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Cesari e Giulietta. A Verona la passione continua

Cesari e Giulietta. A Verona la passione continua

Verona è terra d’amore, nella leggenda dei due sfortunati amanti come nella passione di chi fa vino. E quando queste due realtà si incontrano, sembrano fatte l’una per l’altra. Nasce così la collaborazione fra Gerardo Cesari e il Club di Giulietta, l’associazione culturale che oggi anno riceve, traduce e risponde a decine di migliaia di lettere destinate alla fanciulla veronese. Alcune fra queste sono diventate protagoniste di Love’s Drop, il nuovo percorso degustativo che la Cantina di Cavaion Veronese propone ai suoi ospiti più romantici: a ogni calice corrisponde una lettura, che richiama le medesime emozioni del vino in assaggio.

Alcune delle lettere che il Club di Giulietta riceve da tutto il mondo

Alcune delle lettere che il Club di Giulietta riceve da tutto il mondo

SCRIVERE PER AMORE: CESARI PREMIA IL VINCITORE – L’evento clou del Club è atteso il prossimo 15 novembre all’Hotel Due Torri di Verona: è il premio letterario internazionale Scrivere per amore, ormai alla XIX edizione. I libri in concorso (narrativa italiana o straniera a tema amoroso) sono 19, ora al vaglio dei giurati. La giornata vedrà la sfida di tre opere finaliste, valutate da una giuria al femminile; il vincitore, premiato alle ore 21 al Teatro Nuovo di Verona, riceverà in omaggio una doppia Magnum di Amarone Bosan, il top di Casa Cesari.

IL BOSCO: LA GENESI DELL’AMARONE – Ogni vino, in verità, ha un valore affettivo per chi determina la sua genesi. Dall’uva appena colta e appassita nel fruttaio, ai passaggi in acciaio, botte, bottiglia: seguirne il percorso è un privilegio destinato a chi ci lavora ogni giorno. Abbiamo avuto la fortuna di prendere parte, in un certo senso, a questa esperienza, degustando in azienda i diversi stadi evolutivi dell’Amarone Il Bosco. Prodotto nei vigneti di Castelrotto da viti di almeno 20 anni, questo blend di Corvina e Corvinone (almeno il 65-70%), Rondinella e Molinara è vinificato tra fine gennaio e inizio febbraio in acciaio: una scelta che privilegia la pulizia e il risultato organolettico, ma il vino richiede un invecchiamento più lungo. Qui in estate fa anche la malolattica, solitamente spontanea. Poi matura 2 anni in barrique, torna in acciaio almeno 6-8 mesi e infine riposa in bottiglia altri 8 mesi. L’annata attualmente in commercio è la 2010 (un anno indietro rispetto al disciplinare), ma il nostro assaggio spazia dal 2004, evoluto e complesso, al 2014… ancora in versione uva! 

Il tasting dell'Amarone Il Bosco

Il tasting dell’Amarone Il Bosco

MAI USCITI DALLA CANTINA – Partiamo dal primo calice, il 2013. Un’annata buona, leggermente anticipata e di media produzione. Il vino non è ancora affinato in legno, e infatti manca del tutto la vaniglia (le note sono perlopiù fruttate, di ciliegia e prugna); in bocca è la disarmonia è data dal tannino e dall’acidità tartarica, che determina una leggera asprezza: deve ancora maturare. Il 2012, vendemmia migliore, al naso è più complesso e balsamico; al palato permane la sensazione acidula, di uva malmatura, e il tannino ancora troppo esuberante. Arriviamo al 2011, annata buona ma poco produttiva: il calice sviluppa note fruttate ma anche floreali, con la presenza evidente di vaniglia che si smorzerà nel tempo (la tostatura si sente, necessita di arrotondarsi); il vino è equilibrato, molto lungo, sebbene il tannino si faccia ancora sentire sul fondo.

LE ANNATE IN BOTTIGLIA – Nel 2010, ora in commercio, la vendemmia è stata quasi eccezionale (classificata 4 stelle dal Consorzio, ma forse superiore): al naso non risalta la ciliegia, a vantaggio di profumi più evoluti come ribes, caffè, liquirizia, mentre la bocca è rotonda, leggermente amarognola. Il 2009 è frutto di una raccolta anticipata; viene proposto in una versione ancora non imbottigliata, e guadagna in maturità e pienezza. Il 2008 (estate calda, maturazione equilibrata) arriva direttamente dalla bottiglia: frutta secca e confettura al naso, morbido, setoso ed elegante in bocca. Chiudiamo il giro dei calici con un salto al 2004, annata 5 stelle: i profumi virano ai terziari, con note evolute di minerale, fungo, sottobosco e cacao; i tannini sono morbidi, la maturazione ha portato rotondità e piacevolezza, di grande persistenza aromatica. È interessante notare come il legno, quasi aggressivo nelle annate più recenti, si smorzi via via nel 2010 (che torna sulla frutta), nel 2009 e 2008 (dove si assiste all’evoluzione del vino), per arrivare allo stacco deciso del 2004. Incide, parallelamente, l’evoluzione positiva delle tecniche in cantina: le tostature sono cambiate, meno aggressive, e in definitiva nel 2004 la genesi del vino era meno controllata. Lo conferma un altro assaggio “fuori programma”: Il Bosco 2000 (servito a pranzo insieme al bianco Cento Filari, Lugana Doc 2013; Jèma, Corvina Veronese Igt 2010 e Recioto della Valpolicella Classico Docg 2012); tostatura importante rispetto alle scelte attuali, e in ogni caso, il calice è più integro, più fresco del 2004.

Le bottiglie protagoniste

Le bottiglie protagoniste

…E L’UVA – La discussa vendemmia 2014 ha lasciato il segno anche qui. Da Cesari si sta pensando di non produrre i due Amarone cru (Bosan e Il Bosco) e ridurre la quantità di Amarone base. C’è ancora tempo, comunque: solitamente i vini vengono idoneizzati prima dell’imbottigliamento, e a quel punto l’Amarone può essere declassato (diventando Valpolicella Doc o Veneto Igt, oppure Vdt); l’importante è far attenzione a non confondere le idee ai clienti. Si è discusso a lungo in Consorzio se saltare o meno l’annata: questa scelta avrebbe comportato una perdita di 25 milioni di euro di fatturato, ma una parallela rivalutazione del prodotto nel tempo, quantificata in 30-40 milioni (già così, il prezzo delle annate precedenti è salito del 20-30%). Sarebbe stato problematico, però, anche il rapporto con chi conferisce l’uva: i grappoli destinati all’Amarone vengono pagati più degli altri, e la mancata produzione avrebbe generato questioni anche in questo frangente. Abbiamo concluso il tasting de Il Bosco ripartendo da qui: assaggiamo le uve del 2014, oggi in appassimento. Partiamo dalla Molinara: dolce, di colore scarico e buccia non molto consistente, è la varietà che dona salinità e piacevolezza al vino; passiamo alla Rondinella, uva tardiva e dalla buccia più dura, generosa nel colore e nel tannino; poi l’acino leggermente ovale della Corvina, che presenta tracce di Botrytis: la buccia è ancora più dura e meno porosa, adatta all’appassimento. Infine il chicco del Corvinone (che non è una sottovarietà, ma un vitigno a sé), più grosso, che ha perso ancora poco dal punto di vista del peso. Quattro vitigni che nei mesi a venire dovranno dar prova di sé, in questa annata dall’esito ancora incerto. È stata la vendemmia peggiore degli ultimi decenni (anche a confronto con 2002 e 1984), ma la presenza di uve sane fa ancora sperare.

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© Riproduzione riservata - 03/11/2014

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