In Italia In Italia Jessica Bordoni

Il punto sul 67° Congresso nazionale Assoenologi

Il punto sul 67° Congresso nazionale Assoenologi

A pochi giorni dalla chiusura dei lavori, ecco una sintesi delle principali tematiche emerse durante il 67° Congresso nazionale di Assoenologi, il più importante momento di confronto per la categoria dei tecnici del settore vinicolo italiano. Focus dell’edizione targata 2012, di scena sulla nave Costa Atlantica dal 3 al 7 giugno: “Clima, tecnologia e mercati che cambiano: comprenderne le dinamiche per essere sempre più competitivi”.

Il ministro Mario Catania

L’INTERVENTO DEL MINISTRO CATANIA – L’appuntamento è stato aperto come di consueto dalla lettura del telegramma di augurio del Capo dello Stato Giorgio Napolitano, seguito dagli interventi in videoconferenza del ministro per le Politiche agricole alimentari e forestali Mario Catania, che ha ricordato come «il settore vitivinicolo da anni rappresenta la punta di diamante dell’economia del nostro Paese, un comparto che vale 14 miliardi di euro nel suo complesso e che registra risultati eccellenti nell’export, che nel 2011 ha raggiunto i 4,4 miliardi con una crescita del 12%». Il capo del dicastero all’Agricoltura ha poi sottolineato l’importanza fondamentale del lavoro degli enologi per il successo del vino italiano nel mondo: «per continuare a brillare il comparto ha bisogno di professionisti che siano in grado di programmare con lungimiranza, di proseguire sulla strada intrapresa, di affrontare le nuove sfide che si prospettano. La politica comunitaria legata al settore è comunque in continua evoluzione e non tutte le decisioni prese in passato ci trovano d’accordo. Mi riferisco in particolare alla questione della liberazione dei diritti d’impianto prevista dopo il 2015». A tale proposito Catania ha ricordato l’importante trattativa in corso (che vede coinvolte, a fianco dell’Italia, anche Francia, Spagna e Germania) per una soluzione che preveda da un lato il mantenimento dei diritti e dall’altro il miglioramento del sistema. 

Il direttore Rai Alberto Maccari

AL GIORNALISTA RAI ALBERTO MACCARI LA TARGA D’ORO 2012 – Prima di passare ai contenuti dei dibattiti che hanno impegnato gli enologi nella quattro giorni in navigazione da Savona a Ibiza, ricordiamo la cerimonia di consegna del riconoscimento Targa d’Oro 2012 al direttore del Tg1 Rai Alberto Maccari “per il concreto contributo dato alla sempre maggiore affermazione del vino italiano e della professionalità dell’enologo con una corretta e obiettiva informazione nell’ambito dei prestigiosi incarichi televisivi ricoperti”.

LE CRITICITÀ SECONDO IL PRESIDENTE PREVARIN – Tre sessioni e nove relazioni per oltre 12 ore di confronti, a partire dall’intervento del presidente Assoenologi Gianfranco Prevarin, che ha fatto il punto sulle positività e le  criticità del comparto. Tra i plus l’impegno del governo a mantenere i diritti d’impianto mentre preoccupazioni «per il fatto che, sulla stessa materia, vengono assunti a livello locale provvedimenti e decisioni operative differenti, ad esempio in merito alla rivendicazione delle uve atte a dare vini Dop e Igp e alla gestione delle incombenze relative alla denuncia dei vigneti, dove addirittura la modulistica è diversa tra una regione e l’altra. Spesso poi le norme del settore hanno interpretazioni disomogenee sul territorio nazionale… mentre è invece auspicabile un maggior coordinamento in modo che enti di controllo e non agiscano univocamente dal Piemonte alla Sicilia».

L'enologo Riccardo Cotarella

CLIMA, VIGNETO E CANTINA – Grande attenzione per l’appuntamento dedicato a “I cambiamenti climatici: ripercussioni e rimedi in vigneto e in cantina”, con relazioni di Luigi Mariani, docente di meteorologia all’Università degli Studi di Milano, Giuliano D’Ignazi, direttore tecnico di Terre Cortesi Moncaro, e Riccardo Cotarella, in qualità di docente di Viticoltura ed enologia all’Università di Viterbo. Quest’ultimo ha osservato come: «L’enologo deve confrontarsi con le bizzarrie climatiche degli ultimi anni e spesso accade che nelle ultime settimane che precedono la raccolta, talvolta tra colleghi ci si trovi a discutere su che tipo di uve ci troveremo di fronte, proprio in virtù delle condizioni climatiche. L’enologo deve rima di tutto comprendere gli effetti che il fenomeno può avere sull’uva ed essere pronto a prendere le contromisure del caso. Inevitabilmente egli deve rivedere i protocolli di lavoro in funzione del clima. Tutto questo potrebbe condurci a considerare ciò che fino a ieri ci sembrava scontato e spingerci a un capovolgimento delle valutazioni degli elementi che determinano la qualità; non più zone calde e aride ma anche fresche e ventilate; non più terreni eccessivamente sciolti e permeabili bensì ricchi di buone percentuali di argilla, che costituisce una riserva idrica per le estati siccitose. Per non parlare delle esposizioni, privilegiando quelle di tipo nord o nord-est quando solo qualche decennio fa erano destinate alla produzione di uve di medio-bassa qualità. Ma è soprattutto nelle pratiche di gestione della vegetazione e del frutto della vite che l’enologo deve e può trovare le giuste soluzioni».

Il presidente Giuseppe Martelli

GLI ULTIMI DATI ASSOENOLOGI DELINEATI DAL DIRETTORE GIUSEPPE MARTELLI – Nel corso della seconda sessione dei lavori, “Le aspettative e le difficoltà di chi produce e chi vende”, il direttore generale Assoenologi Giuseppe Martelli ha presentato la fotografia del comparto alla luce degli ultimi dati disponibili. Nonostante il crollo dei consumi interni (passati dai 45 litri procapite del 2007 ai 42 del 2011), con una contrazione pari al 7,3%, l’export continua a presentarsi come “valvola di sfogo”. «Il vino italiano piace e rimane il più venduto nel mondo anche senza avere ancora raggiunto i valori aggiuntivi sperati. Sta di fatto però che il 2011 si è chiuso con un incremento delle nostre vendite all’estero del 12% in valore e del 9% in volume rispetto al 2010, anche se con un prezzo medio al litro aumentato soltanto del 3%».

L'Ad di Santa Margherita Ettore Nicoletto

IL FOCUS SULLE CANTINE CHE ESPORTANO OLTRE IL 50% DELLA PRODUZIONE – Uno dei focus ha concentrato l’attenzione su “Le criticità e le prospettive di chi esporta oltre il 50% della propria produzione”. Ad affrontare la questione c’erano Ettore Nicoletto, Ad del gruppo triveneto Santa Margherita, e Sergio Dagnino, direttore generale della emiliano-romagnola Caviro. «Pur con tutte le sue contraddizioni, pur con l’eccesso di denominazioni e di offerta, pur con l’eccesso di frammentazione che lo contraddistingue», ha precisato Ettore Nicoletto, «il sistema vino italiano ha saputo raggiungere negli ultimi due anni traguardi di assoluta rilevanza. Guardiamo al Nord America, ad esempio, che assorbe un quarto delle nostre esportazioni, poco più di un miliardo di euro, crescendo persino a due cifre nella componente statunitense. Cosa può minare, però questo momento positivo? Il perpetuarsi dei nostri tradizionali punti di debolezza quali la frammentazione della produzione che può impedire una complessiva crescita imprenditoriale delle Cantine. E ancora una certa apatia nel presentarsi al pubblico non solo come costruttori di suggestioni ma anche e soprattutto come imprese e imprenditori, un gap questo che impedisce un’efficace difesa di questo strategico settore nei luoghi decisivi dell’economia e della vita pubblica italiana».

Il direttore di Cavit Enrico Zanoni

PROSPETTIVE PER UNA RAZIONALIZZAZIONE DEI COSTI – L’ultima sessione dei lavori era incentrrata sul tema della razionalizzazione dei costi: in periodo di crisi economica (con l’aggravio delle imposizioni fiscali per le aziende, l’introduzione dell’Imu sui fabbricati rurali e i terreni agricoli, il lievitare dei prezzi energetici e lo spettro dell’aumento dell’Iva) il ruolo dell’enologo e la sua capacità di effettuare tutti i tagli possibili, senza però ledere la qualità del vino, sono fondamentali. A fornire le loro proposte di “razionalizzazione” sono stati cinque direttori: Luigi Bonato di Evoluzione Ambiente, società di consulenza specializzata nella gestione meccanica delle operazioni colturali nei vigneti, Paolo Peira della società di formazione professionale per il mondo agricolo Antesi ed Enrico Zanoni della Cantina cooperativa trentina Cavit.

Se per Bonato: «La scelta della meccanizzazione dei vigneti, se opportunamente ragionata ed effettuata con attrezzature idonee e rispettose della pianta, può costituire un aiuto effettivo al viticoltore in quanto consente di intervenire tempestivamente, più velocemente e con risparmi economici non indifferenti»; Peira ha affermato come la redditività economica per un’impresa vitivinicola è diventata negli ultimi anni la sfida per moti produttori e «l’enologo, in primis, deve porsi la seguente domanda: fino a che punto si possono comprimere i costi di produzione senza per questo pregiudicare la qualità? E ancora: conosciamo fino in fondo tutti gli strumenti che ci possono consentire di contenere i tempi e i costi di produzione, in vigneto come in cantina?». Chiude i ragionamenti l’intervento di Zanoni, che vede nella pianificazione l’unico valido strumento per raggiungere gli obiettivi che un’azienda si propone ed evitare spese inutili e gravose. «La pianificazione a medio-lungo termine rappresenta lo strumento gestionale con cui si integrano le esigenze di mercato alle possibilità produttive in termini di quantità e qualità. La pianificazione a breve termine consente invece di armonizzare la pianificazione di lungo periodo alla domanda attuale e contingente del mercato. Lavorando in maniera concreta e fattiva si possono soddisfare e raggiungere gli obiettivi della riduzione del fabbisogno finanziario, dell’ottimizzazione dell’organizzazione del lavoro, nell’ottica comunque del mantenimento della qualità del prodotto».

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© Riproduzione riservata - 14/06/2012

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