiuvati da Giovanni Cavalieri, responsabile della vigna e cantiniere. I loro vini non si scordano facilmente. Unici, tipici, autentiche espressioni del terroir che li genera.

La vicinanza del lago garantisce un microclima particolare che ricorda molto, nonostante le montagne, quello mediterraneo

VINI INDIMENTICABILI – Il Malcantone Bianco di Cademario è ottenuto da uve Müller Thurgau per il 70%, Chardonnay per il 25% e Pinot gris per il 5%. Caratterizzato dalla buona concentrazione dovuta alle rese bassissime, vinificato in modo complesso, con fermentazione in barrique, è un vino di struttura, aromatico, con sentori di pesca, frutti tropicali e note minerali; è capace di invecchiare migliorando anche otto o dieci anni. Il Malcantone Rosso dei Ronchi è un’etichetta importante, ottenuta da uve Merlot per l’80%, Cabernet Franc, Carminoir, Diolinoir, Ancelotta e Cabernet Sauvignon per il rimanente 20%. Resa bassissima (sei grappoli per ceppo) e grande selezione delle uve in vigna, vinificazione, fermentazione e maturazione in legno permettono di arrivare a un prodotto eccezionalmente morbido, rotondo, vellutato, intenso, senza rinunciare a finezza ed eleganza. Vino da grande invecchiamento che può anche essere degustato da giovane. Il Canto della Terra è l’etichetta di punta. Merlot in purezza, deve la sua straordinaria concentrazione alla resa incredibilmente bassa e alla selezione: occorrono tre piante per fare una bottiglia. All’assaggio si presenta ricco, opulento, complesso, di gran corpo, molto elegante. I sentori di frutta a bacche nere, di fico, spezie e marzapane confluiscono in un finale lunghissimo e balsamico. È capace di considerevole invecchiamento, da bere da solo, in silenzio.

Una veduta aerea di Lugano

LA GRANDE: TAMBORINI VINI – L’ ultimo appuntamento di questo viaggio alla scoperta dei vini ticinesi è dedicato a un altro personaggio di riferimento nel panorama enologico di quest’angolo di Svizzera. Claudio Tamborini è uno degli uomini che ha contribuito da ridisegnare la moderna enologia del Canton Ticino con risultati che gli sono valsi il titolo di miglior vinificatore svizzero dell’anno 2012. ➑ Tamborini Vini è una realtà di notevoli dimensioni che, come nel caso di Gialdi e Brivio, oltre a una trentina di ettari in proprietà, si avvale del contributo di numerosi conferitori in differenti aree sparse sia nel Sopraceneri, sia nel Sottoceneri. Alcune fra le sue proposte sono di livello indiscutibile: vediamo quali.

ETICHETTE D’ALTO LIVELLO – Il Merlot in purezza Comano (il 2011 è stato premiato al Concorso Internazionale Mondial du Merlot 2013) è un cru proveniente da un vigneto assai vocato nell’omonimo comune. Rese bassissime e vinificazione tradizionale bordolese con maturazione in barrique per 12-18 mesi, contribuiscono alla nascita di un prodotto superbo, pieno, intrigante, rotondo, elegante caratterizzato da un lungo finale con ricordi di pietra focaia, caffé e cioccolato; è un vino destinato all’invecchiamento. Da ricordare anche il Vigna Vecchia, ottenuto da uve provenienti da viti di oltre 40 anni,con un grande carattere, potente, snello, complesso e raffinato. Il San Zeno Riserva è un altro cru di Merlot in purezza, caratterizzato dalla finezza e dall’eleganza. Austero e minerale, andrebbe provato con il guanciale di vitello. Per chiudere in bellezza questo itinerario fra le vigne ticinesi, nulla di meglio che fermarsi per la notte proprio fra i filari dove nascono alcuni dei nettari che abbiamo degustato. L’indirizzo giusto è l’Holiday – Food & Wine Vallombrosa, b&b di charme con ristorante di ottimo livello.

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© Riproduzione riservata - 26/11/2013

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