In Italia In Italia Luciano Ferraro

Con Photoshop il vino sparisce dal tavolo del nostro governo

Con Photoshop il vino sparisce dal tavolo del nostro governo

Ci vorrebbe Checco Zalone per farsi beffe del politicamente corretto del governo giallorosso sul vino. Un governo pronto a lanciare proclami per la tutela di un settore che esporta beni per più di 6,2 miliardi di euro. E poi, alla cena di Natale, a far sparire il vino dalle foto ricordo.

Un miracolo di Cana al contrario, e una marcia indietro imbarazzante sulla propaganda a favore del made in Italy. Come a voler dichiarare: noi politici lavoriamo e non beviamo. Quasi che le cene astemie eliminassero il senso di precarietà di un governo che continua a litigare su quasi tutte le misure, dal salvataggio di una banca alla depenalizzazione delle droghe leggere (e molto altro).

La presa di posizione contro i dazi di Di Maio

«Vogliamo difendere le Ferrari del vino». Ignorando che esiste davvero la Ferrari del vino, a Trento, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio si era schierato a muso duro contro la minaccia dei dazi americani. Incontrando il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, Di Maio aveva preso le fattezze del paladino dell’agroalimentare italiano: «Difenderemo le imprese, non faremo sconti, faremo di tutto come governo per difendere le nostre aziende e i nostri prodotti».

L’orgoglio di Conte per l’Italia enoica

E il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, di rincalzo: «I dazi colpirebbero l’export di alcuni prodotti che piacciono molto perché sono buoni». E se sono buoni perché evitarli? Dovrebbe spiegarlo il premier Giuseppe Conte che alla fine di ottobre, accompagnato dal presidente dell’Associazione italiana sommelier Antonello Maietta, aveva reso omaggio ai produttori premiati dalla guida Vitae 2020, con una dichiarazione d’amore per l’Italia enoica: «Siamo il primo Paese che produce vino al mondo, di questo dobbiamo essere orgogliosi. Dietro c’è un lavoro di squadra, il sistema Italia. Il vino ha un radicamento sul territorio, è promozione di una comunità di persone e tradizioni locali».

E poi, brindisi di Natale con l’acqua?

Qualche settimana dopo, come ha fatto notare il Giornale con un articolo in prima pagina dello storico Giordano Bruno Guerri, lo stesso Conte ha postato su Twitter la foto della cena natalizia governativa, tristemente astemia grazie a un ritocco: via le bottiglie di vino, sostituite da una sfilza di acqua minerale.

Il post di Giuseppe Conte

“Ciò che colpisce nell’immagine pubblicata su Twitter dal capo del governo Giuseppe Conte – ha scritto Guerri – è piuttosto l’ingenuità, sua o (spero) dei suoi collaboratori… Basta guardare un secondo in più la parata dei sorrisi ministeriali e il loro desco, per capire che la posa, per quanto studiata, è stata studiata male. I commensali di sinistra hanno tutti una bottiglia di acqua minerale verde, credo Nepi leggermente frizzante; i commensali di destra hanno tutti una bottiglia bianca, con acqua naturale. Forse i responsabili del cerimoniale impazziti, li hanno divisi in base alla preferenza sulle bollicine? O, peggio ancora, inesausto di litigare su tutto, il governo si è diviso anche sulle acque? Poi, la vera sorpresa. Sulla lunga tavolata dell’allegra compagnia, non c’è neanche una bottiglia di vino, eppure i bicchieri da vino ci sono, immacolati, virginali”.

Una pessima figura

La foto è stata scattata al momento del panettone, che spunta in qualche piatto. Forse c’è stato un lavorio a colpi di Photoshop, forse prima di mettersi in posa i ministri hanno chiesto ai camerieri di togliere di mezzo il vino, temendo critiche. Senza accorgersi, nota Guerri, che i segnali della cena con il vino sono rimasti: qualche bicchiere è ancora riempito a metà di vino bianco, sulla tovaglia ci sono macchie che sembrano proprio dovute a qualche goccia vinosa sversata. Insomma, un autogol. Tra i tanti commenti non proprio benevoli su Twitter c’era anche quello del giornalista e produttore di vino Bruno Vespa: “Caro presidente Conte, posso perdonarle tutto, ma non la cena di Natale senza vino. È uno dei simboli del made in Italy! Se lo immagina Macron brindare con l’acqua? Prometta per favore che non accadrà più”. Basta mettere da parte il politicamente corretto e pensare all’economia reale, l’insieme di produttori e consumatori (di vino).

Immagine in apertura: Le nozze di Cana di Paolo Veronese

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 1/2020. Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com

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© Riproduzione riservata - 28/02/2020

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