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Cambiamenti climatici e vitivinicoltura: quali opportunità?

Cambiamenti climatici e vitivinicoltura: quali opportunità?

Fermento di studi e di ricerche per comprendere l’impatto del cambiamento climatico in atto e le sue ripercussioni nel settore vitivinicolo grazie a metodologie di indagine e a tecnologie innovative. Lo ha testimoniato la seconda giornata dell’VIII congresso internazionale sui terroir a Soave, specchio della crescente attenzione che questo tema suscita in particolare dagli ultimi venti anni nel mondo scientifico.

«Il clima non cambia a livello uniforme», ha premesso Gregory V. Jones, professore del dipartimento di Studi ambientali dell’Università dell’Oregon. «A livello globale lo scorso decennio è stato il più caldo registrato prendendo come riferimento il periodo 1951-1980. In particolare, i dati della Nasa riferiscono che da febbraio ad aprile si è registrato un innalzamento di ben 0,75° C rispetto alla soglia considerata». La Nasa ipotizza quest’anno un nuovo record nella temperatura globale. Naturale, quindi, porsi le prime di una serie di domande: vista la correlazione tra la qualità del vino e l’andamento climatico, come si potranno gestire in futuro le diverse varietà viticole? Con quali forme di allevamento? Gli esperti che si sono riuniti a Soave hanno mostrato come disporre di modelli climatici attendibili rappresenti un importante potenziale per fronteggiare stagioni vegetative che oggi sono più calde e più lunghe, profili di maturazione spesso alterati, fasi fenologiche più precoci, mutamenti nel ciclo di vita dei parassiti, variazioni nella fertilità del suolo ed erosioni, carenze idriche.

Numerose le testimonianze da tutto il mondo sui problemi e sulle soluzioni attuate. Per l’Ontario, ad esempio, terra di produzione di icewine che sfrutta per la vendemmia il ristretto periodo tra l’ultima settimana di dicembre e metà febbraio e che necessita di attivare la raccolta a una temperatura tra i -8° C e i -12° C, l’innalzamento nella temperatura osservato negli ultimi anni nei mesi di dicembre e gennaio ha spinto i viticoltori a sottoscrivere polizze assicurative per ridurre il rischio.

Sono stati inoltre realizzati studi su 45 regioni viticole di Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Spagna e Portogallo che collegano parametri come la risposta dei vigneti all’umidità, alla freschezza notturna e alla siccità con il conseguente tenore di acidità, di colore, di aromi e di concentrazione dei vini rossi ottenuti. In Catalogna l’incremento nelle precipitazioni che ha interessato nell’ultimo decennio il bacino mediterraneo ha spinto ad analizzare le variazioni di temperature negli ultimi 14 anni rispetto ai 50 precedenti. L’Abruzzo ha individuato negli Anni Ottanta un punto di svolta per il clima nelle proprie aree litoranee e grazie a studi che hanno riguardato l’arco temporale 1977-2009 si è così spiegato il progressivo anticipo nelle date di vendemmia stimato dai 16 ai 18 giorni. La Serbia ha attivato 18 stazioni meteorologiche per monitorare 7 regioni vitivinicole. «Le prospettive per questi studi sono comprendere sempre meglio i cambiamenti climatici per elaborare un modello che fotografi le prospettive per la vitivinicoltura tenendo conto anche del livello di emissioni prodotte», ha detto Gregory V. Jones.

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© Riproduzione riservata - 16/06/2010

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