Premium Premium Elena Erlicher

L’Alsazia dei Riesling. E dei Pinot, dei Sylvaner…

L’Alsazia dei Riesling. E dei Pinot, dei Sylvaner…

Celebri sono i Riesling d’Alsazia, ma la regione francese è terra vocata a innumerevoli vitigni, proprio quanto è varia la composizione dei suoi suoli. Qui nascono bianchi longevi e si distinguono anche i rossi.

L’Alsazia è conosciuta soprattutto come terra di Riesling. E su questo non si discute, dato che, dei suoi 15.500 ettari a vigneto, il 21,9% (dati Conseil interprofessionnel des vins d’Alsace, Civa 2017) è dedicato a quest’uva potente, sferzante e intensa che domina con i suoi aromi e la marcata acidità qualsiasi altra varietà. Ma forse è meno risaputa la vocazione della regione francese per gli altri grandi bianchi da uve Pinot bianco, Pinot grigio, Muscat, Gewurztraminer (senza ü, à la française) e per ultimo (solo in termini di riscoperta e valorizzazione) il Sylvaner. Inoltre sta prendendo piede sempre più la consapevolezza del valore del Pinot nero per rossi di tutto rispetto, strutturati, intensi e longevi.

 

Millésime Alsace 2018

 

“La varietà non conta”. Il valore immenso del terroir in Alsazia

D’altronde non potrebbe essere diversamente perché l’Alsazia si presenta davvero come un mosaico di terroir da valorizzare e così vuole essere riconosciuta. «Facciamo vini di terroir e non di vitigno», dice Foulques Aulagnon, export marketing manager del Civa. Affermazione, questa, condivisa alla lettera dal produttore Marcel Deiss, al quale è impossibile strappare anche solo una parola sull’uvaggio dei suoi vini, se non “con l’inganno”, cioè rivolgendosi ai figli o cercando on-line su siti non suoi naturalmente. Per lui «la varietà non conta», chiarisce, «io creo vini di terroir, che sono un po’ come la musica: un ensemble nell’unità. La perfezione vinicola non è questione di tecniche di cantina, né di gusto, ma è la storia delle sensazioni che bevendo il vino esso suscita, è una storia universale». Vagamente criptico? Così parrebbe ma, se ne assaggiate le etichette, le sue parole cominciano ad acquisire un senso.

Millésimes Alsace, il IV salone a Colmar

L’occasione d’incontro è stata la manifestazione biennale Millésimes Alsace, che si è svolta l’11-12 giugno a Colmar. Nata come anteprima dei Riesling, è oggi assurta invece a vero e proprio Salon professionnel des grands vins d’Alsace. Quest’anno la quarta edizione, dedicata proprio al Riesling, ha visto la partecipazione di 107 produttori della regione che hanno portato ben 600 etichette (non solo Riesling) in degustazione per i 750 visitatori giunti da 15 Paesi. È stato anche presentato il nuovo logo VinsAlsace. «Per essere visibili e riconosciuti da tutti», dichiara Gilles Neusch, direttore del Civa, «i nostri vini devono saper comunicare in modo chiaro il loro valore unico e cosa li contraddistingue rispetto a quelli di altre regioni. Un marchio percepito nel modo corretto aiuta a differenziare l’offerta. Diventa un punto di riferimento per il consumatore, è facilmente identificabile e inimitabile».

Cinque etichette da provare

Degli oltre 600 vini in assaggio a Millésimes Alsace, abbiamo scelto 5 etichette da non perdere. Le tasting notes sono pubblicate sulla rivista Civiltà del bere 4/2018:

  • Cremant dAlsace Aoc 2010 di Vins Schoenheitz 
  • Cuvée Frédéric Emile, Alsace Riesling Aoc 2010 di Trimbach
  • Rosenberg Alsace Pinot gris Aoc 2016 di Domaine Jean-Louis e Fabienne Mann
  • Lesprit de calcaire, Alsace Aoc 2015 di Agathe Bursin
  • Rouge comme Renard, Alsace Pinot noir Aoc 2016 di Henry Fuch

L’articolo completo è su Civiltà del bere 4/2018. Per leggere tutto effettua il login e sfoglia il numero. Se non sei abbonato, acquista la rivista (anche in digitale) sul nostro store o in edicola. Per info: store@civiltadelbere.com

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© Riproduzione riservata - 28/09/2018

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