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I cru del Bardolino sfidano il St. Magdalener

I cru del Bardolino sfidano il St. Magdalener

Le tre sottozone La Rocca, Montebaldo e Sommacampagna sono pronte per essere inserite nel disciplinare del Bardolino Doc. In attesa che siano ufficiali, scopriamo le caratteristiche di questi tre cru del Bardolino in una degustazione comparata con l’Alto Adige St. Magdalener.

Bardolino vs St. Magdalener. Il 7 dicembre a #bardolinocru, manifestazione voluta dal Consorzio per promuovere i vini simbolo della sponda veronese del Lago di Garda, abbiamo potuto confrontare nel calice sei Bardolino Doc (due per ogni sottozona) e altrettanti Alto Adige St. Magdalener, un altro territorio di cui è in corso la zonazione. L’incontro è stato proposto per le forti affinità che legano i vini rossi a base di Corvina e quelli a base Schiava. La degustazione comparata si è svolta nella due giorni dedicata ai vini del territorio, proseguita poi l’8 dicembre con “Il Chiaretto che verrà”.

Verso l’approvazione dei cru del Bardolino

Durante la manifestazione è stato possibile degustare 23 St. Magdalener di 9 Cantine altoatesine e 32 Bardolino delle 17 aziende che, in attesa della validazione delle modifiche alla Doc (tempi burocratici permettendo, si auspica dalla vendemmia 2020), hanno superato la selezione della Commissione del Consorzio e hanno ottenuto il marchio collettivo per il rispettivo cru. «La modifica del disciplinare è un iter lungo», ci ha spiegato Franco Cristoforetti, presidente del Consorzio tutela Bardolino Doc. «Il Consorzio ha registrato i tre marchi delle sottozone. Abbiamo anche scritto il regolamento da rispettare, che rispecchia il futuro nuovo disciplinare, e nominato il comitato ufficiale di approvazione. Tutte le aziende che partecipano al progetto potranno mettere in etichetta la sottozona, sfruttando il marchio registrato dal Consorzio».

 Josephus Mayr e Franco Cristoforetti

Le regole da rispettare

Il tutto previa autocertificazione della provenienza delle uve e superamento dell’esame organolettico del Comitato ad hoc. Tra le regole da rispettare: l’utilizzo di Corvina tra il 65% e l’80% e l’assenza di varietà alloctone, il divieto di utilizzare barrique o arricchimenti, un residuo zuccherino molto basso e un anno obbligatorio di affinamento prima dell’immissione al consumo. Al naso non devono risultare sentori di appassimento o eccessi di note fruttate, ma eleganza e sentori di spezie.

Montebaldo, la sottozona più elevata

Montebaldo, la sottozona a più elevata altitudine della Doc Bardolino, è imperniata sui comuni di Affi, Cavaion, Caprino, Costermano e Rivoli. Comprende la piana fluvioglaciale che separa i due apparati morenici del Garda e dell’Adige, con alcuni terreni ad elevato contenuto di sodio. Notevoli le escursioni termiche legate al Monte Baldo e ai venti Peler, che soffia da Nord a Sud la mattina, Ora, che spira da Sud a Nord nel pomeriggio, e ai venti notturni della Gardesana. Di questo cru abbiamo degustato alla masterclass il Bardolino Classico Doc 2018 di Le Tende, che ha sede tra Colà di Lazise e Cavaion, con una spiccata acidità e sentori di fragola. E il Vigna Morlongo, Bardolino Classico Doc 2017 di Vigneti Villabella di Calmasino, in cui emergono note fiorite scure, bergamotto, china e accenti di chiodi di garofano.

La Rocca, cru morenico

Considerando la sottozona del Bardolino La Rocca, ci troviamo nella “plaga gardense”, come sottolineava Giovanni Battista Perez nel 1900, nel territorio che comprende Bardolino, Castelnuovo del Garda, Garda, Lazise, Peschiera e Torri del Benaco. Tra la riviera gardesana e il suo primo entroterra, il cru si disegna su colline moreniche dominate dal colle della Rocca e dal monte Luppia, in media a un’altitudine sui 65 m s.l.m.con influssi più spiccati dal lago. Dal terroir al bicchiere, durante Bardolino vs St. Magdalener abbiamo assaggiato due esempi della sottozona La Rocca: il Bardolino 2015 di Giovanna Tantini, tra Castelnuovo del Garda e Sona, con accenti di lampone, cannella e spezie. Chiodi di garofano in primo piano, china e pepe nero invece per il Bardolino 2016 di Poggio delle Grazie a Castelnuovo del Garda.

Sommacampagna, il meno piovoso

Nell’area sud-orientale della denominazione, attorno ai comuni di Bussolengo, Pastrengo, Sommacampagna, Sona e Valeggio sul Mincio, troviamo un cru con sottosuolo morenico più recente, temperature più alte durante il giorno e meno precipitazioni. Si tratta della sottozona Sommacampagna. In primo piano nella degustazione comparata, in rappresentanza dell’area, il Bardolino SP 2013 di Albino Piona a Villafranca, dalla caratteristica nota originale di zafferano, con accenti di ciliegia e pepe nero. A conclusione il Bardolino 2016 della Cantina Il Pignetto a Bussolengo, con spiccati sentori di prugna.

Le bottiglie degustate durante la Masterclass

I progetti di zonazione da Bardolino al St. Magdalener

Positivo l’incontro del Bardolino con l’Alto Adige St. Magdalener rappresentato da Josephus Mayr, presidente dell’omonimo Consorzio e da sei vini in degustazione: Huck am Bach, Alto Adige St. Magdalener Classico Doc 2016 della Cantina Bolzano, Vigna Rondell, Alto Adige St. Magdalener Classico Doc 2016 di Glögglhof Franz Gojer, Hub, Alto Adige St. Magdalener Classico Doc 2017 di Untermoserhof Georg Ramoser, Alto Adige St. Magdalener Classico Doc 2006 di Maso Unterganzner Josephus Mayr, Alto Adige St. Magdalener Classico 2015 di Ansitz Tenuta Waldgries e Vigna Premstallerhof, Alto Adige St. Magdalener Classico Doc 2018 di Tenuta Hans Rottensteiner. «Il progetto della zonazione è già partito; stiamo attendendo la sua approvazione a Roma. Abbiamo già definito le microzone nei nostri 200 ettari vitati», ci ha anticipato Josephus Mayr. «Crediamo che questo costituisca un valore aggiunto per i prossimi vini. Oggi più che mai il consumatore vuole conoscere il terroir da cui nasce il vino che assaggia».

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© Riproduzione riservata - 11/12/2019

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