Senza confini Senza confini Marco Santini

Canarie. La luna sulla Terra

Canarie. La luna sulla Terra

Per gli appassionati di vino, per i viaggiatori e per i wine-hunters il mondo si sta aprendo con nuovi orizzonti e zone di produzione vinicola tutte da scoprire. Fra queste inedite destinazioni troviamo l’arcipelago delle Canarie. La prima DO, Denominatión de Origen, compare a Tenerife solo nel 1992, ma questo non deve indurre a credere che in questa manciata di isole atlantiche, a poca distanza dalle coste africane, manchi un interessante trascorso enologico. A Tenerife, per esempio, si fa vino da almeno 500 anni e fino alla metà del secolo, l’esportazione verso l’Europa e l’America era una delle principali voci economiche di isole come Lanzarote e Tenerife.

Incredibile la varietà di microclimi determinati dai venti oceanici, dall’altitudine (le vigne possono sfiorare i 1.700 metri) e dall’esposizione, che qui gioca un ruolo determinante; infatti in poche centinaia di metri si può passare da regioni caratterizzate dalla pioggia frequente (non mancano le foreste pluviali di clima freddo) ad altre aride e roventi. Il suolo di origine vulcanica dona ai vini provenienti da questa esotica destinazione un carattere unico e nettamente riconoscibile. A rendere ancor più interessante questo arcipelago, c’è un elemento importante: qui la fillossera non è mai arrivata e quindi il piede franco è di norma. L’isolamento geografico ha, inoltre, favorito la sopravvivenza di vitigni rari altrove, se non del tutto unici. Oggi la produzione enologica delle Canarie è tornata a crescere, spinta in parte dalla domanda interna (circa l’80 per cento del prodotto viene consumato localmente, un 10 per cento va nella Spagna continentale, il rimanente in giro per il mondo), ma anche dalla volontà di un pool di produttori desiderosi di trovare spazio e riconoscimento per una tradizione plurisecolare.

Lanzarote, fuori dal mondo

Cominciamo dalla spettacolare e sorprendente Lanzarote. 300 vulcani a poco più di 120 chilometri dalle coste del Sahara, è la più vicina al Continente Nero. Piove poco e nulla su questa terra che sembra un laboratorio geologico piazzato a cavallo del 28° parallelo (stiamo parlando di 150 millimetri per anno). La viticoltura è eroica nel senso più puro della parola e qui lo chiamano “il vigneto impossibile”. La vite sopravvive alla siccità grazie al manto di lava tritata che è steso sul terreno arido. Ogni pianta trova il suo spazio in grandi buche scavate a mano e protette dai venti Alisei da muretti a secco. Un ambiente ostile che però regala alla pianta una longevità fuori dal comune (non è raro trovarne di oltre 200 anni) e le fornisce nutrimento ricco di minerali. Le rese per ettaro superano di rado il quintale e mezzo e ogni operazione in vigna è necessariamente manuale. Non vedrete trattori a Lanzarote, solo contadini chini in un paesaggio lunare. Nessuna Cantina dispone di una proprietà di dimensioni tali da garantire l’impiego di uve proprie e tutto il sistema si basa su centinaia di piccoli conferitori. Nell’ambito della Doc Lanzarote il clima gioca un ruolo fondamentale che influenza fortemente le annate. Soprattutto sotto il profilo della quantità le variazioni possono essere drastiche passando facilmente dai 3 milioni di bottiglie stimate per il 2013 a meno di un milione del 2011, con una media nell’ultimo decennio vicina ai 2 milioni di bottiglie prodotte.

Bodegas El Grifo, la più vecchia Cantina dell'arcipelago

L’ANTICA EL GRIFO – Il primo appuntamento è un gesto dovuto: ➊ El Grifo è la più antica azienda ancora in produzione dell’intero arcipelago e una delle dieci più vecchie di Spagna. Fondata nel 1775 è ancor oggi un business di famiglia. Nei locali della vecchia struttura è ospitato il Museo del vino: interessante spazio, dove ripercorrere la storia vinicola delle Canarie fino alle sue origini. Un salto nel passato anche nella splendida biblioteca che ospita alcune migliaia di libri antichi. El Grifo produce annualmente fra le 4 e le 600 mila bottiglie suddivise in una dozzina di tipologie. Protagonisti, i vitigni autoctoni: Malvasía vulcanica e Moscatel fra i bianchi, Listán negro fra i rossi. Fra le Malvasie brilla quella secca, nelle due versioni (in acciaio o barricato): in particolare il Seco Colección, ottenuto da uve Malvasía vulcanica in purezza che rimane sui lieviti per qualche mese alla fine della fermentazione. Si tratta di un vino fresco, pulito, decisamente minerale e persistente con gradevoli note agrumate. È il cavallo di battaglia dell’azienda che ne produce circa 80 mila bottiglie. Formidabile il Rosado, ottenuto da uve Listán negro in purezza. È forse l’etichetta che meglio esprime il contesto vulcanico di questi vigneti. Di classe internazionale, fa riflettere su quanto interessante possa essere la tipologia dei rosati. È capace di innumerevoli abbinamenti, dalle zuppe ai crostacei, dalle grigliate ai formaggi. Ha buona struttura, mineralità e frutto, nitido, rigoroso. Assolutamente da ricordare. Fra i rossi brilla il Tinto Ariana ottenuto da uve Listán negro per il 70% e Syrah per il 30% vinificati separatamente e uniti al momento della malolattica. Nonostante la percentuale di Syrah, non è un vino omologato, di stile internazionale, al contrario mantiene forte il suo retaggio vulcanico. È un prodotto da far invecchiare almeno 3-4 anni e abbinare al coniglio speziato, al tonno ai ferri o all’agnello al forno. Ma ecco la vera sorpresa di casa El Grifo: il Canari, Dulce de Solera, è un vino della tradizione. Ottenuto da uve Malvasía vulcanica in purezza, surmaturate in pianta e solo occasionalmente passate sui graticci. A metà fermentazione viene fortificato con alcool di vino fino ai 15 gradi. Segue il lungo invecchiamento ossidativo in grandi botti. Attualmente in commercio troviamo tre annate: 1956, 1970 e 1997. Il risultato è un vino strepitoso in tutti i sensi. Ampio, sensuale, complesso, infinito. Diciamo schiettamente che qualche bottiglia di questo nettare in valigia giustifica ampiamente il viaggio fino a Lanzarote. Il giovane enologo di casa non rimane insensibile al nostro entusiasmo e, di fronte a qualche domanda sulla sua longevità, ci porta davanti alla botte del 1881 dove rimangono gli ultimi due mila litri e ci spilla un paio di bicchieri. È emozione pura per un vino ancora perfetto e ammaliante.

Una collezione di fotografie che ritraggono le fasi di lavorazione della vigna. Siamo a Los Bermejos

BODEGAS LOS BERMEJOS – Proseguiamo la nostra ricerca delle eccellenze del territorio fino ad arrivare alla ➋ Bodegas Los Bermejos dove ci accoglie il titolare, Ignacio Valdera: personaggio davvero interessante che ci permette di andare un po’ a fondo sulle tematiche di questi vini di origine vulcanica. La bella bottaia ospita una collezione di istantanee scattate da vari fotografi durante tutte le fasi del lavoro in vigna e rivelano in tutta la sua durezza la difficoltà di questo tipo di viticoltura. La filosofia di casa Bermejo è proprio quella di rispettare questa fatica producendo vini più autentici e legati al territorio a partire dallo Spumante Metodo Classico Brut Nature elaborato da uve Malvasía vulcanica. Il risultato si manifesta con grande chiarezza nei due bianchi secchi: il Malvasía Seco e il Diego Seco, (altro vitigno autoctono). Entrambi vinificati in purezza, rivelano la tipicità di quest’area in modo straordinario. La vera sorpresa è scoprire che a Lanzarote si facciano dei bianchi secchi da grande invecchiamento. Proviamo il 2007 del Malvasía e il 2005 del Diego. Entrambi sono in splendida forma, ancora freschi, schietti, straordinariamente minerali, eleganti quanto insospettabili. Molto interessante il rosso Listán negro Maceración Carbónica, elaborato secondo il processo di macerazione carbonica classica, per esprimere tutto il potenziale aromatico di questo vitigno. Si tratta di un vino giovane, pulito, per nulla sfacciato. Ideale da bere fresco, anche accompagnando il pesce. Infine il Malvasía Naturalmente Dulce: superbo, elegante, minerale, dove il residuo zuccherino non maschera il retaggio vulcanico. Assolutamente da provare.

Di grande effetto l'interno di Bodegas Stratvs, un capolavoro di design

BODEGAS STRATVS – Di nuovo in auto, attraversiamo la regione di La Geria. È uno spettacolo senza confronti, con i vigneti scavati buca dopo buca, protetti dai loro muretti a secco anch’essi di lava, che si arrampicano sulle pendici dei vulcani. Un delirio di geometrie, colori e prospettive assolutamente unici e irripetibili. Proprio in mezzo a questo paesaggio lunare, nascosta sotto la crosta di lava ecco la cattedrale del vino di Lanzarote: la nuova ➌ Bodegas Stratvs. Nata pochi anni fa per volere di una famiglia del continente, stregata dalla bellezza del paesaggio e dalla personalità dei vini di quest’isola, è un capolavoro di design, dove si coniugano rispetto per l’ambiente, ergonomia, funzionalità e spettacolarità. Una volta superata la saracinesca del ricevimento uve, il percorso di visita rivela una cantina ultra moderna. Dal punto di vista dei vini, diciamo subito che il progetto di eccellenza è evidente e concreto. Il Tinto Crianza 2007 è già un vino importante, di grande complessità e carattere, assolutamente meritevole di un suo spazio fra bottiglie ben più titolate e costose. Ottenuto da uve Tinta Conejera per il 60 per cento e Listán negro per il rimanente 40 è uno dei rossi più interessanti provati a Lanzarote.  I bianchi e i dolci sono di classe notevole ma, forse, hanno bisogno di un po’ più di storia per rivelare appieno il loro potenziale.

Tenerife: l’esplosiva

Da Lanzarote a Tenerife sono una quarantina di minuti di volo sopra l’Oceano Atlantico. Già da lontano, quest’isola si annuncia interessante, dominata dalla mole del Teide, un vulcano alto più di 3.700 metri. Con i suoi oltre due mila chilometri quadrati di superficie e quasi 900 mila abitanti, Tenerife è la maggiore delle Canarie. È anche la più importante a livello di destinazione turistica. Dal punto di vista paesaggistico, è sufficiente allontanarsi dalle principali spiagge per trovare una natura esplosiva, spettacolare, incredibilmente varia, basti pensare alle pendici del Teide, con le sue contorte formazioni laviche, alla penisola di Anaga, incredibilmente selvaggia e scoscesa, oppure alla zona compresa fra Los Gigantes, Garachico e il faro di Punta de Teno: un delirio di valli vertiginose percorso da strade fra le più tortuose che si possano immaginare.

Playa de las Teresitas, la più importante di Santa Cruz, a Tenerife. La sabbia bianca è stata trasportata direttamente dal deserto del Sahara

LE DENOMINATIÓN E LA CASA DEL VINO LA BARANDA – La vecchia capitale, La Laguna è stata inserita dall’Unesco nella lista dei Patrimoni dell’Umanità. È una cittadina affascinante, piena di vita, interessante da visitare, caratterizzata da un clima fresco e variabile. Di fatto è un’ottima base per partire alla scoperta delle cinque Denominatión di Tenerife: Abona, Tacoronte-Acentejo, Valle de Güimar, Valle de la Orotava e Ycoden-Daute-Isora. Cinque zone vinicole per un totale di circa 4.500 ettari vitati, 3.500 viticultori e 80 Cantine. Per farsi un’idea generale della produzione vinicola di Tenerife bisogna andare a El Sauzal alla Casa del Vino La Baranda: si tratta di un indirizzo imperdibile, a partire dalla posizione a picco sul mare, fra i vigneti. All’interno della villa padronale perfettamente ristrutturata, si trovano il Museo del Vino, l’enoteca dove si trovano tutti i prodotti di Tenerife e la sala di degustazione dove il personale gentile e preparato, vi guiderà alla scoperta dei tesori enologici dell’isola. Interessante iniziativa della Casa del Vino è la recente creazione de La Despensa de Tenerife, negozio virtuale dove scegliere tra una grande selezione di sapori tipici locali, che propone anche una completa offerta enologica.

La Casa del vino La Baranda a El Sezual. Qui si può avere un'idea generale dei vini di Tenerife

BODEGAS INSULARES – Visto che i vini di quest’isola non sono facilmente reperibili all’estero, questa è un’ottima opportunità per chi volesse farsi arrivare qualche bottiglia. Ed è proprio qui che assaggiamo alcune delle etichette più sorprendenti del viaggio. In particolare degustiamo 4 vini dolci fortificati della linea Humboldt, vinificati da ➍ Bodegas Insulares, il maggior produttore dell’isola. Indimenticabili il Malvasía Clásico 2005, ottenuto da uve malvasia e fortificato dopo sei giorni di fermentazione con l’aggiunta di alcool e maturato in barriques per 36 mesi. È un vino potente, complesso, seducente, minerale, capace di accompagnare i formaggi erborinati, quelli stagionati e la pasticceria secca. Poi lo splendido á 1995: da uve Listán blanco in purezza, maturate in barrique di rovere americano per cinque anni e affinato in bottiglia per 84 mesi prima della commercializzazione. Etichetta da meditazione, se servita freddo si rivela ottima per l’aperitivo. Da provare anche il Malvasía da vendemmia tardiva.

Un paesaggio della penisola di Anaga a Tenerife

BODEGAS CRATER – Nei dintorni troviamo alcune delle Cantine più interessanti dell’isola. In particolare la micro ➎ Bodegas Crater fondata da un gruppo di amici nel 1998. Un piccolo capannone nel centro abitato di El Sauzal, pochi ettari di vigna in proprietà a ogni socio condotti in regime biologico o biodinamico, tanta passione e il lavoro di una giovane enologa, Loles Pérez, per due vini, prodotti in quantità minime ogni anno, ma decisamente straordinari. Crater e Magma sono i due nomi che annunciano senza mezze misure il carattere di queste etichette. Un’indole che abbiamo ritrovato nel bicchiere. Il primo, il Crater, è ottenuto da Listán negro per il 60 per cento e Negramoll per il 40 provenienti da agricoltura biologica. Le due uve sono selezionatissime e vinificate separatamente per parcella. Il vino matura in barrique per sei mesi e poi affina in bottiglia almeno 40 mesi. Il 2010 si è rivelato di un colore rosso rubino intenso. Al naso è ampio, fine, complesso, persistente con sentori di cenere, vulcano, pietra focaia. In bocca è secco, potente, concentrato, minerale, elegante ed equilibrato. Promette grandi doti d’invecchiamento, ma la finestra di beva è già aperta. Un vino di gran classe da abbinare alle grigliate e alle carni rosse in generale, ma anche allo stoccafisso. Il Magma è enorme, giustamente vulcanico, da degustare con attenzione. Ottenuto da uve Negramoll per il 90 per cento e Syrah per il rimanente 10, provenienti da vigneti condotti in regime biodinamico. È unico, intenso, rotondo, molto concentrato, pieno. Il naso racconta di vulcani e frutta rossa. Etichetta da meditazione, diverso da qualsiasi altro, può essere abbinato anche coi formaggi stagionati. Formidabile.

La strada verso Taganaga

BODEGAS MONJE E VIÑÁTIGOPoco lontano, la ➏ Bodegas Monje merita la visita per la bellezza delle vigne, la posizione, la cantina in sé stessa e per incontrare Felipe Monje, vignaiolo illuminato di quinta generazione che è il motore di questa realtà. La visita comincia fra vigne di 200 anni, prosegue fra botti di 300, si snoda fra barricaie di design e termina fra le prospettive in chiaroscuro dei locali del wine club, dove si celebrano i baccanali di wine & sex, marchio registrato da Monje che commercializza una linea di prodotti sexy legati alle seduzioni del vino. Vale la pena di degustare i vini nell’ottimo ristorante annesso alla Bodega, dove la cucina si concentra sui piatti della tradizione. Fra i bianchi da ricordare il Drago-blanco, ottenuto da uve Listán blanco in purezza, il Tinto Tradicional, ottenuto da uve Listán negro per l’85 per cento e Listán blanco per il 10 e Negramoll per il restante 5. Viene elaborato per macerazione carbonica ed è assai gradevole, da consumare giovane e bere fresco con il baccalà, lo stoccafisso e le braciole di maiale. Minerale e speziato, l’inconsueto Listán negro 2008 che passa sei mesi in barrique di rovere americano. Il legno non è invadente, il vulcano continua a far parlare di sé e questo vino si beve con grande piacere. Da provare anche l’altro rosso ottenuto da un vitigno autoctono poco conosciuto, la Tintilla. L’ultima Casa vinicola di cui vogliamo parlare a Tenerife è la ➐ Bodegas Viñátigo, nella DO Ycoden-Daute-Isora che splende nel panorama isolano per i suoi bianchi secchi (Malvasía, ma anche Marmajuelo), per il rosso ottenuto da uve Tintilla e per una Malvasía dolce considerata fra le migliori di Spagna. La cantina si trova a La Guancha, sulla costa nord di Tenerife, e merita senz’altro una visita.

El Hierro: la più spettacolare

La potenza dell'oceano a El Hierro

Piccola, selvaggia, austera, inaccessibile, la più occidentale delle Canarie offre paesaggi spettacolari ed ecosistemi unici che le hanno valso lo status di Riserva Naturale della Biosfera dichiarato dall’Unesco nel Duemila. La costa settentrionale è caratterizzata da scogliere vertiginose, il sud è scolpito dalle colate di lava, le zone più alte sono coperte di laurisilva mentre nella zona di El Golfo si susseguono le piantagioni di mango e banane. El Hierro ospita il progetto Gorona del Viento, un programma volto a trasformarla nella prima isola al mondo in grado di rifornirsi esclusivamente di energie rinnovabili. La DO El Hierro abbraccia 250 ettari di vigna per sette Cantine produttrici. Grazie al mancato arrivo della fillossera, sopravvivono ceppi autoctoni ormai scomparsi altrove come il Verijadiego e il Bremajuelo.

STORIA E VITIGNI – Si suppone che le prime vigne siano state piantate dall’inglese John Hill nella seconda metà del XVI secolo, con l’obiettivo di produrre vini da trasformare in aguardiente da mandare in America, soprattutto in Venezuela e a Cuba. Le zone poste a vigna si trovano nella Valle del Golfo, a Echedo e a El Pinar. Fra i vitigni rossi troviamo il Baboso negro, il Negramoll, il Bastardo negro, il Listán negro, il Tintilla, il Vijariego negro e la Malvasía rosada. Fra i bianchi segnaliamo: Bermejuela, Gual, Malvasía, Verdello, Forastera blanca, Listán blanco, Moscatel, Torrontés e Vijariego. La produzione media dell’isola si aggira intorno ai 300 mila litri.

I vigneti di Bodegas Tanajara

BODEGAS TANAJARA – Fra le aziende più interessanti, la ➑ Bodegas Tanajara che vanta produzioni limitate di due soli rossi, ottenuti da uve autoctone selezionatissime. Entrambi sono vinificati nello stesso modo, con macerazione e fermentazione in acciaio e poi malolattica e maturazione in barrique. Il primo è la vera chicca: Baboso negro, ottenuto dalle uve omonime in purezza, è un vino di grande personalità, concentrato e potente, ma rotondo ed equilibrato al contempo. È un’etichetta che coniuga il vecchio e il nuovo mondo passando per i vulcani. Il secondo, il Vijariego negro in purezza, restituisce l’esuberante irruenza tipica del vitigno, è corpulento e strutturato, ma ricco di frutto, lungo e persistente. Sicuramente un prodotto da invecchiare almeno 7-8 anni,  perfetto da abbinare alla selvaggina. Rimangono tre isole dove si produce vino in questo arcipelago sorprendente: Gran Canaria, La Palma e La Gomera. Si tratta di realtà minori, ma in grande fermento, in pieno cambiamento. Di queste dovremo riparlare fra non molto.

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© Riproduzione riservata - 27/09/2013

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