Senza confini Senza confini Marco Santini

Argentina, dove la vigna arriva a 2.000

Argentina, dove la vigna arriva a 2.000

Il cuore enoico batte tra Mendoza e la Patagonia. Un itinerario tra bodegas che in molti casi parlano con un marcato accento italiano. Il vitigno Malbec trova qui il suo habitat elettivo, con espressioni di forte carattere, ma il Paese si distingue per la maggiore varietà ampelografica d’America

L’Argentina è oggi il quinto produttore di vino al mondo e il primo in America Latina. Una storia secolare, quella del vino sud-americano, cominciata in Messico nel 1500 in seguito alla conquista spagnola. Diffusa inizialmente dai Gesuiti che seguivano i conquistadores, la vite trovò nuovi spazi in seguito al crollo dell’impero Inca. Ecuador, Perù e Bolivia in primis, poi il Cile. In Argentina le prime viti arrivarono subito dopo, ma lo sviluppo dell’industria enologica fu più lento. Si deve aspettare il terzo grande flusso migratorio dall’Europa, quello di fine Ottocento, composto in gran parte da italiani, spagnoli e francesi per assistere al boom della nascita di case vinicole.

A cavallo nella pampa argentina, alle pendici orientali della catena delle Ande

LE CONDIZIONI CLIMATICHE – Fu proprio in quegli anni che l’agronomo francese Michel Aimé Pouget piantò in primi ceppi di quel Malbec destinato a diventare il vitigno simbolo dell’Argentina. Dal punto di vista climatico e geologico, l’Argentina vanta condizioni tanto inconsuete quanto interessanti. Le 10 regioni vinicole del Paese sono distese da Nord a Sud, grossomodo dal 25° al 40° parallelo, lungo i contrafforti orientali della catena delle Ande. Affacciate su vaste aree desertiche, battute da un sole potente e raramente carezzate dalla pioggia, le vigne qui devono la loro sopravvivenza alla quota (i filari si spingono fin ai 2.000 metri), alle brezze e all’acqua che scende dai ghiacciai consentendo l’irrigazione. Il clima arido e secco inoltre, scoraggia l’insorgere di malattie e muffe, facilitando il lavoro degli agronomi. L’elevato numero di ore di sole rende normale l’ottimale maturazione delle uve, mentre la considerevole escursione termica fra il giorno e la notte e la povertà dei terreni garantiscono un notevole potenziale di complessità ed eleganza a questi vini figli delle Ande.

Il cancello d'ingresso al Parco General San Martin di Mendoza

DALLA PRODUZIONE DI MASSA AL TOP – Dal punto di vista qualitativo generale è stata fondamentale la grande crisi del mercato interno negli anni fra il 1950 e il 1990 che ha costretto i produttori a rivedere in modo drastico la loro filosofia, fino a quel momento votata alla produzione di massa, in modo da poter competere con il resto del mondo.  Ancor oggi i due vitigni tradizionali argentini, Criolla e Cereza, importati per primi dagli spagnoli e caratterizzati da elevata resa e scarsa finezza, rimangono assai diffusi ma ormai destinati unicamente alla produzione di largo consumo. Unico fra i paesi del Nuovo Mondo, l’Argentina vanta una considerevole varietà ampelografica, probabilmente grazie alla diversità etnica che ha caratterizzato i flussi immigratori.

I VITIGNI ROSSI E BIANCHI – Fra i vitigni rossi nobili troviamo i classici internazionali come il Cabernet, il Merlot e molti altri affiancati da un nutrito numero di italiani, fra i quali il più diffuso è la Bonarda, e anche lo spagnolo Tempranillo. Ma è il Malbec che nel clima semidesertico di Mendoza ha trovato espressioni insperate e impensabili in quel di Cahors, la sua patria d’origine in Francia. Il bianco più diffuso in Argentina è l’autoctono Torrontés, seguito dal Pedro Ximénez e dal Muscat. Non sorprende che fra gli internazionali più noti sia lo Chardonnay a farla da padrone.

DIECI REGIONI VINICOLE – Circa 2.000 chilometri da Sud a Nord, da Rio Negro in Patagonia fino a Jujuy, quasi al confine con la Bolivia: le 10 regioni vinicole argentine si sviluppano per 15 paralleli, grossomodo come da Palermo a Berlino. Una distanza che supera quella che esiste fra la vite più meridionale d’Europa e quella più settentrionale. Eppure si nota una certa uniformità nelle condizioni climatiche: in altre parole la poderosa bastionata delle Ande tende a rendere più omogeneo il clima. Se il cuore pulsante dell’industria (e della storia) enologica argentina è la regione che circonda la città di Mendoza, quella più inaspettata è sicuramente la Patagonia; ma qui, non bisogna farsi trarre in inganno dai luoghi comuni. La Patagonia non è fatta solo dai ghiacciai della Terra del Fuoco e dalle steppe gelide descritte da Chatwin. È un territorio vasto quasi come l’Europa e le sue propaggini nord-occidentali ripropongono quel clima semidesertico, pedemontano che abbiamo descritto più sopra.

Noemi Marone Cinzano con l'enologo danese Hans Vinding-Diers, autori del progetto Noemia

BODEGA NOEMIA – Proprio qui sorge una delle Cantine che ci hanno maggiormente colpito: Bodega Noemía. A 1.000 chilometri sud-est di Buenos Aires e 450 dalle Ande, lungo il corso del Rio Negro, circondata dal deserto, una vecchia vigna di Malbec che qualcuno aveva piantato negli anni Trenta è stata la scintilla che ha fatto nascere il progetto Noemía. A condividere quest’avventura, la contessa Noemi Marone Cinzano, già produttrice in Italia, e l’enologo danese Hans Vinding-Diers. Per quanto selvaggia, la zona era già stata colonizzata dagli inglesi, che avevano realizzato una complessa rete di canali per l’irrigazione creando una vera e propria oasi nel deserto, già nella metà dell’Ottocento e avevano lanciato una tuttora fiorente coltivazione di mele e pere piantando anche qualche vigna. Il clima eccezionale ha consentito a questa vigna pre-fillossera di Malbec, di meno di quattro ettari, di sopravvivere fino ai giorni nostri e ora, affiancata da altre in proprietà e condotte in regime di biodinamicità certificata, produce una serie di vini dal carattere unico, ottenuti con processi totalmente manuali e il più naturali possibile. Il fiore all’occhiello dell’azienda è il Malbec in purezza Bodega Noemía. Si tratta di un vino dal carattere complesso che coniuga la potenza e concentrazione tipica dei rossi sud-americani con una finezza e un’eleganza raramente incontrata nel Nuovo Mondo. Un vino per molti versi sorprendente e memorabile. Molto interessanti anche gli altri Malbec di casa Noemia come il J. Alberto, ottenuto da un vigneto piantato nel 1955 con un 95% di Malbec e un 5% di Merlot, e il A Lisa, 90% Malbec, 9% Merlot e 1% Petit Verdot, ottenuto da giovani viti.

Un'antica vigna di Malbec sopravvissuta alla fillossera, ora di proprietà della Bodega Noemia

A MENDOZA – Un balzo verso Nord e, superata la piccola regione viticola di La Pampa, ecco Mendoza. Lo scenario è spettacolare con l’immensa mole coperta di neve dell’Aconcagua che con i suoi quasi 7.000 metri domina l’orizzonte e la maggior superficie vitata del Paese. Con i suoi cinque distretti vinicoli e circa 150 mila ettari, questa regione produce i due terzi del vino argentino. La visita di Mendoza comincia dalla Área Fundacional, luogo storico in cui nel 1561 Don Pedro del Castillo fondò la città, spazio dove attualmente si trovano il Museo, la Plaza Fundacional, le rovine dei Gesuiti e i resti della città dopo il terremoto del 1861. Da vedere anche il Parco General San Martin con i famosi Portones. Per una veduta spettacolare sui dintorni della città bisogna salire a Challao dove si trova il santuario della Vergine di Lourdes. Per gli appassionati di gastronomia è raccomandabile una sosta al ristorante Siete Cocinas dello chef Pablo del Rio. Nei dintorni, meritano un’escursione il fiume Mendoza, famoso per il rafting, dalle cui rive si godono splendide vedute delle Ande e l’insediamento pre-ispanico di Uspallata degli indigeni Huarpes, punto più meridionale dell’Impero Inca. Imperdibile la salita al belvedere del Cerro Aconcagua, da cui si accede alla Laguna Horcones e al Parco Nazionale Aconcagua.

L'architettura destinata alla vinificazione di Catena Zapata, costruita nel 2001 i stile maya

LA CANTINA SIMBOLO: CATENA ZAPATA – La regione di Mendoza offre la più alta concentrazione di Cantine di livello mondiale, a partire dalla spettacolare Catena Zapata, azienda leader nel settore che merita una visita con degustazione approfondita. Oltre un secolo di storia, cominciata con l’arrivo in Argentina nel 1898 di Nicola Catena, emigrante italiano che piantò la sua prima vigna di Malbec a Mendoza nel 1902. Da allora quattro generazioni si sono date il cambio facendo crescere la Casa vinicola fino a farla diventare il simbolo più conosciuto del vino argentino. Negli ultimi 20 anni, Nicolás Zapata, affiancato dalla figlia Laura, si è impegnato nella ricerca e nello sviluppo di nuove vigne situate ad altitudini impensabili altrove, convinto che questa fosse la via per fare un definitivo salto di qualità, insieme alla scelta di concentrarsi sulle micro-produzioni con single vineyards, così di moda nel Nuovo Mondo. Per meglio lavorare le uve provenienti dalle diverse tenute e vigneti di proprietà è nata nel 2001 la nuova cantina di vinificazione costruita in stile maya. Realizzata interamente con materiali autoctoni, è una struttura spettacolare assolutamente da visitare.

LE ETICHETTE ZAPATA – Il risultato di questa passione, di questo impegno e di questi sforzi, si concretizza in tre linee di vini il cui apice raggiunge livelli qualitativi entusiasmanti. Basti pensare al Nicolás Catena Zapata, poderosa etichetta ottenuta dalla selezione delle migliori uve Cabernet Sauvignon provenienti da diverse vigne con l’aggiunta di una piccola parte di Malbec. Si tratta di un rosso prodotto per la prima volta nel 1997 che ha già collezionato una serie impressionante di riconoscimenti a livello internazionale. È la dimostrazione che i grandi vini del Nuovo Mondo, quando fatti con il giusto criterio, sono in grado di esprimere complessità ed equilibrio oltre alla proverbiale esuberanza. Eccellenti anche i due Malbec single vineyard della stessa linea Catena Zapata: il Malbec Adrianna e il Malbec Nicasia. Entrambi provengono da vigneti in altitudine, il primo situato a 1.500 metri e caratterizzato da un suolo composto al 90% di roccia, il secondo da uno che si trova a 1.100 metri, e rappresentano un eccellente esempio di come questo vitigno si sia adattato alle condizioni latino-americane. Fra i bianchi, raramente esaltanti in Argentina, va assolutamente provato lo Chardonnay Catena Alta: anch’esso ricavato da una selezione di filari all’interno del vigneto Adrianna, è un vino che brilla per mineralità e pulizia, oltre che per carattere. Da considerarsi ai vertici assoluti fra gli Chardonnay d’oltreoceano.

L'enologo Roberto Cipresso con, a destra, Santiago Achaval Becù di Achaval-Ferrer

ACHAVAL-FERRER – Nella zona fra Perdriel e Luján de Cuyo, subito a sud di Mendoza, si trova una notevole concentrazione di bodegas da scoprire. Cominciamo da Achaval-Ferrer, Cantina nata nel 1998 ad opera di un gruppo di amici argentini e italiani (fra di loro l’enologo Roberto Cipresso e Tiziano Siviero), con il preciso intento di creare vini di qualità capaci di esprimere le peculiarità di questo territorio unico e affascinante. Una quarantina di ettari suddivisi in quattro proprietà ad altitudini comprese fra i 700 e i 1.100 metri sul livello del mare e piantate per lo più a Malbec. Si tratta di vini molto eleganti,figli del proprio terroir, che riescono a lasciar trasparire le sottili differenze fra le varie finca di provenienza. Da provare: i tre Malbec, Finca Altamira, Finca Mirador e Finca Bellavista più il Quimera, un blend ottenuto da uve Malbec, Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Petit Verdot.

L'insegna della Altos Las Hormigas

ALTOS LAS HORMIGAS E BODEGA AVE – Ancora italiani fra i protagonisti dell’avventura Altos Las Hormigas. Alberto Antonini (ex capo enologo di Antinori) e Antonio Marescalchi rimasero incantati dalle vigne di Mendoza nel 1995 e dopo aver trovato un pool di amici interessati comprarono poco più di 200 ettari di vigna nella zona di Luján de Cuyo con la missione dichiarata di diventare gli specialisti del Malbec, convinti che 150 anni di storia, di tradizione e di adattamento genetico di questo vitigno in questo territorio specifico siano un motivo più che valido per accettare la sfida. La pur breve storia di questa Cantina sembra dar ragione ai fondatori e oggi i Malbec di Altos Las Hormigas si stanno guadagnando una fama considerevole. Ne producono quattro e sono tutti da provare. E sono ancora italiani i fondatori della Bodega Ave, precisamente di Lucca: Mauro Pardini e Iacopo Di Bugno, ancora una volta con la consulenza dell’enologo Alberto Antonini. Una piccola realtà, nata nel 2005 con l’obiettivo di realizzare vini del Nuovo Mondo con stile italiano. Da provare il Gran Riserva Malbec e il Memento Blend Naturale, ottenuto da un singolo vigneto piantato all’inizio del XX secolo con Malbec, Bonarda, Tempranillo, Cabernet Sauvignon e Franc, Merlot e Syrah.

 

L'enologo Alberto Antonini, ritratto fra i collaboratori Pedro Parra e Attilio Pagli

BODEGA NORTON – Fra le aziende storiche della regione di Mendoza va ricordata la Bodega Norton, fondata nel 1895 da Edmund James Palmer Norton che si innamorò di questa zona durate i lavori di costruzione della ferrovia che avrebbe collegato Mendoza con il Cile. Il vanto della Bodega Norton sta nelle viti che sono coltivate in cinque grandi proprietà tutte situate in quella first zone nota proprio per la qualità delle uve. Il top della produzione è la linea Privada, nata come riserva privata della famiglia Swarovski e oggi commercializzata, composta da due vini notevoli: il Norton Privada, ottenuto dalla selezione delle migliori uve Malbec, Merlot e Cabernet Sauvignon provenienti da vigne di età compresa fra i 50 e gli 80 anni, e il Norton Privada Malbec, dagli stessi vigneti. Interessante anche il Malbec in purezza della linea Reserva che proviene da viti intorno ai 30 anni.

BODEGA MENDEL E KAIKEN – Sempre nella zona di Luján De Cuyo, sorge la Bodega Mendel, piccola realtà capace di offrire vini degni del massimo rispetto. Nati da vigne di oltre 80 anni, nelle particelle più vocate della regione e realizzati da uno dei più conosciuti enologi argentini, Roberto de la Mota, troviamo Malbec e Cabernet di grande personalità. In particolare sono da provare l’Unus, blend di Malbec e Cabernet Sauvignon, particolarmente equilibrato e il concentrato Malbec Finca Remota. Infine contaminazioni cilene per l’argentina Kaiken, nata proprio per diversificare gli interessi della titolata azienda madre, la Viña Montes. Dalla esperienza di Aurelio Montes nascono i vini top di casa Kaiken: Malbec Reserva, Cabernet Reserva, Ultra Cabernet e Ultra Malbec. Progetto ambizioso, qualità ineccepibile, carattere forse un po’ troppo americano, per etichette che si pongono comunque ai vertici e meritano una degustazione attenta. Rimangono da scoprire le zone vinicole più settentrionali dell’Argentina, quelle che si spingono verso le altitudini desertiche della Bolivia. Nella regione di Salta, per esempio. Ma qui, i grandi vini stanno ancora nascendo e queste zone meriteranno una visita approfondita in un futuro poco lontano.

Panoramica della moderna sede di Bodega Norton

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© Riproduzione riservata - 22/10/2012

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