In Italia In Italia Adele Granieri

Il Montepulciano d’Abruzzo coltiva il legame col territorio

Il Montepulciano d’Abruzzo coltiva il legame col territorio

All’ombra del Gran Sasso, i produttori e il Consorzio di tutela lavorano per ancorare questo vitigno autoctono all’area d’eccellenza a Docg. Seguire rigide pratiche viticole ed enologiche ne aumenta la qualità. Otto etichette consigliate.

La più settentrionale delle province abruzzesi custodisce un lembo di terra che gode della protezione del Gran Sasso, con la sua bella vegetazione boschiva circondata da colline che degradano dolcemente verso l’Adriatico.

Un territorio unico

Lungo il corso del fiume Tronto, che separa il Teramano dalle valli picene, percorrendo le strade di Controguerra e delle Colline del Ducato, cesellate da pievi, abbazie, chiese romaniche e barocche, necropoli, torrioni e borghi medioevali, le vigne di Montepulciano macchiano il paesaggio autunnale di un intenso color ruggine.

Tra il Gran Sasso e il mare

L’area delimitata dai fiumi Vomano e Vibrata è  da sempre vocata alla viticoltura: i terreni calcareo-argillosi e sabbioso-argillosi e l’influenza dei venti provenienti dal Gran Sasso, oltre alle brezze marine dell’Adriatico, ne fanno luogo d’elezione per la viticoltura di qualità.

Basse rese e divieto di imbottigliare fuori zona

Le particolari caratteristiche pedoclimatiche della zona di produzione hanno fatto guadagnare al Montepulciano d’Abruzzo delle Colline Teramane l’unica denominazione di origine controllata e garantita della regione, nel 2003. Si tratta di un disciplinare esclusivo: è il primo in Abruzzo a considerare la resa per ceppo (mai superiore ai 7 kg) e non per ettaro ed è l’unico a imporre l’imbottigliamento nella zona di produzione per un Montepulciano d’Abruzzo.

Montepulciano quasi in purezza

Per la produzione del “Colline Teramane”, che deve essere composto per almeno il 90% di Montepulciano con al massimo il 10% di Sangiovese, infatti, è richiesta un’intensità non inferiore ai 3.300 ceppi per ettaro e la resa di uva, considerata per ettaro, non può superare i 95 quintali (a fronte dei 140 ql/ha consentiti dalla Doc Montepulciano d’Abruzzo).

Un disciplinare rigido per salvaguardare la qualità

Per le operazioni di vinificazione, invecchiamento e imbottigliamento esistono rigide limitazioni territoriali: possono essere effettuate solo nella zona di produzione e comunque esclusivamente all’interno della provincia di Teramo, territorio di origine.

Le regole per l’invecchiamento

Il vino deve essere sottoposto a un periodo minimo di invecchiamento obbligatorio di 1 anno, di cui 2 mesi di affinamento in bottiglia, per la tipologia “base”, e di almeno 3 anni, di cui 1 anno in botti di legno e almeno 2 mesi di affinamento in bottiglia, per la Riserva, a decorrere dal 1º novembre dell’annata di produzione delle uve. L’immissione al consumo è consentita a partire dal 1º novembre dell’anno successivo alla vendemmia (a fronte del 1° marzo dell’anno successivo alla vendemmia previsto dalla Doc Montepulciano d’Abruzzo).

La necessità di una denominazione rappresentativa del territorio

L’esigenza di creare una Docg, con un disciplinare rigido, attento a stabilire una forte impronta territoriale e una produzione di qualità, più che di quantità, nasce come contrapposizione alla produzione massificata all’interno della Doc, che ogni anno è in grado di sviluppare 150 milioni di bottiglie, di cui il 70% è imbottigliato da grandi aziende fuori regione. Una denominazione che a ben vedere è sempre meno rappresentativa del territorio.

Bisogna tornare a essere competitivi sul mercato

Produrre senza detenere l’offerta commerciale significa non essere visibile come luogo di origine e senza un’identità territoriale non si può essere competitivi sui mercati nazionali e internazionali. Questa è l’idea alla base del Consorzio di tutela Colline Teramane e dei produttori che vi hanno aderito.

L’impegno del Consorzio

In questo senso si muove il Consorzio, come ci illustra il neo presidente Enrico Cerulli Irelli: «Abbiamo il ruolo fondamentale di tutelare una denominazione che è stata riconosciuta nel 2003. L’anno scorso abbiamo ottenuto un cambiamento apparentemente minimo ma di grande significato: il nome è diventato Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo. L’anteporre il termine geografico è fondamentale, perché si mette in evidenza la particolarità del prodotto del territorio».

Dal latifondo all’azienda moderna

Le realtà produttive, che sono in prevalenza medio-piccole, affondano per la maggior parte le proprie origini in un’antica tradizione latifondistica. Le nuove generazioni di produttori, i cui avi sono stati orfani di “padroni” latifondisti o essi stessi ex proprietari di latifondo, hanno abbandonato la coltivazione promiscua e si sono indirizzati verso quella esclusivamente viticola. Così hanno dato origine, nel corso degli anni Settanta-Ottanta del secolo scorso, a moderne aziende in grado di gestire in proprio l’intero ciclo produttivo.

Storie di famiglia

Sono antiche storie di famiglia, come quella dei Cerulli Irelli Spinozzi, originari del comune di Canzano, la cui azienda risale alla proprietà della famiglia Spinozzi, di ceppo feudale, presente fin dal 1768. O quella dei Montori, originari di Campli, il cui impegno nella viticoltura è già testimoniato nel 1800. In vigna, l’avvento delle nuove generazioni ha portato notevoli innovazioni tecnologiche, ma sempre con radici saldamente aggrappate all’esperienza degli avi.

L’avvento della pergola aperta

Gli antichi impianti a tendone, forma prevalente di allevamento fino agli anni Ottanta, sono stati sostituiti dai filari o dal sistema della pergola aperta. Si tratta di uno stratagemma agronomico capace di custodire il legame che questa forma di allevamento ha con il proprio territorio, dimezzando l’eccesso di produzione e creando un corridoio di luce capace di portare i grappoli a piena maturazione, consentendo una maggiore irradiazione e il necessario ricircolo d’aria.

Vigne di Cantina San Lorenzo

LA NOSTRA SELEZIONE

San Lorenzo
Antàres, Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Docg 2016

I 150 ettari che formano un unico grande appezzamento fanno di San Lorenzo la più grande azienda vinicola a carattere familiare del Teramano. Antàres è un vino immediato, dai profondi richiami di frutti rossi e liquirizia, e una rinfrescante nota balsamica che si ritrova nel sorso, succoso e invitante.

Tenuta Terraviva
Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Docg 2016

Pietro Topi e sua moglie Annalisa hanno dato vita a un giovane progetto enologico nel pieno rispetto della biodiversità e dell’ecosistema. Il loro è un Montepulciano fresco e succoso, dai profumi di amarena e mentuccia selvatica e piacevoli sbuffi di liquirizia.

Ausonia
Apollo, Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Docg 2015

Una scelta radicale ha portato Simone Binelli ad abbandonare la farmacia per dedicarsi completamente, con passione e dedizione alla vigna. Il suo Apollo, vinificato in terracotta, profuma di frutti di bosco e radici, con un sorso fresco, vivace e dinamico.

Fattoria Nicodemi
Neromoro, Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Riserva Docg 2014

Elena e Alessandro Nicodemi producono questo Montepulciano da vigne di oltre 45 anni allevate a pergola abruzzese. Ha intensi profumi di prugna, ciliegia matura e cacao, rinfrescati da piacevoli richiami di erbe aromatiche. Il sorso è pieno, caldo e avvolgente, dai tannini importanti.

Abbazia di Propezzano
Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Riserva Docg 2012

L’Abbazia, menzionata per la prima volta in una bolla papale di Bonifacio IX, oggi l è collegata all’azienda vitivinicola. Il vino, che conserva la tradizionale etichetta, sa di frutti di bosco maturi, con richiami di erbe aromatiche, fiori appassiti e spezie. Il sorso è intenso, di grande persistenza.

Lidia e Amato
Amato, Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Docg 2011

Nel comune di Controguerra, da un’antica tradizione familiare, nasce Amato, un Montepulciano dalle note di mora matura e rabarbaro, con delicati richiami di genziana, dal sorso pieno e materico, con una trama tannica ben tessuta.

Cerulli Spinozzi
Torre Migliori, Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Riserva Docg 2010

La filosofia delle basse rese con una qualità ottimale, alla base dell’azienda guidata da Enrico Cerulli Irelli, si ritrova in questo Montepulciano dai delicati richiami di visciole ed erbe aromatiche, su un soffuso sottofondo di spezie, tabacco e cuoio. Il sorso colpisce per pulizia ed eleganza.

Camillo Montori
Fonte Cupa, Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane Riserva Docg 2008

Camillo Montori si può definire il simbolo della vitienologia teramana, antesignano dei vini di qualità. Il suo Fonte Cupa è una grande espressione di Montepulciano. Profumi di frutti di bosco ed erbe officinali, richiami di tabacco e liquirizia e un sorso verticale, di grande corpo e trama tannica fitta.

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 6/2018. Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com

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© Riproduzione riservata - 25/01/2019

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